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Da "Umanità Nova"
n. 2 del 19 gennaio 2003
Inform@zione
Veneto: un CPT come regalo di natale
Se ne era parlato già
circa due anni fa, stavolta però - grazie anche all'impulso politico
conseguente all'entrata in vigore della legge Bossi-Fini - l'istituzione
anche in Veneto di un Centro di Permanenza Temporanea per immigrati "clandestini"
appare ormai solo questione di tempo.
La Regione di centro-destra, nella persona dell'assessore alla Sicurezza
e ai Flussi migratori Zanon, ha infatti accolto le richieste avanzate
nell'ambito della Conferenza regionale per la sicurezza di prefetti e
questori che lamentano un certo dispendio di agenti, mezzi e spese per
il trasferimento coatto degli "irregolari" nei CPT di altre regioni, in
particolare al sud tra cui quelli di Lecce, Agrigento e Brindisi.
Nel 2002 sarebbero stati circa duemila, arrestati soprattutto nei rastrellamenti
effettuati nelle province di Padova, Treviso e Venezia.
Adesso però la scelta del territorio e della struttura destinati
ad ospitare il primo CPT veneto non appare affatto semplice, dato che
le autorità dovranno fare i conti con diverse opposizioni, da quella
paranoica di sindaci e settori di popolazione contrari alla presenza di
immigrati - persino detenuti! - vicino ai propri centri abitati, a quella
degli antirazzisti non disposti a subire l'edificazione di una prigione
che ha tutto l'aspetto di un vero campo di concentramento nel quale non
sono garantite né condizioni decenti di vita né i benché
minimi diritti umani, come più volta denunciato anche da Amnesty
International.
Sulla stampa regionale si parla di 55 possibili siti dismessi dal Ministero
della Difesa, quali caserme, depositi militari, fortificazioni, poligoni,
dislocati in tutta la regione da Verona a Chioggia; ma, analizzando l'elenco
reso noto, ci si rende conto che quelli possibili sono al massimo una
ventina.
L'area prescelta due anni fa era stata quella tra le province di Vicenza
e Padova, adesso si parla di quella tra Venezia, Padova e Rovigo: come
ubicazione, data la sua centralità, sarebbe l'ideale nella logica
di tale infausto progetto, ma vorrebbe dire preventivare un conflitto
assai duro con le organizzazioni antirazziste e solidali, massicciamente
presenti in tutte le province interessate, tanto da far ritenere che una
simile decisione sarebbe finalizzata proprio - per la gioia malsana dell'on.
Ascierto - allo scontro sociale e all'affermazione autoritaria delle logiche
di sfruttamento e discriminazione.
Una scelta comunque che deve trovare tutta l'opposizione possibile e immaginabile.
Alcuni compagni
Marco Camenisch "Martino" risponde all'isolamento con lo sciopero
della fame
Da vari comunicati apparsi in rete e circolanti in forma
cartacea, apprendiamo che Martino è stato trasferito da Pfaefflikon,
vicino Zurigo, al carcere di Thorberg, Krauchthal, un piccolo borgo nei
dintorni di Berna. La motivazione addotta è che ha avuto termine
l'istruttoria, e dunque sono venute meno le motivazioni per la custodia
in isolamento stretto.
Il trasferimento è avvenuto qualche giorno prima della manifestazione
convocata per lo scorso 14 dicembre, cui ha partecipato anche un folto
gruppo di compagni giunti dall'Italia, la quale con tempestività
si è trasferita all'esterno della nuova prigione, riuscendo così
a portare a segno il suo messaggio di solidarietà.
Negatogli il trasferimento a Lugano, che avrebbe consentito a Martino
una certa vicinanza con la famiglia, ed essendo la condizione detentiva
di estremo isolamento e rigidità sotto ogni aspetto (non solo quelli
della località e del clima: colloqui ai famigliari negati, doppi
vetri anche per parlare con l'avvocato, taglio della corrispondenza),
egli ha dunque deciso di dar corso ad uno sciopero della fame che è
intenzionato ad iniziare il 18 gennaio, sostentandosi soltanto con acqua
e zucchero, e proseguire per almeno 30 giorni.
L'indirizzo cui fargli pervenire messaggi è: c/ Strafanstalt -
Thorberg - CH-3326 Krauchthal.
Fra le iniziative in preparazione in sostegno della sua resistenza, per
sabato 1 febbraio, dalle 14 in poi, a piazzale Galileo, Firenze, davanti
al consolato svizzero, si terrà un presidio.
Maggiori informazioni: marco-camenisch@libero.it
A. Nicolazzi
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