Da "Umanità Nova" n. 37 del 10 novembre 2002
Scontro sociale: dalla finanziaria ai contratti
Il governo alza la posta
Vi è nello svolgersi del conflitto politico
sindacale qualcosa di singolarmente simile ad un torneo di scacchi che si
svolga con più giocatori e con la possibilità di entrata e di
uscita dal campo di soggetti diversi oltre che con la possibilità per i
diversi giocatori e pezzi di cambiare campo, fare alleanze ecc. .
Si tratta, ovviamente, di un'immagine mentale utile a dare un ordine ad uno
scenario molto complesso e, almeno per quanto mi riguarda, non pretende di
cogliere la "vera" realtà che si darebbe al di là dell'immediato
fluire degli eventi.
Il periodo immediatamente seguente ad uno sciopero generale, inoltre, sembra
destinato quasi naturalmente alla valutazione delle forze in campo ed alla
ridefinizione delle regole del gioco.
Proviamo a fare una prima, assai provvisoria, valutazione:
La riuscita dello sciopero del 18 ottobre è stata liquidata dal governo
come una prova di "non disponibilità al confronto" da parte della CGIL.
Il governo, per di più, ha accentuato il rapporto privilegiato con CISL
e UIL e ha chiuso, vedremo per quanto, la partita sulla legge finanziaria con
l'accordo della CISL. Sul piano dello stile, che pure vuole dire qualcosa,
l'arroganza del governo si è accentuata come dimostra il fatto che si
sono dati incontri separati con CISL e UIL e che con la CGIL non ha fatto
nemmeno finta di discutere.
La Confindustria ha ricucito lo strappo con il governo e ottenuto, per
l'essenziale, quanto voleva anche su questioni non direttamente toccate dalla
Legge Finanziaria stessa. Mi riferisco, in particolare, alle riforme sul
mercato del lavoro.
Lo scontro per l'egemonia sul movimento sindacale fra CISL e CGIL resta aperto
e non si vede, a breve, una ricomposizione possibile.
La CGIL capitalizza lo sciopero del 18 ottobre e sviluppa i rapporti
"orizzontali" sia col sistema dei partiti che con i "movimenti" come dimostra
il suo massiccio impegno sul Social Forum di Firenze. È, insomma, nella
tipica fase dell'accumulo delle forze.
I punti di crisi dello schema, assai poveramente disegnato, sono almeno tre:
- Sotto il profilo strettamente sindacale sono in scadenza diversi importanti
contratti da quello del pubblico impiego e della scuola a quello dei
metalmeccanici senza dimenticarne altri. La fase contrattuale, inoltre, si
intreccia con una crisi FIAT che comporta, all'inizio di dicembre, la messa in
cassa integrazione di diverse migliaia di lavoratori della FIAT stessa senza
contare le ricadute sull'indotto.
- La stessa legge finanziaria continua a suscitare tensioni e non solo sul
versante del lavoro dipendente. Diverse associazioni moderate del lavoro
autonomo sono in rotta di collisione con il governo. Nei fatti, il governo sta
blindando in confronto sociale e introducendo la prassi di scegliersi gli
interlocutori non sulla base del loro effettivo peso sociale ma su quella della
loro adesione alla politica governativa.
- Il quadro internazionale è tale da ingenerare tensioni crescenti. I
venti di guerra che sembrano, insisto sembrano, affievolirsi possono
trasformarsi a breve in una bufera.
In realtà, insomma, la partita si è appena aperta. Dobbiamo
domandarci, di conseguenza, quale accumulo delle forze si è dato per
l'opposizione sociale e quale sia la potenzialità di rottura rispetto
sia all'iniziativa padronale e governativa che alle possibili blindature
neocorporative che potrebbero derivare da una vittoria della CGIL.
Dal primo punto di vista, è evidente che la riuscita delle
manifestazioni del sindacalismo alternativo segnala, per un verso, una buona
tenuta organizzativa ed una capacità di affermare un"identità non
subalterna. È un punto di partenza e non di arrivo. Solo lo sviluppo di
lotte adeguate alle questioni che si danno può fare di questa forza il
volano di un salto di qualità del movimento dei lavoratori. Se
assumiamo, comunque, il fatto che le stesse mobilitazioni della CGIL segnalano
una volontà da parte di vasta parte dei lavoratori di riprendere
l'iniziativa sul reddito, i diritti, il welfare, abbiamo uno scenario, come
dire, interessante.
I contratti saranno, di conseguenza, un importante banco di prova.
Nei giorni seguenti lo sciopero del 18 ottobre vi sono state diverse e vivaci
manifestazioni dei lavoratori del gruppo FIAT e la presenza del sindacalismo di
base in queste mobilitazioni è stata, in maniera particolare a Milano,
decisamente consistente.
Per il 6 dicembre il sindacalismo di base ha indetto uno sciopero della scuola
e del pubblico impiego, uno sciopero che lega l'opposizione alla legge
finanziaria alla ripresa della vertenza contrattuale. Si tratta di un segnale
importante di autonomia e di vivacità.
Sarebbe, però, un errore il vedere nelle iniziative del sindacalismo di
base l'unica espressione di una dinamica che sarà, necessariamente,
più complessa. Sarà, infatti, essenziale porre l'attenzione sullo
svilupparsi di conflitti aziendali e locali sull'assieme delle questioni che
riguardano il lavoro dipendente.
Ancora una volta, la partita in corso si vince o si perde sulla capacità
di piegare un padronato ed un governo che sembrano, ripeto sembrano,
indifferenti allo scontro sociale simbolico.
Cosimo Scarinzi
|