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Da "Umanità Nova" n. 5 del 9 febbraio 2003

Francia: approvato il pacchetto securitario
Una legge contro i poveri

La scorsa settimana il parlamento francese ha approvato il pacchetto di leggi securitarie proposto dal ministro Sarkozy. In base a tale legge vengono puniti con pene detentive comportamenti quali l'assembramento negli androni delle case, l'occupazione di immobili, la mendicità, le gonne troppo corte... In una parola viene punita la povertà. Vi proponiamo in merito un articolo scritto poco prima dell'approvazione definitiva della legge. Il pezzo, il cui titolo originale è "La marea blu", è stato pubblicato sul numero 1302 di "Le Monde Libertaire" del 9-15 gennaio.

Il progetto di LSI, le Leggi sulla sicurezza quotidiana (LSQ) e la legge Perben rappresentano una risposta "securitaria" [1] a quella parte di astensionisti e alla maggioranza di elettori che nel primo turno delle presidenziali hanno votato Le Pen. In effetti durante questa campagna il RPR (partito gollista del presidente Chirac), poi affiancato dal Partito socialista, si è sforzato di recuperare il senso di vulnerabilità suscitato, in larga parte dei salariati, dalla generalizzazione dell'insicurezza sociale provocata da venti anni di politica liberale e capitalista: la precarizzazione dell'impiego e la precarizzazione del lavoro nell'impresa, con l'accrescimento della flessibilità e l'intensificazione dei ritmi di lavoro, hanno reso vulnerabili strati salariati sempre più numerosi anche fra i dipendenti pubblici. Poiché nessuna forza politica istituzionale ha saputo o voluto definire questa insicurezza sociale e mobilitarsi contro di essa e poiché tale insicurezza si inserisce quasi fisicamente nel corpo e nello spirito di numerosi lavoratori, lavoratrici e precari, sotto forma di un senso di tensione e di pericolo, la percezione di queste minacce, con l'aiuto dei media scritti e parlati, si è diretta verso la minoranza di giovani delinquenti delle periferie delle grandi città, prendendo la forma di una insicurezza fisica. È vero che di pari passo, l'estensione della vulnerabilità sociale ha favorito l'avanzata della piccola delinquenza e ciò ha dato corpo e confermato questa insicurezza fisica. A questo punto, i partiti classici della politica francese responsabili dell'insicurezza sociale, hanno cominciato, con uno scopo bassamente elettoralistico, ad utilizzare l'insicurezza fisica.

La politica securitaria perciò si pone come un sostituto illusorio e malsano alla politica sociale che nessuno di questi partiti vuole condurre. È probabilmente questo che spiega la rapidità con la quale hanno agito il governo Raffarin, Sarkozy, Perben e l'UMP. Essi hanno dunque deciso di dare più mezzi agli Interni e alla Giustizia; questa scelta costerà sempre meno che una politica di lotta contro l'insicurezza sociale che la destra non può permettersi perché gli alienerebbe il sostegno tradizionale dei padroni e del Medef [2] controllato dalla sua frazione più ultraliberale, della lobby degli assicuratori, e perché passerebbe attraverso misure che essa considera troppo costose come quelle iniziate dal governo socialista con la sua legge sulla riduzione dell'orario di lavoro. Oggi il governo Raffarin incarna, con il suo liberalismo di piombo e il suo conservatorismo, un neothatcherismo.

AVANZATA DELLO STATO PENALE

Il governo si disfà delle sue responsabilità addossandole alle famiglie e colpisce le fondamenta dello stato sociale. Mentre la responsabilità della crescita di alcune forme di delinquenza ricade in primo luogo sulle politiche economiche degli ultimi venti anni, la legge Perben agisce in primo luogo a svantaggio delle famiglie povere... mettendo, fra l'altro, da una parte il problema sociale e rafforzando quindi la logica che ha favorito l'aumento delle forme di delinquenza. In effetti la legge stabilisce che i minori internati nei centri correzionali si vedranno privati della quota di sussidio assegnata alla loro famiglia. Questo porta a due conclusioni: la prima è che la famiglia è moralmente e socialmente responsabile dei comportamenti dei propri ragazzi e nel caso se ne dimentichi il ruolo dei politici è quello di ricordarlo e di "responsabililizzarli" con la costrizione; la seconda è che in certi casi la protezione sociale può e deve essere sottoposta e condizionata non solo al rispetto di certe regole sociali ma anche al successo con il quale i genitori riescono ad interiorizzare queste regole ai figli. Una tale restaurazione del legame fra protezione sociale e "moralismo" delle classe popolari ci riporta ai discorsi dei liberali degli anni '30 che difendevano il principio delle assicurazioni sociali contro quello dell'assistenza pubblica con la finalità di "responsabilizzare" i poveri che, come noto, "non sanno neanche gestire i pochi soldi che hanno".

CRIMINALIZZAZIONE DELLA MISERIA

La legge Perben si aggiunge alle disposizioni prese dalla LSQ sui rave-party, sulla lotta contro i contrabbandieri, l'informatica, le riunioni pubbliche, i controlli delle vetture, le perquisizioni, gli agenti di sicurezza o le milizie private al servizio dello Stato, le registrazioni. Ma la lista degli articoli che in nome della sicurezza attentano alle libertà individuali non è finita. Il progetto sulle teleaudizioni colpisce i diritti alla difesa e alla testimonianza anonima e incita alla delazione come ai tempi più bui della storia del nostro paese. Ma non è tutto, il progetto di legge sulla LSI che si appoggia sulla LSQ va ancora più in là: caccia agli immigrati, alle prostitute, ai mendicanti, ai senza alloggio, agli itineranti gitani o rom. Nella LSI la parte "criminalizzazione della miseria" è particolarmente accentuata. In effetti le disposizioni avanzate riguardano direttamente la parte di popolazione socialmente fragile, gli immigrati, gli esclusi, i sottoproletari. Le espulsioni, per esempio, sono rese più facili mentre l'accattonaggio e lo squat diventeranno delitti punibili con pene fino a sei mesi di reclusione. La LSI permetterà di rafforzare i poteri della polizia: tutte le schedature degli organismi pubblici e privati (salvo quelle dei medici e degli avvocati) potranno essere consultati dalla polizia. Con questo testo il governo ha insomma deciso di entrare in guerra contro i poveri: questo testo istituisce una Repubblica dove la povertà è un delitto e dove la manifestazione di una rivolta diviene un crimine.

LE NUOVE CLASSI PERICOLOSE

Se spesso fare politica significa circoscrivere un problema e identificare un nemico, allora queste leggi o progetti di legge definiscono bene, fra le righe, come responsabile una parte della popolazione: quella dei "giovani delle periferie". Questo eufemismo politicamente corretto serve a qualificare i giovani magrebini, in generale sospettati di non essere così poveri in rapporto alla loro condizione sociale iniziale e di arricchirsi indebitamente con l'economia informale e i traffici illeciti.

Questa "classe pericolosa" è descritta dalle cifre sulla delinquenza. Non bisogna tuttavia dimenticare che queste cifre abbondantemente commentate tutti gli anni sono prodotte dalla polizia e dalla magistratura. Esse quindi devono essere lette in modo critico e portano ad interrogarsi sui modi con i quali sono state costruite. Noi non crediamo al concetto di "nuove classi pericolose"; ma anche se riteniamo giuste le accuse di strumentalizzazione delle cifre sulla delinquenza ci pare poco realistico e molto pericoloso rifugiarsi come fanno alcuni sul "mito dell'insicurezza". Non dobbiamo fare dell'angelismo. Sotto la pressione dell'insicurezza sociale, esiste una minoranza di giovani dalle origini più svariate provenienti spesso da ambienti emarginati organizzati in vere gang, con mentalità capitalista, centrata sul mito dei quattrini e del conformismo borghese, che sfruttano una vera economia parallela fondata sul traffico di droga e armi, sulla prostituzione femminile e minorile. Gli abitanti delle periferie delle grandi città sono spesso sottoposti alla loro violenza. Capita spesso che questi delinquenti per emendarsi si arruolino in polizia. E infatti come dice la locuzione "la funzione sviluppa l'organo" e come dimostra la storia, l'aumento delle forze di polizia non ha mai fatto sparire la delinquenza ma al contrario l'ha incoraggiata. Per assicurare la repressione di queste "classi pericolose" bisogna sottomettere le nostre libertà individuali all'arbitrio dello Stato: accetteremo di rimanere immobilizzati ai bordi di una strada a discrezione dei poliziotti? Accetteremo di essere in quanto semplici sospettati schedati a vita in reti informatiche che, moltiplicate all'infinito e incrociate fra loro, forniranno fino ai dettagli della nostra vita quotidiana?

LIBERTÀ INDIVIDUALI, EGUAGLIANZA SOCIALE

Non è con la LSQ, la legge Perben, il metodo Sarkozy che si lotta contro l'insicurezza sociale. E l'insicurezza sociale non si batte neppure designando i poveri, i giovani e gli immigrati come capri espiatori e facendo di ognuno di noi dei soggetti al potere discrezionale dello Stato. Lottare contro la sicurezza sociale significa soprattutto favorire la giustizia sociale e far uscire dalla precarietà e dalla disoccupazione i milioni di persone chi vi si trovano, lottare contro tutte le discriminazioni che dividono gli abitanti del nostro paese e offrire un quadro di vita diverso da quello dei quartieri divenuti ghetti. Non sono i poveri che bisogna combattere: bisogna combattere la povertà! Contro l'attacco alle nostre libertà e alle nostre conquiste sociali noi chiamiamo studenti, lavoratori, contadini, salariati, precari, disoccupati a unirsi in un fronte unitario.

Liberamente tratto da un articolo di Michel Sahuc.
Traduzione di Denis

Note

[1] Il termine francese "securitaire" dovrebbe essere tradotto con "relativo alla sicurezza pubblica"; in realtà da anni in Francia questo termine è sinonimo di un ordinamento o di un modo agire liberticida e fortemente repressivo. Traducendolo "securitario" intendiamo dargli questo significato (nota del traduttore)

[2] La Confindustria francese (NdR)

 

 

 

 


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