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Da "Umanità Nova" n. 39 del 24 novembre 2002
L'impronta del governo
Migranti. Storie di ordinaria ingiustizia
Come capirebbe anche l'ultimo degli sprovveduti, ma
ciò evidentemente non vale per i nostri geniali governanti, quando il
contenuto repressivo e vessatorio di un provvedimento amministrativo si
incrocia con la superficialità normativa e con l'inefficienza
dell'apparato burocratico incaricato di darvi attuazione, i risultati non
possono che essere disastrosi. E, come sempre, a pagarne il dazio non sono i
legislatori o i funzionari ministeriali responsabili bensì, e nessuna
meraviglia, gli incolpevoli cittadini sottoposti a tale provvedimento.
Residenti o migranti che siano.
Il fatto è questo. Alcune centinaia di migliaia di lavoratori migranti
già "regolarizzati", desiderano tornare, per le festività o il
ramadan, nei loro paesi d'origine. Per farlo, per espatriare, devono rinnovare
il permesso di soggiorno, altrimenti, con il permesso non rinnovato,
rischierebbero quasi sicuramente, una volta usciti, di non poter rientrare in
Italia e di perdere così il lavoro. Se prima questa formalità
burocratica richiedeva il tempo "ragionevole" di circa due mesi, oggi, con la
nuova Bossi-Fini che obbliga al rilascio delle impronte digitali, la medesima
pratica richiede dai cinque ai sei mesi. Come mai? Semplice, gli apparecchi
elettronici per la registrazione delle impronte, promessi dal governo
Berlusconi (e si sa quanto valgono le promesse del cavaliere) non ci sono, per
cui le questure devono ricorrere al vecchio e farraginoso sistema
dell'inchiostro, con relativi controlli incrociati da parte della polizia
giudiziaria. Risultato: l'impossibilità materiale per centinaia di
migliaia di persone la cui unica colpa è quella di non avere un
passaporto italiano, di ricongiungersi finalmente, anche se per poche
settimane, con la loro terra e i loro famigliari.
Come capirebbe anche l'ultimo degli sprovveduti, ma non è il caso dei
nostri geniali governanti, la promulgazione della Bossi-Fini non è solo
la porcata che da tempo denunciamo nelle piazze, nei volantini e sulle colonne
di questo giornale, ma, a queste condizioni, è anche l'ennesima
dimostrazione di come la nuova classe dirigente, attenta e sensibile solo allo
spirito forcaiolo e vendicativo di tanta parte del suo elettorato, non prenda
in considerazione nemmeno gli effetti della propria attività
legislativa. Tanto più quando, alle normative della Bossi-Fini, si
affiancano quelle previste per la sanatoria dei migranti cosiddetti non
regolari. È proprio di questi giorni la notizia che i tempi previsti per
la chiusura delle pratiche varieranno dai tre anni e mezzo per Torino ai due
per Bologna o Milano, lasciando così nel limbo della precarietà
altre centinaia di migliaia di lavoratori. A quanto pare, mancano gli uffici e
il personale.
Siamo convinti che sia più facile dimostrare la verginità della
madonna che non riscontrare solidarietà e umanità in figuri come
Borghezio o Speroni, o tolleranza e permissivismo in gerarchetti come Gasparri
o La Russa, ma qui, evidentemente, oltre alle scontate intenzioni repressive,
ci troviamo di fronte anche a esemplari momenti di sublime e gratuita
stupidità. Quella stessa, tanto per intenderci, che si riflette negli
abituali "ragionamenti" dei tanti celti, padani e razze piave che tuttora
vagheggiano, ottusamente, il ritorno a una mai esistita Italia unirazziale.
Bella roba!
Parlando da un punto di vista meramente amministrativo, dal loro punto
di vista, appare chiaro che, per porre mano a questi ulteriori effetti punitivi
di una legge già di per sé duramente punitiva, basterebbe
sospendere per qualche tempo il prelievo delle impronte, in attesa che passi il
periodo delle feste e che arrivino le malefiche macchinette. Sarebbe
sufficiente questo piccolo atto amministrativo, questo facile provvedimento,
che nulla toglierebbe, per inciso, alle finalità che il governo si era
proposto. Brutti, sporchi e cattivi volevano essere, e brutti sporchi e cattivi
rimarrebbero comunque, non c'è da dubitarne.
Eppure siamo sicuri che così non sarà, che così non
potrà essere. L'impronta che questo esecutivo vuole lasciare nel paese,
sulla questione dell'immigrazione e dell'accoglienza ai lavoratori migranti,
risponde a criteri ispirati esclusivamente a controllo, sfruttamento e
repressione. Non c'è niente nelle loro teste, nelle loro parole, nei
loro atti, che possa farci credere che per loro quello dei migranti non sia
altro che un problema. Un dannato problema da risolvere con il rigore e la
durezza che troppi italiani si aspettano da loro, e non, al contrario, una
emergenza sociale da affrontare con sensibilità e intelligenza. E
pertanto, senza che se ne parli, o che qualche anima bella della sinistra sia
pronta ad improvvisare appositi girotondi, si nega, senza alcuna
necessità, a centinaia di migliaia di persone già costrette a una
vita di merda, anche la gioia temporanea di ritrovare gli affetti e la
socialità che hanno dovuto abbandonare. Ma chissenefrega: tanto, non
sono mica uguali a noi!
Massimo Ortalli
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