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Da "Umanità Nova"
n. 4 del 2 febbraio 2003
Enichem di Priolo
Grassatori ed assassini
Non è una novità l'inquinamento in una delle aree a più
alto concentramento industriale chimico d'Europa, quella di Augusta-Priolo-Melilli;
non lo è per magistrati, politici, amministratori, come non lo
è per i cittadini e i lavoratori. Neanche la nascita di bambini
malformati è una novità: all'ospedale di Augusta ne nascono
da almeno vent'anni, e lo stesso vale per quello di Gela. Ciò che
c'è di nuovo nella vicenda scoppiata a metà gennaio, è
l'arresto di ben 17 tra dirigenti e funzionari Enichem degli stabilimenti
siracusani e di quello di Gela, e anche se per quasi tutti sono scattati
gli arresti domiciliari, resta il fatto che ormai l'inchiesta è
avviata, i capi parlano, la catena delle complicità e delle omertà
si allarga a medici e funzionari comunali e provinciali, e difficilmente
i magistrati potranno tornare indietro come un tempo.
L'inquinamento di cui si parla, è un calcolato elemento matematico
nella contabilità aziendale, è uno dei fattori che può
determinare uscite od entrate, attivi o passivi; basti pensare che nel
solo periodo di 14 mesi, tra l'aprile 2001 e il giugno 2002, l'Enichem
ha risparmiato in materia di smaltimento dei rifiuti tossici qualcosa
come 5 miliardi di euro! A questa cifra, una mancata uscita che si trasforma
in una pesante entrata indiretta, sono stati sacrificati l'acqua, l'aria
e la vita di una popolazione numerosa soggetta ai ricatti e al terrorismo
padronale, per cui un lavoro è comunque un obiettivo cui si possono
sacrificare la salute e l'avvenire.
È la stessa logica che ha determinato il comportamento di una
intera classe dirigente dell'Eternit di contrada Targia, alle porte di
Siracusa, che con l'amianto ha fatto affari per mezzo secolo, e sul mancato
smaltimento corretto, cioè sull'evasione delle spese per lo stoccaggio
degli scarti, interrati o gettati a mare, ha realizzato profitti enormi
provocando anche una strage tra operai e perfino tra i loro familiari.
È la logica padronale secondo la quale il portafoglio viene prima
d'ogni altra cosa.
L'altra novità riguarda i casi di bambini nati con varie malformazioni
nella zona, in modo particolare all'ospedale di Augusta, che copre tutti
i paesi dell'area industriale; ne nascono da decenni: il giudice Amendola
nei primi anni ottanta ne ricavò un'inchiesta che sembrava poter
andare sino in fondo, ma che si concluse con il suo trasferimento e la
continuità di quella situazione. Qui la novità è
che adesso si parla di cifre: dopo anni di ridimensionamenti e di sottovalutazioni,
si parla di circa mille bambini; e se le dichiarazioni ufficiali danno
questa cifra, stiamo pur certi che almeno saranno il doppio.
Il mercurio nell'acqua della baia di Augusta, rimesso in circolazione
nella popolazione attraverso i pesci: 2500 volte superiore al livello
normale; l'aria intrisa di sostanze cancerogene che intaccano il patrimonio
genetico; alta mortalità per cancro; un territorio completamente
distrutto nelle sue risorse naturali: falde acquifere, agricoltura, risorse
turistiche, pesca, saline; l'occupazione in calo rapido. Il mito della
chimica va in frantumi, portandosi appresso quello dello Sviluppo, per
il quale è stata immolata una classe lavoratrice che di questo
Sviluppo non ne coglieva che il vago contorno fatto di lavoro a qualsiasi
condizione, naufragata nel resistenzialismo perdente, aggrappata allo
stillicidio dei diritti, nella speranza di salvarsi svendendone il meno
possibile.
La vicenda del polo industriale siracusano, come già quella di
Gela, molto simili, come anche quella di Termini Imerese, impongono delle
serie riflessioni sul concetto di qualità (della vita, del lavoro)
e di dignità, e obbligano a misurarsi con errori ed orrori che
hanno steso a terra intere generazioni di braccianti, di operai, di piccoli
artigiani e contadini, convinti di aver trovato uno sbocco alla loro sete
di normalità, e invece incanalati verso una nuova tragica sconfitta.
Si rialzeranno?
Pippo Gurrieri
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