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Da "Umanità Nova" n. 4 del 2 febbraio 2003

Berlusconi gioca duro
Lavoro sempre più flessibile

Mentre la sinistra politica e sindacale discute e si divide sull'atteggiamento da prendere sul referendum per l'estensione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori alle imprese con meno di 15 dipendenti, il governo ha deciso, con una mossa più da poker che da gioco degli scacchi di rilanciare.

D'altro canto, è noto, che il presidente del consiglio dei ministri è attratto dal gioco duro e dall'azzardo e, da questo punto di vista, è favorito dal fatto che la mobilitazione dell'anno passato contro l'abolizione dell'articolo 18 era, lo rilevavamo allora e ne abbiamo una sgradevole conferma, necessariamente limitata ed unilaterale.

A maggior ragione, la proposta referendaria appare oggi come un tipico caso di ristrutturazione di una casa nel mentre c'è un terremoto.

Giovedì 23 gennaio, infatti, la Commissione Lavoro del Senato ha terminato l'esame degli emendamenti alla "Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro", una prima corposa tranche del Libro Bianco di Maroni, e li ha bocciati. La legge delega arriverà, quindi, blindata al senato.

Prima di ricapitolarne alcuni punti salienti, può essere opportuno ricordare che già oggi, secondo i dati Istat i lavoratori con contratto di Collaborazione Continuativa Coordinata (co.co.co) sono 2.130.000, che circa 500.000 lavorano nelle cooperative che centinaia di migliaia sono apprendisti, hanno un contratto a tempo determinato, "godono" di borse lavoro o stage, sono lavoratori interinali. Tutti questi lavoratori, oltre ad essere esposti al dispotismo aziendale, sono privi di un'adeguata tutela dal punto di vista normativo, in particolare per quanto riguarda il diritto alla pensione.

Questo senza calcolare la massa dei lavoratori in nero, immigrati ed italiani, che sfuggono alle stesse statistiche ufficiali e che costituiscono un segmento importante della forza lavoro in questo paese.

Vi è, insomma, un intero universo sociale, quello del lavoro precario ed atipico, che è fuori del sistema delle garanzie, che non è direttamente interessato all'estensione dell'articolo 18 nelle forme previste, per sua stessa natura dal referendum, che, nei progetti del governo deve dilatarsi a dismisura e che, infine, pone straordinari problemi di iniziativa politica e sindacale.

Sempre per rinfrescare la memoria a molti "antiberlusconiani", è il caso di ricordare che la crescita di questo universo sociale non si è data per decreto divino ma per la pressione e grazie a precise scelte politiche dei governi di sinistra che hanno avuto, come nel caso del Pacchetto Treu nel 1997, il sostegno del PRC.

Veniamo all'oggi, la proposta di legge di "Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro" (848-B) si articola in tre aspetti fondamentali.

1) Accesso al lavoro: sancisce la definitiva scomparsa del collocamento pubblico e quindi la sua privatizzazione. Liberalizza l'attività delle agenzie interinali che possono estendere i loro "servizi" a qualunque funzione di accesso al lavoro, dalla formazione a qualunque altra funzione di intermediazione di manodopera. L'intervento, probabilmente il più pericoloso, è la combinazione della revisione sulla normativa di trasferimento di un ramo d'azienda con "l'ammissibilità della somministrazione di manodopera, anche a tempo indeterminato" e la contestuale abolizione della legge 1369 del 1960 che vietava la "mera somministrazione di mano d'opera" (che è il principale strumento legislativo per le vertenze contro il lavoro precario ed era il frutto delle lotte, in particolare bracciantili, contro il caporalato). L'insieme di questi interventi introduce in Italia lo strumento di "staff leasing", pratica diffusa negli USA, cioè il lavoro interinale a tempo indeterminato.

Questo consente all'impresa utilizzatrice un'enorme flessibilità e la libera, a prescindere dalle dimensioni, dai vincoli contrattuali e normativi (compreso l'art. 18 dello statuto dei lavoratori);

2) Forme contrattuali: favorisce ed estende le varie tipologie di contratti precari, sul terreno formativo, dell'orario e tipologico.

Sul terreno formativo oltre all'ulteriore estensione dell'apprendistato e del tirocinio è da sottolineare la volontà di favorire il più possibile le convenzioni fra scuole e università da un lato e aziende dall'altro, volte a facilitare le "misure di inserimento al lavoro, non costituenti rapporto di lavoro". In pratica gli studenti e le studentesse saranno serviti gratis alle aziende sotto forma di stage e tirocini, o quasi gratis perché, bontà loro, si potrebbe prevedere "l'eventuale corresponsione di un sussidio".

Sull'orario, facilita e favorisce il lavoro a tempo parziale agevolando il ricorso agli straordinari (per i part time), agevolando forme flessibili ed elastiche del tempo parziale (anche per chi ha il contratto di lavoro a tempo determinato), agevolando con norme anche previdenziali l'utilizzo a tempo parziale di "lavoratori anziani" e, tanto per gradire, il computo in proporzione dell'orario contrattuale dei lavoratori impiegati nell'azienda a fini delle norme legislative e contrattuali collegate alla dimensione aziendale (per capirci: due lavoratori che hanno un orario dimezzato contano uno per esempio per l'applicazione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori).

Sulle tipologie contrattuali, istituisce il lavoro a chiamata cioè la "disponibilità allo svolgimento di prestazioni di carattere discontinuo o intermittente"; istituisce il lavoro a prestazioni ripartite "fra due o più lavoratori, obbligati in solido nei confronti di un datore di lavoro"; per le prestazioni di lavoro occasionale e accessorio, in generale e con particolare riferimento a opportunità di assistenza sociale, queste sono regolarizzabili attraverso la tecnica dei buoni in sostituzione del salario; si instaurano prestazioni che esulano dal mercato del lavoro e dagli obblighi connessi svolte a titolo di aiuto, mutuo aiuto, obbligazione morale senza corresponsione di compensi soprattutto in agricoltura (in pratica una nuova forma di servitù della gleba); estende al settore agricolo il lavoro interinale; normalizza i contratti di collaborazione coordinata e continuativa e con la certificazione vuole impedire le vertenze a riguardo; infine, per il socio lavoratore, prevede deroghe al contratto collettivo nazionale e la non applicazione del titolo III (dell'attività sindacale) e dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori che, peraltro, le cooperative già non applicano grazie a contratti ed a norme che individuano nel socio lavoratore una sorta di imprenditore.

3) Giurisprudenza del lavoro: istituisce la certificazione del contratto di lavoro e dei regolamenti interni delle cooperative in merito ai contratti di lavoro. Revisiona le "funzioni ispettive in materia di previdenza sociale e lavoro" sia per gli organi dell'ispettorato che degli enti previdenziali al fine di ridurre le sanzioni e le vertenze contro i padroni e "valorizzando l'attività di consulenza degli ispettori" nei confronti dei padroni stessi. In pratica cerca di disarmare completamente il lavoratore e la lavoratrice di fronte al proprio sfruttatore.

Come si vede un ulteriore passo strategico nell'attacco alle condizioni di esistenza non di questo o quel settore ma dell'intero proletariato: disoccupati/e, lavoratrici e lavoratori, studenti.

Come rilevavamo, il movimento che, nel corso del 2002 ha saputo porre forti limiti all'azione del governo e del padronato sul piano giuridico e simbolico non ha, però, saputo porre all'ordine del giorno un'iniziativa forte contro la precarizzazione del lavoro.

A mio avviso, il movimento stesso, ha scontato:

- L'oggettiva difficoltà di sviluppare forme di autorganizzazione e di coordinamento del lavoro precario ed atipico;

- L'egemonia di una CGIL che è legata da mille vincoli a soggetti economici potenti (Lega delle Cooperative, Agenzie per il Lavoro Interinale ecc.) interessati a gestire la precarizzazione;

- Un livello di conoscenza, elaborazione, capacità di proposta su questi temi innegabilmente inadeguate.

D'altro canto, questo è lo scenario reale dello scontro che si va disegnando e rispetto a questo scenario ritengo vada costruita una precisa campagna politica ed aperta la discussione.

Cosimo Scarinzi

 

 

 


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