Il nostro forum è il mondo intero! Il nostro forum è il mondo interoUn "altro mondo in costruzione" - lo slogan fortunato del movimento antiglobalizzazione - è forse una iperbole, specie perché le leve del potere di costruire (miseria, povertà, ordine e disciplina) non sempre sono considerate nel giusto disprezzo e lontananza, in quanto tra i soggetti che pretendono con legittimità di costruire qualcos'altro, spesso troviamo anche coloro che non intendono minimamente distruggere l'orribile che già c'è, ma solo aggiustarlo in dosi accettabili, e di cui magari sono anche tra i responsabili più o meno diretti. Tuttavia, un Forum Sociale Mondiale forse deve scontare queste ambiguità, poiché raduna un arco di posizioni ancora in divenire, che si caratterizza per buone intenzioni e per buone pratiche, anche se a livello progettuale la radicalità è minima. Del resto, non diversamente doveva essere ai tempi della I Internazionale, con tutto quello che poi ne seguì quanto a divisioni laceranti, a divisioni ideologiche ma soprattutto politiche e strategiche. Non a caso, questo genere di assise ha fatto dire a qualcuno che siamo di fronte ad una Prima Planetaria.
Certo, non è facile costruire radicalità sociale a livello progettuale e empirico se non ci si confronta tutti insieme, ossia le varie posizioni da quelle riformatrici a quelle più sovversive, legate insieme dal filo rosso della concretezza sperimentale e non della contrapposizione ideologica. Se non altro perché metà della popolazione mondiale, che probabilmente non si sente rappresentata da nessuno, nemmeno da Porto Alegre, data la situazione ai limiti della sopravvivenza, non intende perdere tempo e, non appena ne troverà le forze, si sforzerà di cambiare strada al pianeta, sempre che i potenti della terra non la sterminino prima.
L'evento Forum (mondiale, europeo, asiatico) mira in primo luogo a darsi visibilità mediatica globale, come se questa sia la scala di confronto-scontro con i padroni del pianeta. Ma cosa si può costruire di alternativo utilizzando a piene mani quella spettacolarità della società ormai innervata nella vita quotidiana, e che questo genere di movimento tutto sommato moderatamente riformatore intende usare a mo' di spallata, regredendo rispetto alle analisi lucide e stringenti di Debord? E quale spallata dare se il piano di azione del Forum e dei tanti incontri "turistici" globali serve per rinvigorire autoreferenzialmente i partecipanti, ma con scarso legame con la pratica quotidiana di radicamento sociale che sola può attivare pratiche di resistenza e di progettualità alternativa?
La costruzione di un altro mondo possibile va perseguita sopra di ogni cosa giorno dopo giorno, creando forme di liberazione dai gangli del dominio, praticando effetti di senza-potere che erodano i poteri in corso: solo in tal senso la partecipazione riesce ad essere incisiva strappando quote di libertà sempre più numerose, non solo dal ricatto del mercato, ma anche e soprattutto dalla presa di asservimento del controllo statuale, che si articola anche attraverso gli enti locali, soggetti alla disciplina istituzionale sebbene i margini di manovra sembrino essere più larghi. Ma tali margini vanno sfondati in direzione della riappropriazione di risorse materiali e immateriali, non sempre nel senso della monetizzazione di ciò che è qualitativamente altro dalla coppia diabolica stato-capitale, ossia politica amministrativa e reddito socialmente conseguito.
In tale ottica, una progettualità anarchica e libertaria globale va costruita non solo nelle sedi specifiche, ma quotidianamente nei margini di manovra che si aprono nel movimento, non tanto sul piano di posizionamento tattico e politico, quanto sul piano di calibratura graduale dei contenuti propositivi dell'idea anarchica di società che è plurale per definizione e che vede compartecipi e protagonisti una immensa pluralità di individui, di uomini e donne di ogni cultura con cui costruire pazientemente insieme quel mondo nuovo che portiamo nei nostri cuori, ognuno diverso dall'altro e per ciò stesso più ricco e meno propenso a farsi ridurre ad un pensiero unico speculare a quello del sapere-potere dominante.
Questa gradualità radicale dovrà allora misurarsi sul piano sostanziale con le Tobin Tax, i bilanci partecipati, i municipi autonomi, insomma con le varie forme di eterocomando riformista e di autogoverno della vita quotidiana, in ambito politico di base e in ambito di organizzazione dell'economia, e in tal senso noi anarchici e libertari siamo chiamati ad una capacità di immaginazione politica e sociale in sintonia con le istanze libertarie già presenti nei forum e nel movimento, al di là delle spettacolarità dei vertici e dei controvertici, perché sarà nel respiro quotidiano che si tesserà il filo della trasformazione globale della vita in cui è necessaria la presenza di tutti coloro che, per adesso, in questa fase di grandi ambiguità e confusione progettuale, si lasciano richiamare dalle sirene già viste del riformismo neostatuale.
Ma questa è la battaglia politica ancora in corso e dagli esiti non scontati, e non in un altrove improbabile, e non solo contro i potenti del pianeta, ma anche accanto gli impotenti, che ne sono la stragrande maggioranza e a cui occorre offrire un orizzonte in cui l'alternativa non sia tra la morte sicura e l'ingresso nelle élite egemoni, ma tra la barbarie dello sterminio assicurato dalla morsa a tenaglia di stato militare e capitale globale, da un lato, e la libertà eguale tra differenti dall'altro, ossia un altro mondo senza stati né capitalismi: una società autorganizzata in senso libertario, una anarchia plurale e disseminata. Salvo Vaccaro Faiglobalaffairs
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