Da "Umanità Nova" n. 37 del 10 novembre 2002
Riforma del collocamento
Il mercato delle braccia
Il 30 ottobre è stato approvato dalla camera il disegno di legge delega
sul mercato del lavoro. La Camera è risuscita a peggiorare il testo
licenziato dal Senato il 25 settembre, introducendo ulteriori figure di lavoro
flessibile e facendo tabula rasa tutto dove fosse possibile dei diritti dei
lavoratori.
Il collocamento viene totalmente aperto ai privati: fino ad oggi le
società di lavoro interinale non potevano svolgere altre
attività; da domani non sarà più così, tutti
potranno darsi al "caporalato di massa"; anche i consulenti del lavoro e le
Università (?) potranno occuparsi di collocamento.
Altra faccia della medaglia dell'apertura ai privati della mediazione tra
domanda e offerta di lavoro è la cosiddetta certificazione del rapporto
di lavoro: in pratica, il lavoratore, "volontariamente", all'inizio del
rapporto, dichiara la qualificazione giuridica del rapporto stesso
(subordinato, collaborazione, part-time, ecc.): tale qualificazione ha pieno
valore legale tra le parti e il ricorso al giudice del lavoro viene limitato a
pochissimi casi.
I contratti di lavoro part-time e a termine possono essere stipulati
praticamente senza vincoli. Poiché vengono meno limiti al lavoro
supplementare (quello svolto oltre le ore normali del part-time) e
all'elasticità dell'orario (ad es. le quattro ore pattuite potranno
essere fatte svolgere con orari diversi: dalle 16 alle 20, piuttosto che dalle
12 alle 16), il lavoratore part-time è consegnato alla totale
discrezionalità del datore sui suoi tempi di vita. La
reiterabilità dei contratti a termine potrà inoltre consentire
una totale precarizzazione del rapporto di lavoro. Il mix di contratto a
termine e di part-time è micidiale e in futuro sarà applicato a
pioggia dai padroni.
Ricordiamo le nuove forme di contratto di lavoro introdotte da questa
normativa: job-on-call (se ho bisogno di lavoro ti faccio lavorare, per il
resto ti pago una indennità di disponibilità); lavoro
occasionale, ripartito, a progetto e, dulcis in fundo, lo staff leasing,
cioè l'affitto di manodopera a tempo indeterminato: il sogno di ogni
padrone.
Sulla cessione di azienda e ramo d'azienda, si interviene con un colpo di
genio: giacché il ramo d'azienda, per essere cedibile, deve preesistere
nella sua autonomia funzionale (lo dicono la normativa CEE e la
giurisprudenza), si emenda la legge dicendo che l'autonomia deve esistere...
"al momento del trasferimento", cioè un minuto prima della cessione. Si
potranno così cedere gruppi di lavoratori mettendogli sopra l'etichetta
"ramo d'azienda", nel pieno rispetto della legge.
Il disegno di legge delega ora torna al Senato per la definitiva approvazione.
È chiaro che la visione sottesa a questa normativa è che il
lavoro e il lavoratore sono delle merci. Non si scopre nulla di nuovo, ma
l'attacco alle condizioni di lavoro di ciascuno è radicale. Non
c'è aspetto che non sia toccato: il collocamento, lo svolgimento del
rapporto, l'eventuale contenzioso. In particolare, la regolamentazione dello
svolgimento del rapporto è lasciata a forme di contratti che mettono il
lavoratore nella totale disponibilità del padrone. Bisogna osservare che
la legge delega (dopo esser stata approvata dal Senato) dovrà trovare
applicazione in vari decreti legislativi. C'è quindi ancora un poco di
tempo per ampliare il fronte di coloro che rifiutano questo pacchetto di norme.
Bisognerà approfondire le singole questioni, informare, dibattere,
mobilitarsi. Giunge infatti a conclusione un processo avviato con il pacchetto
Treu: aperta la strada alla flessibilità, questa si è sviluppata
selvaggiamente e per alcuni non ce ne è mai abbastanza. Bisogna dire
chiaramente che molti nell'Ulivo avrebbero votato a favore di queste ultime
norme e non l'hanno fatto solo perché all'opposizione. Cisl e Uil hanno
firmato il patto per l'Italia. Vedremo come su questo terreno si muoverà
l'opposizione sociale e se la CGIL e la Fiom terranno fede alle attuali
dichiarazioni conflittuali o, come sospettiamo, continuerà ad inseguire
l'ennesimo accomodamento al ribasso.
La riforma del mercato del lavoro è semplicemente "irricevibile".
Simone Bisacca
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