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Da "Umanità Nova" n. 41 dell'8 dicembre 2002
Torino 30 novembre
Chiudere le galere, cancellare le frontiere
Senza Stati né frontiere nessuno è clandestino. Questa scritta
campeggiava sullo striscione viola che ormai da tempo caratterizza il
Coordinamento Antirazzista della FAI e che, anche il 30 novembre a Torino, ha
aperto lo spezzone anarchico alla manifestazione nazionale per la chiusura dei
Centri di detenzione temporanea per immigrati "senza documenti".
L'iniziativa, promossa dal Forum migranti, era stata indetta come occasione di
lotta nazionale, ma, di fatto, ha visto la partecipazione soprattutto di
realtà del nord ed, in particolare, del nord ovest. Il corteo che da
piazza Sabotino si è snodato lungo corso Peschiera per poi dirigersi al
lager per immigrati di corso Brunelleschi era di circa 15.000 persone. Lo
spezzone anarchico raccoglieva alcune centinaia di compagni in maggioranza
piemontesi cui si sono aggiunte delegazioni dalla Liguria, Emilia, Lombardia e
Friuli.
Il Coordinamento Antirazzista aveva deciso di essere presente alla
manifestazione perché ne condivideva l'obbiettivo centrale, la chiusura
definitiva dei CPT. "I CPT non sono galere, ma sono circondati da robusti muri
e sbarre aguzze. Non sono galere ma chi 'si allontana', viene braccato da
uomini armati. Non sono galere, ma chi si ribella viene pestato a sangue,
trattato come una bestia, bruciato vivo. Sono i luoghi che quest'Europa che
apre le frontiere ai capitali ma le chiude agli immigrati destina a persone la
cui sola colpa è cercare una possibilità di vita. Una
possibilità di vita che per i più fortunati, quelli che non
muoiono nel viaggio, quelli che non vengono espulsi subito, significa lavoro
nero, super sfruttamento nei campi, nell'edilizia, nelle produzioni nocive.
Sono gli schiavi legalizzati dall'ordinamento democratico, schiavi tollerati se
utili, disponibili alle più bestiali condizioni di lavoro e di vita,
schiavi che possono essere imprigionati e cacciati quando non servono
più. Manodopera a basso costo, docile e ricattabile è quanto di
meglio chieda il capitale nostrano." Così il volantino distribuito dai
compagni della Federazione Torinese.
Il Coordinamento Antirazzista aveva peraltro scelto di non aderire formalmente
ad una manifestazione che annoverava tra gli organizzatori anche partiti
politici (PdCI, Rifondazione, Verdi) oltre ai sindacati (CGIL) ed associazioni
(Arci) a questi collegati, che votarono a favore della legge Turco-Napolitano
che, era allora primo ministro Romano Prodi, sancì l'istituzione di
queste galere amministrative. Sempre dal volantino della FAT: "Oggi vediamo
sinistra DS, Verdi, Rifondazione, PdCI (per non parlare del loro sindacato di
riferimento, la CGIL) scendere in piazza contro la Bossi-Fini. È il
gioco delle parti tra chi è al potere e chi il potere l'ha perso. Un
gioco ignobile da parte di gente che solo tre anni orsono ha votato per
l'apertura dei CPT ed oggi vorrebbe chiuderli solo perché le chiavi
della galera sono passate alla destra. Chi governa bada solo a conservare od
acquisire il potere infischiandosene sempre di belle parole come
libertà, diritti, eguaglianza. Il loro comportamento concreto è
sufficiente a dimostrare che la scelta riformista, lungi dall'aprire
prospettive di liberazione, non serve che a garantire la perpetuazione
dell'oppressione e del potere.
Noi, anarchici, senzapatria, internazionalisti, clandestini per scelta in un
sistema che sfrutta, opprime, incarcera migranti e nativi sappiamo che solo una
società libera da frontiere, stati, padroni, governi può renderci
tutti cittadini del mondo."
Una Torino blindatissima ha accolto la manifestazione ma nonostante l'alito
pesante della questura si fosse fatto sentire per giorni nel quartiere S.
Paolo, dove erano stati tolti i cassonetti e rimosse le auto, la polizia si
è tenuta lontana dai manifestanti e le saracinesche dei negozi sono
rimaste aperte al passaggio del corteo. La notte precedente erano comparse
numerose scritte contro i Disobbedienti che il Comune, dietro richiesta degli
interessati, si era affrettato e far coprire.
La manifestazione si è conclusa di fronte al CPT di corso Brunelleschi.
Gli organizzatori avevano trattato con la questura l'ingresso di una
delegazione di circa 200 persone ed avevano ricevuto il permesso di colorare i
muri esterni della prigione.
Quest'ultima iniziativa è stata contestata da una trentina di persone
tra squatter delle case occupate e Sharp che hanno atteso l'arrivo del corteo
davanti al lager con uno striscione con la scritta "Il carcere non si colora,
si distrugge". Un breve momento di tensione c'è stato quando esponenti
del servizio d'ordine degli organizzatori hanno tentato di strappare lo
striscione degli squatter, "colpevoli" di spostarsi troppo lentamente a lato
per consentire il passaggio del corteo. È volato qualche pugno, sputi ed
insulti: un disobbediente ha rimediato un occhio nero. Alla fine lo striscione
è stato issato tra due alberi.
Lo spezzone anarchico si è sciolto di fronte al lager poiché non
c'era alcun interesse né a visitare la prigione né, tanto meno, a
dare una nota di colore ad un luogo ove si perpetra la violenza e l'oppressione
di uno stato, che, anche attraverso una legislazione scopertamente razzista,
crea ed alimenta discriminazione.
Mortisia
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