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Da "Umanità Nova" n. 36 del 3 novembre 2002

I provocatori di Firenze

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi riguardo i torbidi giochi politici che si stanno allestendo in riva all'Arno, in vista del Social Forum Europeo e della manifestazione internazionale contro la guerra, la "Lettera aperta sul social forum europeo alle autorità e ai cittadini" scritta da alcuni firmatari eccellenti, ritenuti vicini al movimento no-global, ha tolto ogni residua perplessità.

In tale documento, pubblicato per stralci su varie testate, tra cui "Il Manifesto" e "l'Unità", le personalità che lo hanno sottoscritto, affermano che "Chiunque giustifica in qualsiasi modo la violenza non parla a nostro nome", indicano senza esitazione come proprio "nemico" chi "facesse atti di violenza su cose o persone" durante le manifestazioni previste a Firenze; tra le firme più note spiccano quelle di Bovè, Zanotelli, Latouche, Ciotti e persino dello storico tradizionalista Enrico Cardini, notoriamente di destra.

A tale coro si sono subito aggiunte le voci concordi di Massimo Cacciari e Dacia Maraini.

Il copione, sulla falsariga di quello messo in scena a Genova, appare quindi già approntato non soltanto in conseguenza dell'indirizzo liberticida del governo, coi suoi organi repressivi e i suoi mezzi d'informazione, ma grazie anche alla complicità di una parte non trascurabile di quel ceto politico ed intellettuale che intende contendersi, rappresentare, contenere e dirigere il cosiddetto "movimento dei movimenti".

Gli intenti sono chiari: ricondurre l'opposizione no-global in un alveo politico tradizionale, trasformandola in un movimento d'opinione che sia di appoggio ai partiti della sinistra parlamentare e ai sindacati riformisti.

Per negare autonomia ed identità di classe a tale opposizione, ancora una volta viene usata la carta del rifiuto della violenza e dell'estremismo che come primo effetto ha quello di criminalizzare ed isolare quei settori che si riconoscono nella critica radicale anticapitalista e in pratiche sociali diverse.

Ecco quindi che nella "lettera" delle firme illustri si comincia affermando che nei giorni del Social Forum Europeo "non sono in programma manifestazioni contro nessuna istituzione ufficiale come i G8, la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale"; tal cosa appare già emblematica dato che sabato 9 novembre sono previsti più cortei contro la guerra e quindi anche contro quegli organismi economici sovranazionali che sono i principali responsabili dello stato globale di guerra oggi in atto.

Torna così in mente quanto osservato a suo tempo da un giornalista de "Il Sole-24 Ore", certo non sospettabile di estremismo, attorno a Porto Alegre: "Il no alla guerra è così retorico che lo potrebbe sottoscrivere anche il segretario alla Difesa Usa, Donald Rumsfeld".

D'altra parte queste personalità, convinte che "le politiche socio-economiche attuali debbano essere profondamente cambiate" e che sia possibile "modificare la politica delle banche" trasferendo i propri soldi nelle banche, non sembrano conoscere neppure quello che ormai è un dato accertato ed acquisito per altrettanto rispettabili economisti, intellettuali e studiosi di livello internazionale che, pur senza essere anarchici o marxisti rivoluzionari, ritengono il capitalismo irriformabile e conseguentemente avvertono come illusoria l'idea di poter democratizzare o riformare la cosiddetta globalizzazione.

Ma la parte della "lettera" più inquietante riguarda "i responsabili principali delle violenze a Genova, i cosiddetti Black Bloks, non facevano in alcun modo parte del movimento per cui simpatizzano coloro che saranno presenti a Firenze in novembre. Nessuno di noi aveva nemmeno sentito parlare dei Black Bloks prima di Genova."

Se appare semplicemente ridicolo che questi firmatari, ritenuti esponenti del sapere alternativo, non avrebbero mai letto niente attorno a certe pratiche, già al centro delle attenzioni mediatiche sulle scene di Seattle, quello che sconcerta non è soltanto la loro sicurezza nello stabilire che i Black Blocs sono estranei al "movimento dei movimenti", ma l'additarli come i responsabili principali delle violenze a Genova.

Infatti, se si può condividere o meno una prassi che comunque prende di mira dei simboli, non è accettabile dimenticare che i veri responsabili delle violenze sulle persone avvenute Genova sono da ricercarsi tra quanti hanno pianificato, diretto, coperto, gestito ed eseguito la repressione più inumana, l'uso delle armi da fuoco e l'assassinio di Carlo Giuliani, i vigliacchi pestaggi alla scuola Diaz, le sevizie a Bolzaneto e nelle altre caserme.

Sostenere ancora la tesi che a Genova è successo quello che è successo per colpa di ha infranto le vetrine di qualche banca, significa preparare deliberatamente lo stato di polizia che il governo da tempo va promettendo a Firenze, sia per reprimere l'antagonismo sociale che per mettere in difficoltà la sinistra parlamentare che a sua volta, per prevenire le accuse, finisce per chiedere più polizia e controlli preventivi come hanno pubblicamente fatto i DS toscani.

Per questo i primi "infiltrati e provocatori che fanno il gioco della polizia e delle destre" apparsi sul palcoscenico fiorentino corrispondono ai nomi degli estensori italiani di tale appello con la complicità di quanti dall'estero vi stanno, magari inconsapevolmente, aderendo.

Sandra K.

 



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