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Da "Umanità Nova" n. 33 del 13 ottobre 2002
Dibattito
Verso Firenze
L'imminente Forum Sociale Europeo si presenta con le medesime ambiguità
dell'evento maggiore di Porto Alegre: pluralità contraddittoria degli
organizzatori a prevalenza istituzionale, luoghi simbolici, ipertrofia delle
dimensioni ufficiali del Forum, burocraticità inquietante rispetto alle
modalità di accesso (delegazioni, soldi da versare, ecc.). Come per il
Forum brasiliano, alla parata di forze in cerca di egemonia (attac, la sinistra
istituzionale, il blocco organizzativo moderato e leggermente autoritario dei
social forum italiani, segmenti dei diessini e cigiellini), assisteremo alla
miriade di individui, uomini e donne che andranno a Firenze da mezza Europa,
senza certezze in tasca, per ascoltare, per incontrarsi, per parlare, per
scambiarsi letture e opinioni, anche e soprattutto al di fuori delle convention
ufficiali alle quali, per via dei calendari, pochi riusciranno realmente a
maturare e riflettere qualcosa, ammesso che poi i materiali circolino al di
là delle conclusioni ufficiali finali.
Già i mal di pancia si annunciano da più parti, e ciascuno si
inventerà qualcosa per esternarlo in maniera sufficientemente chiara per
attirare consensi e per non isolarsi dal resto dei movimenti. Del resto, Porto
Alegre e Firenze sono tappe da non enfatizzare oltre misura: il lavoro
quotidiano è quello che sicuramente paga al di là delle colonne
di giornali cartacei e virtuali su cui appariremo per i fatidici quindici
minuti di notorietà che non si negano a nessuno.
La gran parte del movimento anarchico, in Italia e non solo, è presente
in varie forme nel più ampio calderone delle lotte e delle pratiche
ideali contrarie alla globalizzazione (con e senza aggettivi specificativi). Da
Seattle sino a Genova 2001, abbiamo caratterizzato la nostra presenza e la
nostra critica alle posizioni più moderate e rifomiste tacciandole di
sterile utopismo o di vacuo nichilismo, per cercare di arricchire tanto il
nostro patrimonio quanto le idee fibrillanti nel movimento di contributi
libertari e anarchici che meglio sapessero rendere evidente la volontà e
il desiderio di mutare le condizioni di vita nel pianeta prima che il pianeta
collassi sotto il degrado ambientale o la guerra genocidiaria permanente
(eredità del XX secolo).
Nessuna ragione di lungo respiro è venuta meno nel percorso che
attraverserà Firenze per poi andare oltre, verso altri momenti da
costruire, insieme nello specifico e insieme sui contenuti della critica
politica al capitale globale e alla statualità imperante. Insieme.
Là dove convergono uomini e donne, ciascuna parte a giocarsi le proprie
carte, per chi crede ancora al frazionismo della politica cosiddetta
rivoluzionaria. Là dove sono presenti i nostri interlocutori, uomini e
donne che come noi hanno una consapevolezza al di fuori di ogni etichetta,
ammesso che anche noi sappiamo fare a meno delle nostre facili etichette quando
richiediamo lo stesso svestimento altrui.
Firenze sarà un grosso evento, probabilmente, ma non sarà una
tappa organizzativa, almeno per noi. Uno spazio libero di critica e di
riflessione, dentro e fuori le mura reali dei luoghi prescelti, soprattutto
fuori nella area ufficiosa dove si aggregheranno uomini e donne senza
appartenenza precostituita, nei cui confronti confrontarci col rispetto tra
identità in divenire (compresa la nostra, se non la vogliamo
cristallizzare e quindi privarci di un reale confronto aperto al rischio del
mutamento di idea, la nostra o quella di altre: è il reale senso di un
confronto paritario ed equo).
La nostra presenza a Firenze, augurabilmente un po' strutturata, sarà
ancora più significativa per i contenuti che abbiamo saputo portare in
queste ultime occasioni, da Livorno sino a Genova (anche 2002), e non solo in
occasioni del corteo rituale, nel quale ogni forza si conta per misurare
l'eventualità di una cooptazione negli equilibri complessivi della
leadership che, appunto, conta. Alchimie che poco ci interessano, se non come
misura preventiva di emarginazione e di isolamento, talvolta col nostro
gratuito e suicida autocompiacimento.
Critica e proposte legate ai contenuti sono le piste prioritarie che dobbiamo
fare presente a chiunque ci veda nel percorso che tutti insieme il movimento
dei movimenti (con le minuscole, senza autoaccreditamenti a rivestire il ruolo
di capofila) saprà coniugare in modo plurale man mano che
aggredirà gli aspetti perversi del sistema globale. Tanto più
che, molto probabilmente, anche il significato che di Firenze vorranno dare i
leader più o meno importanti salterà placidamente se nelle
giornate di novembre la guerra di Bush contro il mondo toccherà ancora
una volta terra, e precisamente quella irachena calpestata dal dittatore Saddam
con la complicità dell'embargo, delle quote di petrolio e del suo prezzo
globale, e delle armi micidiali e meno che acquista non certo dal sottoscritto
ma da chi è in grado di vendergliele, ossia quegli stessi stati membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto
che sono i primi 5 esportatori mondiali del commercio di armamenti in senso
lato.
A maggior ragione, se le previsioni troveranno conferma, la presenza anarchica
a Firenze risulterà ancora una volta decisiva e necessario per
evidenziare la coerenza irriducibile del nostro atteggiamento antimilitarista e
antistatuale, che spesso rappresenta il lato debole della critica "no-global"
al capitalismo neoliberista.
Salvo Vaccaro (Palermo)
Commissione Globalaffairs - Fai
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