Da "Umanità Nova"
n. 3 del 26 gennaio 2003
Maldicenze in punta di penna
Caro Diario, (lettera al settimanale Diario)
Sul numero della scorsa settimana del settimanale nazional-popolar-democratico-deagliano
"Il diario della settimana" è stato pubblicato un articolo sul
congresso FAI di Imola.
Massimiliano Boschi, l'autore del pezzo, oltre ad altre amenità
ha scritto "...gli anarchici della FAI non sono naturalmente tesserati.
Per aderire, a titolo individuale o di gruppo, è sufficiente l'accettazione
del "Patto associativo" e l'adesione al "Programma Malatestiano del 1919.
Il tutto è lasciato alla responsabilità individuale. Ovvio,
quindi, che gli anarchici siano sempre stati una manna per provocatori
ed infiltrati di ogni risma e che sia facile per chiunque piazzare ordigni
di diverso potenziale in giro per il paese e poi rivendicare a nome degli
anarchici."
Un collaboratore di UN ha scritto una lettera, una sorta
di elegante divertissement, e l'ha inviata al Direttore di "Diario". Ve
la proponiamo integralmente sulle pagine di UN.
Al Ministero dell'Interno (Ufficio di competenza)
e, per conoscenza, ad Enrico Deaglio, direttore di "Diario"
Con la presente dichiaro di rinunciare all'incarico assegnatomi, dato
che non è affatto facile infiltrarsi nell'organizzazione denominata
FAI, come invece è stato scritto sulle pagine della rivista diretta
dal sig. Deaglio.
Faccio infatti presente che quando ho ricevuto tale incarico non ero
a conoscenza dell'ambiente in cui avrei dovuto operare e d'altra parte
in precedenza non avevo avuto difficoltà ad ottenere la tessera
di un importante partito di sinistra e, tanto meno, entrare in un cosiddetto
centro sociale.
In teoria, è vero, per essere riconosciuti come aderenti della
FAI basta dichiarare la propria accettazione del Programma di tale E.
Malatesta e del Patto associativo federale; ma in realtà le cose
non sono così semplici.
Innanzi tutto è necessaria la "presentazione" da parte di un
gruppo o di un altro aderente riconosciuto e questa si ottiene soltanto
facendosi conoscere e svolgendo attività militante assieme agli
anarchici federati. Entrare in relazione con essi non ha presentato soverchie
difficoltà, dato che le loro sedi e i loro recapiti sono pubblici,
ma i problemi sono iniziati quando il gruppo da me contattato mi ha invitato
a partecipare alla sua normale attività, ossia a due riunioni serali
settimanali, alle iniziative militanti organizzate ogni sabato e alle
frequenti assemblee domenicali di coordinamento regionale.
A tutto questo vanno poi ad aggiungersi nel corso di ogni settimana
incontri vari, cene sociali, partecipazioni ad estenuanti assemblee cittadine
con altre realtà di movimento, picchettaggi in occasione di scioperi,
presidi e un frenetico lavoro di propaganda quali volantinaggi, diffusione
stampa e affissione abusiva di manifesti in ore notturne (anche sotto
zero!).
Praticamente, da quel momento, la mia vita non ha avuto più orari
essendo stata del tutto assorbita e stravolta da tale impegno con ritmi
a cui non ero abituato, ed in conseguenza di ciò ho patito uno
stato di stress ed è anche naufragato il mio fidanzamento.
Tanto più che, nelle ore libere, ho dovuto necessariamente studiare
una quantità di testi classici dell'anarchismo per essere in grado
di affrontare i dibattiti collettivi, quali ad esempio uno per me del
tutto inaccessibile attorno al cosiddetto "piattaformismo" che, per quanto
ho potuto capire, non è un atteggiamento politico condiviso.
Così come mi resta oscura la differenza tra gruppi di sintesi
e di affinità.
Tale mia inadeguatezza culturale l'ho dovuta riscontrare soprattutto
in merito all'agire anarchico che ritenevo improntato a metodi terroristici;
infatti ogni volta che ho provato ad incanalare la discussione sulla necessità
di "fare azioni concrete" quali attentati e simili, mi hanno guardato
tutti come un idiota facendomi presente che quella della FAI era la pratica
dell'anarchismo sociale e che nel Programma del summenzionato Malatesta
era sottolineata la coerenza tra mezzi e fini proprio della prassi libertaria.
Alla mia domanda riguardo la loro opinione riguardo i famigerati "insurrezionalisti",
mi è stato obiettato che pur essendo tutti gli anarchici favorevoli
all'insurrezione questi non sono mai stati espulsi dalla FAI, in quanto
questa fazione non ha mai aderito alla FAI stessa.
Mi hanno pure parlato di organizzazione, di lotta di classe e di comunismo
senza Stato, accrescendo il mio disorientamento dato che al corso preparatorio
per agenti informatori e provocatori, sugli anarchici mi avevano insegnato
cose diverse.
Ho sospettato quindi che vi fosse un "secondo livello" segreto, ma non
sono riuscito a scoprirne traccia neanche facendo scolare un'intera bottiglia
di grappa ad una nota militante.
Dopo il mio incauto approccio devo aver cominciato a destare sospetti,
dato che quelli del gruppo hanno cominciato a chiedermi soldi per la Cassa
Federale, per il Bollettino Interno, per una sottoscrizione in favore
degli anarchici argentini, per pagare i volantoni antirazzisti, per finanziare
una manifestazione antimilitarista a La Spezia, etc.
Sono stato pure costretto a sottoscrivere un abbonamento annuale sostenitore
con gadget ad Umanità Nova.
E francamente non ne posso più.
Chiedo quindi rispettosamente un trasferimento in Barbagia, onde espletare
al meglio il mio servizio.
L'infiltrato n. Y-0069 (A)
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