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Da "Umanità Nova" n. 40 del 1 dicembre 2002
Miss Mondo e i tragici fatti nigeriani
Il corpo, la vita, la morte e la paura delle donne
A proposito del concorso di Miss Mondo e dei tragici fatti nigeriani
C'è un non so che di perverso e di malvagio nel tentativo operato dagli
organizzatori del concorso di Miss Mondo per giustificare il fatto che sia
stata scelta la Nigeria come sede conclusiva per assegnare il premio alla donna
più bella del mondo, ed è quello di aver volutamente individuato
in quel Paese il luogo topico dal quale lanciare il grido di lotta: "donne
(belle) di tutto il mondo unitevi!" C'è un non so che di perverso e di
malvagio nell'aver preso a pretesto l'offesa alla propria morale religiosa
l'articolo pubblicato sul quotidiano nigeriano "This Day" in cui si ipotizzava
un Maometto compiaciuto di sì tanta beltà femminea da supporre un
suo ipotetico e felice matrimonio con una "Miss Mondo", ed è quello di
aver volutamente fagocitato i disordini a Kaduna che (a quanto riportano le
agenzie di stampa) hanno provocato più di duecento vittime. E infine
c'è un non so che di perverso e di malvagio nel modo in cui i Media
hanno trasmesso la notizia, arricchendola di tutto ciò che più fa
spettacolo, ed è quello di aver volutamente imposto un discorso
dicotomico dove non si tratta di capire il perché di ciò che
accade, ma soltanto di dire, di schierarsi, se si è a favore o se si
è contro rispetto a ciò che accade. Appare dunque necessario
chiamarsi fuori, sforzarsi di interrogarsi sui significati primi che
coinvolgono le diverse sfere istituzionali attraverso i valori espressi dagli
individui che le compongono per chiedersi perché il corpo femminile
sembra essere la cartina di tornasole delle paure ancestrali delle
società maschili. Sì, perché la donna raggruma - tanto
nella società laica ed "progressista", quanto in quella religiosa e
"fondamentalista" - la necessità di fornire la vita di un significato,
di un senso, in una realtà completamente priva. Non per nulla è
proprio attorno e sul suo corpo che la società "progressista" quanto
"fondamentalista" ha la pretesa di giustificare la razionalità dei suoi
valori fondanti di libertà, uguaglianza, dignità, altrimenti
impossibili da far apparire sia nel mito del benessere dato da una
ottimizzazione della produzione attraverso una minimizzazione dei costi, sia
attraverso il mito della perpetuità dato da una visione del mondo
stabilita a priori dalla sua presunta stabilità (il mondo del
così è). Sennonché il corpo femminile chiama a sé
in maniera incontrovertibile il binomio vita/morte che le società
istituite accettano soltanto negando uno dei due termini: o la sua morte
attraverso una vita sempre più oggettivata in merce (il corpo sessuale
messo in bella mostra); o la sua vita attraverso la morte cercata come
negazione del sociale femmineo ed indifferenza verso il suo destino (il corpo
mutilato, martoriato e espulso/ripudiato dalla comunità). Per questo
è completamente priva di senso la contrapposizione fra diverse
civiltà se entrambe usano il corpo della donna o per negarlo o per
mercificarlo, in quanto che del mondo femminile negano i possibili mondi che in
esso si danno come superamento e della società "progressista" e della
società "fondamentalista": Che senso ha, infatti, considerare la
società dei "calendari" superiore alla società della "sharia" - e
viceversa, se non per il fatto che la prima ha paura della morte e per questo
fa del corpo femminile l'immagine più bella della vita (da pubblicizzare
grazie a foto osé che danno gusto al consumo), mentre la seconda ha
paura della vita e per questo vede nella morte del corpo della donna
(attraverso lo chador, il burqa, l'infibulazione, il ripudio) il significato
più degno della propria morale religiosa? Entrambe sono società
misogine e della loro misoginia hanno fatto la loro unica e ultima
virtù.
Jules Elysard
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