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Da "Umanità Nova"
n. 1 del 12 gennaio 2003
Mass-Media e anarchici
Veleno e vecchie veline
Una nuova categoria di giornalisti si aggira per l'Italia, si nasconde
nelle redazioni di cosiddetti "prestigiosi organi di stampa", ma non disdegna
i meno blasonati fogli provinciali, e, anche se resta silente per la maggior
parte del tempo, quando meno te lo aspetti colpisce con la sua infallibile
prosa.
Questa nuova genia di maghi della tastiera del computer, esperta nel
riciclare sempre le stesse frasi fatte, si è specializzata in un
genere che negli ultimi anni sta andando per la maggiore: l'anarchismo
"insurrezionalista".
Una categoria, quella degli "anarchici insurrezionalisti", che sembra
(con le debite differenze) aver preso nelle redazioni dei media ufficiali
il posto che nella seconda metà degli anni '70 fu della famigerata
"autonomia operaia", prezzemolo di tutti gli articoli riguardanti episodi
più o meno violenti collegabili in qualche modo ai movimenti di
opposizione sociale.
Non passa giorno, non viene scoperto ordigno (bomba o petardo che sia
ha poca importanza) che non si faccia riferimento agli "insurrezionalisti"
che sembrano diventati ormai l'incubo degli apparati polizieschi italiani
e, di conseguenza, l'argomento preferito dai cronisti nostrani.
E, per alimentare questo ricco filone, tutto fa brodo: il volantino
che viene presentato come un proclama terrorista o il sito web che diventa
fonte di informazione primaria dei pericolosi "insurrezionalisti".
Il 17 dicembre scorso su "il Piccolo" di Trieste è comparso un
illuminante articolo che spiega ai lettori chi siano questi pericolosi
"anarchici" che stanno spedendo in giro libri incendiari. Nulla che non
sia stato già scritto mille altre volte (il copia e incolla del
computer fa miracoli...) e, vista la dimensione locale del quotidiano,
viene preso di mira il "Circolo Libertario Emiliano Zapata" di Pordenone
per aver distribuito un volantino contro le carceri in concomitanza con
la visita in città del Ministro della giustizia. Lo Zapata viene
così arruolato, volente o nolente, nella "rete dei ribelli" che
farebbe da riferimento italiano ai seguaci di unabomber, un misto di,
citiamo testualmente: "anarcoinsurrezionalisti [...] squatter di mezza
Europa, gli anarchici spagnoli dell'ala violenta, i neopagani di fede
cimbra, gli anarco ambientalisti."
Il 20 dello stesso mese è la volta di "Panorama", che pubblica
un capolavoro a firma di un solito noto (vedi "Umanità Nova" n.
27 del 1/9/2002): "Alta tensione", di Giacomo Amadori e Maurizio Tortorella,
è il solito fritto misto di storie già note, dalla situazione
carceraria di Marco Camenish all'inchiesta Marini, raccontate - naturalmente
- con un particolare accento sugli aspetti più "piccanti" e con
la segnalazione dei "siti internet della rete anarchica" che costituirebbero
la fonte di informazione primaria degli "anarco-insurrezionalisti". Tra
questi vengono citati anche quello di "anarcotico.net" e quello del "Gruppo
Contropotere" di Napoli. Contrariamente al precedente articolo, questa
volta i siti segnalati sono tutti di area anarchica, colpevoli - addirittura!
- di fornire informazioni sulla situazione dei prigionieri che, nella
prosa distorta dei giornalisti si trasforma in una attività estremamente
pericolosa.
Ma questi sono solo gli ultimi due casi di una serie di articoli disinformativi
che hanno un obiettivo fin troppo scoperto, ma non per questo meno pericoloso:
creare un clima che faciliti l'associazione di qualsiasi cosa - sia esso
un individuo, un sito web o gruppo che faccia riferimento all'anarchismo
- con attentati e bombe. Una vera e propria campagna anti-anarchica, proprio
come nel 1969, alla vigilia della Strage di stato e dell'assassinio di
Giuseppe Pinelli. Ed i primi concreti risultati non sono mancati: mentre
c'è chi si diverte a scrivere, c'è chi - anche a causa di
questa campagna mediatica - si vede rifiutare la scarcerazione solo perché
etichettato come anarchico, come è accaduto per alcuni degli arrestati
per i fatti di Genova.
Pepsy
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