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Da "Umanità Nova" n. 33 del 13 ottobre 2002

Sciopero Generale
L'iniziativa degli anarchici per il 18 ottobre

Abbiamo dato conto delle proposte e del dibattito nei numeri precedenti di Umanità Nova. Oggi il nostro intervento prende le mosse dalla situazione che andremo ad affrontare nelle piazze il 18 ottobre.

Con il sindacalismo di base, di classe, indipendente dal quadro politico e conflittuale per l'allargamento delle libertà sociali, in quasi tutti i capoluoghi di regione ed anche in molte altre città vi saranno degli spezzoni di manifestanti organizzati dagli anarchici. Questi compagni e queste compagne appoggeranno e rafforzeranno l'azione che tante e tanti nostri compagni svolgono nel movimento operaio per renderlo effettivamente autonomo da ogni condizionamento derivante dagli equilibri delle forze politiche di governo e di opposizione; presupposto, questo dell'autonomia, essenziale alla riprese di una conflittualità di classe capace di mettere in discussione la gerarchia sociale sulla quale si fonda il sistema capitalistico.

Il dato politico di rilievo é che, con ogni probabilità gli anarchici organizzati saranno l'unica forza "politica" a sostenere lo sciopero autonomo del sindacalismo di base in quanto tutta la sinistra socialdemocratica (più o meno radicale) tenderà a schierarsi con la CGIL. Questa é la posizione perfino di Rifondazione Comunista che pur vede numerosi suoi militanti attivi nel sindacalismo di base. Ancor più sbragate saranno quelle organizzazioni della "società civile", dei "forum sociali", che da movimento dei movimenti si trasformano in reggicoda della sezione italiana del Partito Socialista Europeo.

L'unità del movimento operaio ci sta a cuore ma quest'unità non può essere raggiunta al prezzo della rinuncia dei propri interessi, dei propri valori e dei propri metodi perché questo significa che un'unità a questo prezzo comporta la sconfitta del movimento operaio come, purtroppo, dimostrano le esperienze degli ultimi decenni.

Se vi é stata una convergenza di date sulla giornata dello sciopero generale (forzata anche da quella legislazione liberticida varata di governi tecnico-politici dell'Ulivo con il placet della CGIL) non é accettabile che in nome di una presunta "svolta" della CGIL si mettano da parte le profonde differenze che ci dividono.

Anche nel sindacalismo di base andiamo rimarcando storture e burocratizzazioni e non manca occasione per ricordarlo ma sappiamo comprendere e mettere in evidenza le differenze sostanziali che separano questa realtà dell'autorganizzazione sociale dal sindacalismo di stato che é ancora interpretato dalla CGIL, oggi tatticamente all'opposizione ma domani, strategicamente, al governo. E la sostanza sta nella materialità delle cose e dei metodi che vengono utilizzati nei vari ambiti: mentre il sindacalismo di base é una realtà del movimento operaio completamente autofinanziata che non gode di nessuna prebenda statale, il sindacalismo della CGIL ricava solo il 10% delle sue risorse dalla quote dei lavoratori e vive la propria realtà organizzativa indipendentemente da essi (pur avendo bisogno delle legittimazione del consenso per poter continuare ad esercitare la sua funzione). Nonostante il bel gesto di Cofferati, moderno Cincinnato, i quadri ed i dirigenti di questa organizzazione non appartengono al movimento operaio ma alla media classe borghese sia per reddito che per formazione che per aspirazioni.

Quindi il 18 ottobre saremo in piazza ma con i nostri contenuti: contro la guerra, il razzismo, per le libertà sociali. Contenuti espressi dal manifesto del sindacalismo di base, contenuti che ci vedono partecipi, lavoratori fra i lavoratori, di una comune volontà di libertà e di giustizia sociale.

Le prenotazioni dei manifesti e dei volantoni che ci giungono in questi giorni danno il senso della portata dell'iniziativa anarchica, della sua diffusione, del suo radicamento sociale. Senza enfasi possiamo dire che dalle Alpi al canale di Sicilia le bandiere rosse e nere sventoleranno a fianco della componente più consapevole, più determinata, più organizzata del movimento operaio italiano.

La Questione Sociale, commissione della Federazione Anarchica

 



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