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Da "Umanità Nova" n. 39 del 24 novembre 2002
Riforma Moratti
Una scuola di classe
Come è noto, il Ministro dell'Istruzione Università e Ricerca,
Letizia Arnaboldi Brichetto Moratti si è data, in continuità con
i suoi predecessori, l'obiettivo di fare approvare una legge per la riforma
della scuola tale da segnare una significativa discontinuità rispetto al
passato. La legge in questione ha avuto un iter travagliato nell'ambito stesso
del consiglio dei ministri poiché tocca temi delicati ed interessi
consolidati ma, alla fine, un testo definitivo è stato approvato dal
Senato il 13 novembre 2002.
Rispetto alla riforma ipotizzata dal governo di centro sinistra si tratta di un
testo significativamente diverso anche se non mancano elementi di
continuità e si tratta, soprattutto, di una riforma che introduce
principi generali di impatto notevolissimo.
Può, quindi, valere la pena di segnalare quali sono alcuni degli aspetti
più importanti della riforma che sta prendendo l'avvio.
È, intanto, bene ricordare che l'articolo 1 della legge recita:
"....il Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi
dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle
competenze costituzionali delle regioni e di comuni e province, in relazione
alle competenze conferite ai diversi soggetti istituzionali, e dell'autonomia
delle istituzioni scolastiche, uno o più decreti legislativi per la
definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle
prestazioni in materia di istruzione e di istruzione e formazione
professionale..."
Noi non siamo, ed è quasi inutile ripeterlo, dei cultori della
maestà del parlamento, è però un fatto che l'istituto
della legge delega sottrae il governo ad ogni, sia pur limitato controllo ed ad
ogni necessità di mediazione istituzionale mentre sono pienamente
operanti, come vedremo, le mediazioni con i poteri forti nella società.
Inoltre, e non è un cambiamento di poco conto, si pone sullo stesso
piano l'istruzione con la formazione professionale con l'effetto di introdurre
o, meglio, di reintrodurre una scissione nel tradizionale modello unitario
della formazione intesa in senso lato.
L'articolo 2 della legge fa alcune affermazioni assai interessanti:
il comma 'b' ad esempio afferma "sono promossi il conseguimento
di una formazione spirituale e morale... lo sviluppo della coscienza
storica e di appartenenza alla comunità locale, alla comunità
nazionale ed alla civiltà europea"
Come vedremo, il riferimento alla formazione "spirituale" torna, in maniera
più hard, più avanti mentre è interessante rilevare come
siano soddisfatti, in un colpo solo, nazionalisti padani, italiani ed
europei.
Il comma 'd' recita "il sistema educativo di istruzione e di
formazione si articola nella scuola dell'infanzia, in un primo ciclo che
comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, e in un
secondo ciclo che comprende il sistema dei licei ed il sistema
dell'istruzione e della formazione professionale" introducendo nel sistema
la scuola dell'infanzia ed "elevando" al rango di liceo tutti gli ordini di
scuola tranne, guarda caso, la formazione professionale.
Vediamo, intanto, che cos'è la scuola dell'infanzia
"Comma 'e' la scuola dell'infanzia, di durata triennale, concorre
all'educazione e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale,
religioso e sociale delle bambine e dei bambini... nel rispetto
della primaria responsabilità educativa dei genitori, essa
contribuisce alla formazione integrale delle bambine e dei bambini...
È assicurata la generalizzazione dell'offerta formativa e la
possibilità di frequenza della scuola dell'infanzia; alla scuola
dell'infanzia possono essere iscritti... le bambine e i bambini che compiono i
3 anni di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico di
riferimento....;"
Il riferimento allo sviluppo religioso delle bambine e dei bambini
è d'obbligo visto chi gestisce realmente questo tipo di scuola mentre la
"generalizzazione dell'offerta formativa" verrà, ma questo va da
sé, garantita mediante i finanziamenti alle scuole private e
clericali.
Nel comma 'f' , quello che riguarda la scuola elementare, si prevede
l'introduzione dell'informatica e di una seconda lingua fra le materie.
Insomma, delle tre I berlusconiane sono apparse le prime due:
informatica ed inglese. La terza è rimandata al secondo ciclo.
Il comma 'g' afferma, fra l'altro, "dal compimento del quindicesimo anno
di età i diplomi e le qualifiche si possono conseguire in alternanza
scuola-lavoro o attraverso l'apprendistato" ed ecco riapparire la divisione fra
la scuola vera e propria e l'avviamento lavoro.
Naturalmente, il governo è animato dalle migliori intenzioni come
dimostra quanto si afferma al comma 'i' "è assicurata e assistita
la possibilità di cambiare indirizzo all'interno del sistema dei licei,
nonché di passare dal sistema dei licei al sistema dell'istruzione e
della formazione professionale, e viceversa, mediante apposite iniziative
didattiche, finalizzate all'acquisizione di una preparazione adeguata alla
nuova scelta". Possiamo immaginare come ragazzi che hanno scelto,
all'età di tredici anni, la formazione professionale e abbiano magari,
dopo i quindici, fatto periodi di apprendistato, possano "tornare" in un
istituto scolastico. Ma, si sa, il governo crede ai miracoli. Più
plausibile è, invece, il passaggio dai "licei" alla formazione
professionale per i ragazzi con serie difficoltà. E di cosa si parli
è reso ancora più chiaro dall'affermazione "nel secondo ciclo,
esercitazioni pratiche, esperienze formative e stage realizzati in
Italia o all'estero anche con periodi di inserimento nelle realtà
culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, sono riconosciuti
con specifiche certificazioni di competenza rilasciate dalle istituzioni
scolastiche e formative"
Il linguaggio, volutamente vago, nasconde male il fatto che si considerano
"esperienze formative" dei normali periodi di lavoro sottopagato o gratuito.
Per salvare la faccia, si prevede, è vero che "i piani di studio
personalizzati, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche,
contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale, che rispecchia
la cultura, le tradizioni e l'identità nazionale, e prevedono una quota,
riservata alle regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle
stesse, anche collegata con le realtà locali" ma questo "nucleo
fondamentale" si riduce a un minimo di strumenti culturali generici e sembra
essenzialmente un inquadramento ideologico.
Vale la pena di tornare ancora sull'"Alternanza scuola lavoro" della quale
parla l'articolo 4 della legge che è definita come una "modalità
di realizzazione del percorso formativo progettata, attuata e valutata
dall'istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le imprese, con
le rispettive associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani... l'acquisizione
di competenze spendibili nel mercato del lavoro... sentite le associazioni
maggiormente rappresentative dei datori di lavoro... sulla base di convenzioni
con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere
di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e
privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli
studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di
lavoro" Sono previsti "...corsi integrati che prevedano piani di studio
progettati d'intesa fra i due sistemi, coerenti con il corso di studi e
realizzati con il concorso degli operatori di ambedue i sistemi..." e non si
dimenticano "gli incentivi per le imprese, la valorizzazione delle imprese come
luogo formativo e l'assistenza tutoriale".
Insomma, le imprese entrano direttamente nella definizione dei programmi, nella
valutazione, nell'addestramento, si scelgono il personale da fare lavorare
gratis e vengono, questo va da sé, pagate per la loro
disponibilità. Non ci si dimentica, per essere giusti, del personale
della scuola e si afferma che "I compiti svolti dal docente incaricato dei
rapporti con le imprese e del monitoraggio degli allievi che si avvalgono
dell'alternanza scuola-lavoro sono riconosciuti nel quadro della valorizzazione
della professionalità del personale docente."
Vi sarebbe molto altro da dire, in particolare sulla riforma del primo ciclo,
le vecchie elementari. Ci basta, per ora, rilevare che, in mancanza di
un'opposizione forte e chiara, il passaggio alla scuola azienda, preparato
negli anni passati dalla sinistra, sarà un fatto compiuto grazie ad una
destra che sembra decisa a rompere gli ultimi indugi.
Cosimo Scarinzi
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