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Da "Umanità Nova" n. 41 dell'8 dicembre 2002

La Cupola del terrore
Al via il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale USA

Forse i lettori di UN non avranno dato il giusto peso ad un annuncio dell'amministrazione Bush dato una decina di giorni addietro. George W. Jr. ha firmato il decreto che istituisce il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale che accorpa in parte le competenze delle agenzie federali civili sulla sicurezza (Cia, Fbi, Nsa, ecc.), creando un Ministero vero e proprio forte di oltre 160mila addetti, che può guardare dall'alto in basso le strutture di intelligence già esistenti - la Cia è quella più nota ma non la più importante, che è la National Security Agency con oltre 90mila addetti.

Il provvedimento si inserisce nel quadro della ristrutturazione dell'organizzazione interna dello stato federale, che premia il profilo militare (aumenti di stipendi del 4.1%, budget mostruosamente dilatato ad oltre 300 mld di dollari, più del doppio di quanto spendono le altre nazioni industriali messe insieme, ossia Ue, Cina e Russia), mentre penalizza l'apparato burocratico civile (blocco degli aumenti degli stipendi preventivati al 3.1%).

Tutto viene presentato come uno dei tanti effetti del post-11 settembre.

Ma non è affatto vero.

Il 2 settembre 1997, l'allora Segretario alla difesa William Cohen, presidente in carica Bill Clinton, firma il decreto che insedia la "Commissione sulla sicurezza nazionale nel XXI secolo", incaricandola di studiare ogni provvedimento utile da suggerire alle direttive presidenziali in vista del primato americano planetario da conseguire entro il 2025. In puro stile bipartisan, a presiedere tale Commissione vengono chiamati il sen. democratico Gary Hart (noto al grande pubblico per aver perso una corsa presidenziale per affari di corna) e l'ex senatore nonché militare Warren Rudman, attuale presidente del comitato di consulenza sull'intelligence. Tra i 14 membri della Commissione, spiccano i nomi dell'ex speaker repubblicano dell'era Reagan, Newt Gingrich; dell'economista prof. James Schlesinger, già segretario della difesa e dell'energia in amministrazioni democratiche; del primo rappresentante di colore all'Onu Andrew Young dei tempi di Carter; del presidente della Lockheed Norman Augustine; del presidente del Consiglio per gli affari esteri nonché editorialista del New York Times Leslie Gelb, del presidente della Rand Co. Donald Rice, e di vari ex alti ufficiali in pensione. A dar loro man forte, una cinquantina di consulenti a contratto tra esperti, studiosi, imprenditori ed ex militari, il tutto per la modica cifra di non più di 10 mln di dollari.

Compito ufficiale della Commissione era quello di analizzare, descrivere e individuare il contesto di sicurezza nazionale a fronte dell'esposizione globale degli Usa nel XXI secolo, stendendo un piano dettagliato e articolato di misure da intraprendere, da parte del governo, dei suoi rami e del parlamento americano, al fine di tutelare la sicurezza della popolazione e dei suoi interessi diffusi su scala planetaria, con una identificazione accurata e precisa di entità, soggetti, forze ostili e alleate, divisione dei ruoli tra civili e militari, nella implementazione di tali raccomandazioni.

La Commissione esita tre rapporti, il primo nel settembre '99 dal titolo "Il nuovo mondo imminente: la sicurezza americana nel XXI secolo"; il secondo nell'aprile 2000 dal titolo "Alla ricerca di una strategia nazionale: preservare la sicurezza e promuovere la libertà"; ed il terzo presentato il 15 febbraio 2001 (occhio alle date!) dal titolo: "Una mappa della sicurezza nazionale: imperativi di cambiamento", che riassume e detta le linee di trasformazione del sistema di sicurezza degli Stati Uniti.

Nelle oltre 130 pagine sotto ai miei occhi, c'è il meglio dell'intellettualità progettuale degli americani, che si sforzano di prevedere e anticipare ogni possibile mossa di uno scenario imminente, preoccupandosi di prepararsi alle eventualità imponderabili modificando le proprie istituzioni per rendere più snella ed efficace la catena di comando e di intelligence sul suolo americano e all'estero. Nero su bianco, tra le altre chicche, è possibile leggere come "Gli Stati Uniti diverranno sempre più vulnerabili ad attacchi ostili sul suolo nazionale, mentre la superiorità militare non ci proteggerà del tutto" (più precisamente, "il terrorismo di massa scagliato sul suolo americano è serio e incalzante"), come "le rapide trasformazioni nella sfera dell'informazione e della biotecnologia creeranno nuove vulnerabilità per la sicurezza americana", esattamente come per le "infrastrutture dell'economia globale"; inoltre, la "questione energetica continuerà ad avere un significato strategico di rilievo", "la sovranità degli stati sarà sotto pressione ma resterà il principio di fondo dell'organizzazione politica internazionale", "le crisi estere si dispiegheranno con atrocità e deliberato terrore sulle popolazioni civili", anche se "l'essenza della guerra non muterà fisionomia", "lo spazio diventerà un ambiente militarizzato critico e competitivo", "l'intelligence americana si troverà di fronte nuovi avversari, e persino una ottima intelligence non potrà prevenire ogni sorpresa", mentre infine "gli Usa saranno chiamati frequentemente a interventi militari in epoca di alleanze incerte nella prospettiva di dover dispiegare forze in sempre più tempi ristretti" e "il contesto sicuritario nel prossimo quarto di secolo esigerà diverse qualità militari e non a livello nazionale".

La rapida sintesi non può che concludersi con alcune (delle 50 avanzate) indicazioni di merito: creazione di una Agenzia nazionale per la sicurezza interna, razionalizzazione delle numerose agenzie di intelligenze civili e militari, rafforzamento della catena di comando nella distinzione tra guida civile (segretario di stato) e guida militare (segretario alla difesa), riordino della Guardia nazionale, ulteriori fondi federale per difesa, ricerca scientifica e tecnologica, direttive vincolanti e finanziarie per la Ricerca e sviluppo non-militare, indirizzi all'istruzione pubblica in ogni ordine e grado sulle diverse scale territoriali, rafforzamento del ruolo guida del Consigliere per la sicurezza nazionale (oggi è la sig.ra di colore Condoleeza Rice, cresciuta nei think tanks antisovietici dell'era bipolare), ridefinizione dei compiti del Consiglio di sicurezza nazionale, dell'organizzazione interna del Ministero degli Esteri, misure per il personale civile e militare, corsia accelerata al Congresso e al Senato per i provvedimenti relativi alla sicurezza nazionale (fondi inclusi), accentuazione della corsa verso il controllo militare dello spazio, e altre amenità del genere in cui la parola "terrorismo" ricorre una volta sola e soltanto.

Tutto ciò nell'arco di tempo dal 1999 al febbraio 2001. Ogni commento appare superfluo, a meno di non ritenere ingenuamente che le trasformazioni in corso nella superpotenza per riaffermare un primato egemonico mondiale nel secolo che è appena iniziato siano dovute all'accelerazione impressa da bin Laden.

Anche gli americani sanno di potere fare a meno di lui, tranne che come copertura mediatica per occultare le strategie elaborate nel chiuso dei loro uffici, in presenza del blocco dominante di imprenditori del settore informatico-high tech, industrial-militare, esponenti di punta della sfera informativa-pedagogica, nonché uomini del cuneo strategico-militare e politico-diplomatico.

Il fedele Bush jr. ha firmato, gettando come Cesare un dado architettato però da "menti raffinatissime", come Falcone amava definire chi veramente elabora strategie a lungo periodo con effetti quotidiani sulla struttura materiale di ciò che dà poi luogo all'affermazione della potenza politica e militare.

Salvo Vaccaro

 



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