Da "Umanità Nova"
n. 4 del 2 febbraio 2003
La Spezia 25 gennaio
Disarmare il militarismo
Il Golfo di La Spezia, osservato dall'alto delle colline che lo circondano,
è una sorta di grossa turchese incastonata tra i monti. Di lontano
mostra ancora tutta la bellezza che incantò i poeti che lo scelsero
come dimora. Più da vicino la realtà è purtroppo
ben diversa. Le fortificazioni del porto militare, le ciminiere delle
fabbriche d'armi sono solo il segno più visibile di una presenza
militare che ha duramente marcato il territorio spezzino, inquinandone
e distruggendone la bellezza.
La scelta di La Spezia come luogo della manifestazione antimilitarista
svoltasi sabato 25 gennaio è stata quindi non casuale.
In questi giorni i bombardieri scaldano i motori per la guerra di Bush
II e decine di unità della marina militare degli Stati Uniti, della
Gran Bretagna e della stessa Italia sono partite per il Golfo Persico
mentre decine di migliaia di uomini in armi si apprestano all'invasione
dell'Iraq. In Italia e nel mondo si moltiplicano le manifestazioni contro
la guerra: negli stessi Stati Uniti ed in Gran Bretagna le iniziative
indette in occasione dell'anniversario della prima guerra del Golfo sono
state occasione di cortei imponenti. Segno inequivocabile che, diversamente
dalla guerra afgana e da quella per il Kosovo, l'opposizione alla follia
bellica sta crescendo. In questo quadro la manifestazione di La Spezia
si è inserita come momento forte di opposizione alla guerra. Ma
non solo. A la Spezia si è manifestato anche e soprattutto contro
il militarismo, che attraversa lo spazio fisico e sociale nel quale siamo
forzati a vivere.
In questi anni abbiamo assistito ad una crescita della spesa militare
a danno di quella sociale, ad una ripresa della più becera retorica
bellicista, ad un'ossessiva campagna di reclutamento nelle strutture militari,
favorita da una legislazione che apre canali di ingresso privilegiato
agli ex militari nella pubblica amministrazione. Opporsi al militarismo
è quindi essenziale per fermare l'escalation bellica ma anche per
dar forza alla lotta contro l'autoritarismo statuale.
Il progressivo ridefinirsi dei paradigmi bellici dopo la fine della
guerra fredda mostra in modo inequivocabile come gli ambiti di mediazione
politica tipici dell'epoca conclusasi con il crollo del muro di Berlino
si stiano progressivamente sgretolando.
La posta in gioco è molto alta perché sul tappeto vi è
la cancellazione definitiva del pur residuale ruolo dell'ONU, quale ambito
di definizione di regole, che per quanto sempre asimmetriche, lasciavano
aperto uno spazio nel quale, pur sancita la superiorità del più
forte (il Consiglio di Sicurezza ed i suoi cinque membri dotati di facoltà
di veto), si desse una parvenza di "legittimità" alle varie operazioni
belliche. Nel lontano 1991, quando il Bush I, diede inizio alla guerra
contro l'Iraq, la coalizione a guida statunitense partì con la
benedizione dell'ONU. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata
parecchia ed il ruolo dell'ONU, in un mondo sempre più unipolare,
è divenuto esile, sostanzialmente ininfluente.
La "guerra preventiva" enunciata da Bush di fatto prefigura un ordine
in cui il gendarme americano si assume il ruolo di poliziotto, giudice
e boia. Con o senza il beneplacito delle Nazioni Unite.
In questa complessa partita è certamente positivo che nelle piazze
d'Italia e del mondo si sia espresso un movimento che alla guerra si oppone
indipendentemente dall'ombrello di "legittimità" che potrebbe offrirle
l'ONU. Ma sarebbe ancora più importante che quest'opposizione sapesse
intervenire contro il militarismo in tutte le sue forme, partendo dalla
lotta contro la presenza militare sul nostro territorio, contro la produzione
ed il commercio d'armi, contro la propaganda di stampo militarista tra
i giovani.
A La Spezia il 25 gennaio si è fatto un importante passo in questa
direzione.
Diverse migliaia di compagni e compagne hanno attraversato la città
manifestando contro tutti gli eserciti e contro tutte le guerre.
L'appello dell'"Assemblea Antimilitarista ed Antiautoritaria" è
stato raccolto in modo significativo, nonostante, anche in quest'occasione,
il silenzio dei media, specie di quelli cosiddetti di "sinistra" sia stato
fragoroso. L'"Assemblea" negli ultimi mesi è divenuta punto di
raccordo di molte e diverse realtà (collettivi, individui, gruppi,
comitati ecc.) che da anni lottano sul fronte antimilitarista, che hanno
avviato un confronto per continuare o cominciare a disertare sia i luoghi
sia i meccanismi dell'assassinio statuale e capitalista.
Un corteo rumoroso e determinato ha attraversato la città, passando
per alcuni dei luoghi che meglio identificano l'asfissiante colonizzazione
militare di La Spezia: l'ammiragliato, l'arsenale militare, alcune caserme.
Decine gli striscioni di segno antimilitarista e libertario, migliaia
le bandiere rosse e nere dei compagni convenuti nella città ligure
da tutt'Italia. Un corteo comunicativo che ha spiegato le ragioni del
proprio manifestare agli abitanti di una città che si mostrata
aperta e disponibile all'ascolto nonostante l'allarmismo di alcuni media
locali nei giorni precedenti.
Dopo la partenza da piazza Brin il lungo serpentone di è snodato
lentamente per le strade, fermandosi ripetutamente per interventi informativi.
Lungo tutto il percorso ha suonato e cantato il gruppo dei compagni di
Modena, mentre un gruppo punk procedeva al ritmo cadenzato di tamburi
di latta ed un compagno con la fisarmonica attraversava il corteo.
C'era gente di tutte le età: compagni anziani e giovanissimi,
parecchi i bambini in spalla ai genitori o nei passeggini.
La manifestazione si è conclusa nel centro cittadino con una
serie di interventi dei compagni del Circolo Libertario Binazzi di La
Spezia, di un compagno dell'"Assemblea Antimilitarista ed Antiautoritaria,
di un compagno della FAI di Jesi e di numerosi altri che si sono affollati
al microfono aperto. Nel frattempo, mentre una serata tiepida annunciava
il momento della partenza delle numerose corriere giunte da ogni dove,
i compagni di "Cibo non bombe" distribuivano cibi e bevande.
Come scrivevamo sul manifesto di indizione della manifestazione abbiamo
voluto essere "sabbia e non olio nel motore del militarismo".
Nella notte le luci del Golfo brillavano vivide mentre l'ombra copriva
il grigiore delle fortificazioni e delle caserme. Un buon auspicio perché
quello che è divenuto il golfo dei militari torni ad essere il
golfo dei poeti.
Eufelia
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