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Da "Umanità Nova" n. 35 del 27 ottobre 2002

Arroganza infinita
Bush II e la guerra preventiva

La "Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti d'America" è il più recente documento realizzato dall'amministrazione Bush; il suo scopo evidente è quello di descrivere, in modo propagandisticamente efficace, gli obiettivi perseguiti dall'élite al potere a Washington e i metodi per raggiungerli [1].

Si tratta di un documento arrogante e - soprattutto - inquietante. Abbiamo deciso di riportare alcuni passi della "Strategia della sicurezza nazionale", in modo che il lettore possa toccare con mano la pericolosità di quanto i teorici della nuova destra americana dichiarano di voler fare.

Cominciamo da alcuni brani tratti dall'introduzione firmata dal presidente Bush:

"Oggi gli Stati Uniti godono di una posizione di impareggiabile forza militare e di grandioso potere economico e politico (...)

Rendendo il mondo più sicuro permettiamo… ai popoli di tutto il mondo di migliorare le loro vite (...)

Ci impegneremo attivamente per portare la speranza della democrazia, dello sviluppo, del libero mercato e del libero commercio in ogni angolo del mondo (...)

Ma oggi l'umanità ha tra le mani la responsabilità di far trionfare la libertà a dispetto di tutti i suoi nemici. Gli Stati Uniti accolgono con gioia la responsabilità di guidare questa grandiosa missione."

Siamo, evidentemente, di fronte al delirio imperiale di una classe dominante che si sente padrona del mondo. "Il fatto - ha scritto nell'aprile 2002 un editorialista del Washington Post - è che dopo Roma nessun paese è stato culturalmente, economicamente, tecnicamente e militarmente così dominante". E quello americano è il "più magnanimo degli imperi che il mondo abbia mai conosciuto" e che si è assunto l'onere della missione storica di salvare il mondo dal "male".

Come ben sappiamo il "male" è oggi incarnato dal "terrorismo globale" e dagli "Stati canaglia" che lo sostengono o che cercano di dotarsi di armi di sterminio di massa. Ma quali sono i mezzi che gli strateghi americani intendono usare per vincere la guerra al terrorismo globale o, per meglio dire, per mantenere il loro predominio planetario? Sostanzialmente un attacco preventivo, se necessario anche nucleare:

"Gli Stati Uniti sostengono ormai da lungo tempo l'opzione dell'attacco preventivo per contrastare una minaccia anche di moderata entità alla nostra sicurezza nazionale (...)

Per precedere o per evitare gli atti di ostilità da parte degli avversari, gli Stati Uniti, se necessario, agiranno preventivamente"

Diversamente da quanto sostiene il documento, non è vero che l'attacco preventivo sia "da lungo tempo" un'opzione della strategia americana. Fino a pochi mesi fa, cioè fino alla pubblicazione del "Nuclear Posture Review"[2], l'attacco preventivo non era considerato nei manuali strategici USA. Poi la svolta contenuta nel NPR, che prevede anche la possibilità di attacchi nucleari verso i paesi dell'asse del male (Iraq, Iran e Corea del Nord) ma anche verso Cina e Russia. Oggi gli Stati Uniti sostengono che, una volta individuata una minaccia "anche di moderata entità", essi hanno il diritto di intervenire prima che la minaccia si concretizzi. Bush e i suoi intendono ormai assicurarsi il dominio sul mondo attraverso la guerra preventiva contro i popoli dei paesi poveri ma anche contro eventuali potenze troppo indipendenti. Naturalmente sono loro che stabiliscono come e quando intervenire, infatti:

"Nell'esercitare la nostra leadership, rispetteremo i valori, il giudizio, gli interessi dei nostri alleati e partner. Nondimeno saremo disposti ad agire separatamente quando i nostri interessi e responsabilità esclusivi lo richiederanno."

Agli alleati europei, dunque, viene riservato solo il ruolo marginale di vassalli. Secondo Zbigniew Brzezinski, uno degli artefici della creazione della guerriglia antisovietica in Afganistan, l'obiettivo dell'America deve essere quello di "mantenere i nostri vassalli in uno stato di dipendenza, di assicurarsi la docilità dei nostri tributari e di evitare l'unificazione dei barbari". Per svolgere la sua "missione", cioè per difendere i suoi interessi nazionali, lo strumento militare americano deve poter colpire ovunque:

"La presenza delle forze americane all'estero è uno dei simboli più profondi della dedizione statunitense nei confronti degli amici e degli alleati (...) Per contrastare l'insicurezza e per far fronte alle numerose sfide che il problema della sicurezza ci pone dobbiamo dotarci di basi e postazioni dentro e fuori l'Europa Occidentale e l'asia Nord-Orientale, oltre a stipulare accordi per l'accesso temporaneo in vista dello spiegamento a lungo termine delle forze armate degli USA"

A parte i ridicoli richiami alla "dedizione" americana, la costruzione di basi americane è ormai una costante degli ultimi conflitti. Una volta finita la guerra all'Iraq gli americani non mollarono le basi in Arabia Saudita; mentre dalla fine della guerra nella ex-Jugoslavia, truppe americane sono saldamente presenti in Bosnia, Kosovo e Macedonia.

Infine segnaliamo questo passo che rappresenta il sunto dell'inquietante arroganza americana:

"Prenderemo le misure necessarie per garantire che i nostri sforzi per adempiere ai nostri impegni non siano ostacolati dalle potenzialità investigative, da inchieste o da un rinvio a giudizio da parte della Corte Penale Internazionale, la cui giurisdizione non riguarda gli americani e che noi non accettiamo.

Collaboreremo con le altre nazioni per evitare complicazioni nelle nostre operazioni e cooperazioni militari, attraverso meccanismi come accordi multilaterali e bilaterali che tutelino i cittadini statunitensi dal Tribunale Penale Internazionale."

Sono queste affermazioni di una gravità inaudita poiché sanciscono il principio che i cittadini americani impegnati nella missione di "salvare il mondo" possono agire impunemente, al di fuori delle leggi internazionali. Perché evidentemente un impero non accetta nessun altra legge che non sia la sua.

È chiaro che al di là delle propagandistiche affermazioni sulla difesa dei diritti umani e della libertà l'amministrazione americana è dominata da un'unica preoccupazione: prolungare il proprio dominio. E, probabilmente, questa straordinaria forza è la più grande debolezza dell'impero americano.

Antonio Ruberti


Note

1 "The National Security Strategy of the United States of America", 20 settembre 2002. La traduzione integrale è stata pubblicata da "Liberazione" del 10 ottobre. Per questo articolo abbiamo utilizzato anche il testo integrale che si trova sul sito di "Le Monde diplomatique": www.lemonde.fr/ . Il documento tratta anche aspetti strategici legati alle questioni economiche, finanziarie e ambientali che per ovvi motivi non abbiamo trattato in questo articolo.

2 Documento segreto rivelato dal "Los Angeles Times" del 12 marzo 2002. Si veda anche UN n. 12/2002

 



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