archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 3 del 26 gennaio 2003

Schiavitù e repressione
ALCA: cancellare ogni libertà dei lavoratori

Con guanti di lattice Julia frigge patate nell'olio che bolle a più di 200 gradi. La macchina che Elsa utilizza nella sezione confezioni, disegnata per funzionare a 80 colpi al minuto, viaggia a 120. Rosalba dentro la fabbrica asfissia perché i ventilatori agitano in permanenza la stessa aria rovente e rancida delle friggitrici.

Le mani di Julia sono piene di bolle. Elsa ha i polsi gonfi a causa della velocità della macchina. Rosalba, per via delle varici, può lavorare seduta, ma in questo modo prende il raffreddore perché le sedie sono in alluminio.

Le varici sono la principale malattia nella filiale argentina della Pepsico Snacks, filiale della Pepsi che produce patate fritte ed altri generi alimentari; il 70 per cento del personale è femminile e si lavora 8 ore in piedi, con 30 minuti per mangiare o andare in bagno. Lo scorso anno una di esse ha ottenuto che l'impresa fosse obbligata a pagare il suo trattamento di flebologia. È stata immediatamente licenziata ed il sindacato, complice del padrone, ha stralciato questa copertura medica specialistica dal servizio sociale di assistenza.

Con salari di fame, Julia, Elsa e Rosalba sono divenute capifamiglia, quando i loro mariti sono passati ad ingrossare le fila della disoccupazione. Per questo la multinazionale è convinta che dovrebbero esserle grate di poter lavorare in un'impresa che, dopo aver sgominato il mercato nazionale delle patate fritte, si vanta di dare impulso ad una politica corretta verso le donne e le minoranze etniche, così almeno recitano i suoi spot televisivi.

Ciononostante, in tema di repressione dei lavoratori, la Coca Cola sembrerebbe sorpassare in efficienza le sua acerrima concorrente. In Colombia ed in altri paesi, per esempio, la "scintilla della vita" (slogan lanciato dai media, ndt) è specializzata a seminare morte. "La Coca Cola e la sua filiale Panamco - afferma un comunicato sottoscritto a Bruxelles da 27 organizzazioni sindacali - partecipano alla sporca guerra contro il movimento sociale e negli ultimi 10 anni otto dirigenti sindacali sono stati assassinati, oltre ai perseguiti e licenziati dall'impresa."

Le violazioni dei diritti umani nella Coca Cola non sono limitate alla Colombia. Negli Stati Uniti, Guatemala, Filippine, Pakistan, India, Israele e Venezuela, il sindacato degli alimentaristi ha intrapreso iniziative di tipo giudiziario contro la compagnia. Uno dei paradossi denunciati dai sindacati e dai collettivi sociali è che sotto l'ombrello della globalizzazione e della militarizzazione dell'America latina, la Coca Cola può comperare la coca e lavorarla per la sua bevanda, mentre gli indigeni che da tempo immemorabile la coltivano sono repressi nel contesto della guerra alle droghe.

Questi casi rappresentano soltanto alcuni della simbiosi tra la violenza e l'imposizione del capitalismo selvaggio. Multinazionali ben note come McDonald, Monsanto, United Fruit, Unilever, Ford, Endesa, General Motors, Repsol, Mercedes Benz, Bayer ecc., anch'esse sono andate perfezionando i loro metodi di repressione dei lavoratori.

Nel 1975 le forze armate argentine hanno giustificato la legalità del loro agire repressivo basandosi su un decreto firmato da Carlos Ruckauf (attuale cancelliere del presidente Eduardo Duhalde) nella sua qualità di ministro del governo di Isabel Martinez de Peron. Il decreto ordinava ai militari di annientare ciò che in forma generica era denominato "sovversione".

Durante il processo del 1985 ai comandanti della dittatura vennero raccolte testimonianze che dimostrarono come le truppe di assalto del generale Ramon Camps abbattevano le porte dei delegati operai, identificandoli attraverso gli schedari dell'ufficio del personale della Ford. L'anno scorso, il giornalista Gaby Weber ha dimostrato in modo incontrovertibile la complicità dell'ex ministro del lavoro, Carlos Ruckauf, nello sterminio di 14 membri della commissione interna della Mercedes-Benz nella località di Cañuelas.

Nel novembre 2002 è stata presentata al tribunale di La Plata una denuncia basata sulla dichiarazione di Pedro Norberto Troiani, sopravvissuto alla dittatura militare del 1976-83, che dimostra che la Ford Motor Argentina si era trasformata in quartiere militare fin dal 24 marzo 1976, giorno in cui ebbero inizio le sparizioni di lavoratori della Ford: "Lo stesso giorno del mio sequestro, l'impresa mi mandò un telegramma a casa intimandomi di presentarmi al lavoro o di considerarmi licenziato... Il sindacato ci voltò le spalle."

L'alleanza fra le multinazionali, le imprese locali, i politici ed i sindacalisti corrotti, i militari e lo Stato è lungi dall'essere una novità. Il progetto di Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), che formalmente avrà inizio nel 2005, ha lo scopo inevitabile di farla finita con qualunque diritto dei lavoratori e attualizzare i metodi di repressione e di schiavitù come quelli che abbiamo visto, semplicemente aggiornandoli.

José Steinsleger (La Jornada)

Trad. AEnne

 


Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it