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Da "Umanità Nova"
n. 5 del 9 febbraio 2003
Politica di "Casa Nostra"
Berlusconi, la TV, l'opposizione
Sono in molti a gridare allo scandalo, ad invocare le regole
democratiche, a domandarsi che fine ha fatto il giornalismo pluralista,
a tacciare di populismo, di regime, di volgare impunità... e per
cosa? Per una videocassetta Betamax registrata, nella quale il Primo Ministro,
Silvio Berlusconi, - all'indomani della sentenza della Cassazione che
ha deciso che i processi per corruzione contro di lui ed il suo amico
Cesare Previti devono rimanere a Milano - da prova di impiegare i media
nel solo e unico modo in cui questi strumenti sono utilizzati da chi li
controlla: per trasmettere ordini, non certo informazioni, dallo studio/set
di casa sua.
Potrà piacere o meno il modo in cui la carta stampata e le reti
televisive sono utilizzate per trasmettere ordini (e in fatto di "stile"
il Cavaliere ha il proprio: con tanto di corna, pacche sulle spalle e
battutine salaci), ma ci si risparmi - per cortesia - i commenti moralistici
camuffati da invettive e accuse politiche. Perché delle due l'una:
o Berlusconi ha vinto le elezioni in quanto proprietario dei maggiori
media italiani, oppure i maggiori media italiani hanno permesso a Berlusconi
di vincere le elezioni poiché la sua immagine meglio corrisponde
all'immagine del politico costruita dai mezzi di comunicazione di massa
per "reggere la scena" del teatrino della politica: tutto casa, poltrona,
buoni propositi e affaracci propri.
Detto in altri termini: Berlusconi non ha creato la "sua" televisione
per vincere le elezioni; piuttosto è "questa" televisione che ha
creato l'immagine Berlusconi perché un politico come il Cavaliere
vincesse le elezioni. Che poi ognuno - come si sa - ci metta anche del
suo, pare del tutto ovvio e scontato. Cosicché le registrazioni
dal set televisivo di Villa Arcore (inquadratura fissa su sfondo pastello
contornato da piante sempre verdi, libreria con libri a mo' di suppellettili,
e assenza di mappamondo per non dare troppo all'occhio) sono un retaggio
ed un richiamo all'ambiente paesaggistico del Cavaliere, caratterizzato
- tra Lissone, Monza e Cantù - da una sequenza di grandi magazzini
ed empori del mobile che ha fatto della Brianza il territorio delle vendite
promozionali di camerette, cucine e arredo-bagno a prezzi di fabbrica,
il cui slogan - "provare per credere" - è stato, in seguito, fatto
proprio dal partito/azienda Forza Italia.
Del resto, non è un caso che il centro-destra si sia raggrumato
attorno al simbolo della "Casa delle Libertà": casa come arredo
semplice, pacioso e funzionale; libertà come ricerca del lusso,
del voler mettersi a proprio agio per fare il proprio comodo. Perciò
non è vero che Berlusconi non abbia il "senso dello Stato" perché
antepone i suoi interessi privati agli interessi pubblici della comunità:
lo Stato per Berlusconi è casa sua, e a casa sua (come in ogni
casa) chi è preposto a mettere ordine e a far pulizia non può
certo sostituirsi al legittimo proprietario, decidere per lui, contro
di lui, e - se possibile - senza di lui.
Il centro-sinistra (da sempre orfano della mitica "cuoca" di Lenin)
accusa l'attuale Inquilino dello Stato di voler licenziare la servile
Magistratura perché non è una buona servitù, richiamandosi
ai bei tempi quando la servitù era ascoltata dall'Inquilino (allora
democratico e di sinistra) ed incoraggiata a far bene le "pulizie di fino"
in modo da lasciare tutto in ordine e soprattutto come prima.
La moderna immagine mediatica della politica italiana e dei suoi teatranti
riflette cos" uno spazio interno, chiuso, privato. Una casa dove il "proprietario"
invita ad entrare ed accomoda gli ospiti e i telespettatori in confortevoli
poltrone, secondo precise ed insindacabili disposizioni: sia che ci si
trovi nel salotto di Costanzo, a "Porta a Porta", a "Casa Vianello", nei
padiglioni/alloggio del "Grande Fratello" o in casa del Presidente del
Consiglio. Eppoi, su Internet, c'è pure la web-cam che fa di ogni
casa privata un club privée, non levando nulla - in fatto di volgarità
- al recente spettacolo della "casata Agnelli" nel corso dei funerali
di famiglia.
Sì, la politica è sempre più diventata una branchia
dell'economia anche sotto l'aspetto mediatico, in quanto l'immagine del
politico è rappresentato come chi governa la casa (dall'etimologia
della parola oikos nomos) e degli spazi esterni, comuni, non gliene importa
nulla. Dopotutto fra proprietari si trova sempre il modo per mettersi
d'accordo, soprattutto se il vicino di casa fa la voce grossa perché
ha più millesimi in proprietà. Che poi per strada e nelle
piazze la protesta monti, è sufficiente (finché si può)
o non considerarla, o ridurla ad una semplice festa privata con tanto
di schiamazzi, girotondi, e disobbedienti vari che inneggiano alla servitù
e al bisogno di far pulizia. In casa altrui, s'intende.
Benjamin Atman
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