Da "Umanità Nova"
n. 5 del 9 febbraio 2003
Revisionismo
Lo sterminio della memoria
Paradossalmente anche la Giornata della Memoria, istituita nell'anniversario
della liberazione del lager di Auschwitz ad opera delle truppe sovietiche,
è servita al governo di centro-destra per un'operazione revisionista
tendente a cancellare e ricostruire a tavolino la memoria collettiva.
Il quadro storico, per i vari Berlusconi-Fini-Casini, in cui inserire
anche quei lager e quella logica di sterminio è chiaro: il secolo
scorso è stato caratterizzato dagli "orrori e dalle sofferenze
causate dai due totalitarismi, quello nazista e quello comunista" mentre
le responsabilità del fascismo italiano sarebbero limitate al massimo
alle Leggi Razziali del '38.
In antitesi a tali orrori, ritenuti figli della Rivoluzione Francese
e dei suoi miti egualitari, viene sottolineata la superiorità -
anche morale - della democrazia e del sistema economico capitalistico,
superiorità in nome della quale oggi gli Usa possono arrogarsi
il diritto di fare guerra alla Jugoslavia, all'Afganistan o all'Iraq.
Per affermare queste "verità" non si va certo per il sottile
e si vorrebbero persino mettere per legge le mani sui libri di testo nelle
scuole, col pretesto di offrire una visione "neutrale" e "plurale" della
storia.
Che nel secolo scorso, vi siano stati dei regimi totalitari è
un dato quasi scontato, ma la prima mistificazione sta nel farli apparire
come "alieni" rispetto alla storia sociale dell'umanità, quasi
fossero frutto esclusivo della folle malvagità di pochi uomini
o conseguenza di ideologie irrazionali.
La seconda interpretazione di comodo è l'equiparazione del regime
staliniano con il "comunismo", nonostante che anche secondo storici non
sospettabili di marxismo tale regime sia stato in realtà un capitalismo
di Stato con un potere burocratico quanto dispotico che negava gli stessi
principi comunisti e rivoluzionari del '17.
Invece, evidentemente, mettere in relazione tale degenerazione autoritaria
con le lotte del movimento operaio e gli ideali d'emancipazione della
"sinistra" serve ad aggredire e criminalizzare tutti coloro che non avendoli
rinnegati continuano ad opporsi al potere dominante e ad alla divisione
in classi della società, siano questi marxisti, anarchici o semplicemente
critici nei confronti della globalizzazione liberista.
In modo analogo i crimini del fascismo italiano, sostenuto ininterrottamente
dai capitalisti di casa nostra, a cominciare dalla famiglia Agnelli, sono
puntualmente elusi e minimizzati: eppure in Libia, Etiopia, Spagna e nei
Balcani gli "italiani, brava gente" hanno commesso stragi non diverse
dalle peggiori truppe d'occupazione, per non parlare delle complicità
dello Stato italiano coi nazisti nella deportazione degli ebrei e nel
sistema concentrazionario, il cui apice fu raggiunto durante il periodo
della Repubblica di Salò.
È una pagina che praticamente deve rimanere chiusa e semmai,
come sostenuto dal prelato governativo Baget Bozzo, il centro-destra dovrebbe
abolire il 25 aprile quale festa della Liberazione dal dominio nazi-fascista
onde favorire la riconciliazione nazionale.
Ma tornando alla Giornata della Memoria, è senz'altro significativo
constatare come, in tale accomodante visione, il nazismo risulti sempre
più estraneo al capitalismo; eppure Hitler senza l'appoggio della
grande industria tedesca, dalla Krupp alla Siemens, ma anche di capitalisti
"democratici" americani, sarebbe rimasto soltanto un pessimo pittore ossessionato
dalle teorie razziste e antisemite.
D'altra parte lo stesso Olocausto non fu altro che il risultato di un'applicazione
estrema delle logiche di sfruttamento capitalistiche, quale fu quella
messa in atto nei lager nei confronti di milioni di asociali, dissidenti
politici, ebrei, zingari, omosessuali, prigionieri di guerra, etc. trasformati
in schiavi condannati a produrre plusvalore fino all'ultima stilla di
vita.
I "sottouomini" furono infatti sequestrati, deportati, numerati ed assegnati
alla produzione bellica, costringendoli al lavoro, con orari oltre ogni
sopportazione, denutriti e senza alcuna effettiva retribuzione, cioè
sfruttandoli sino allo stremo: massimi profitti a costo quasi zero..
Immolare la forza-lavoro era peraltro un vecchio sistema "di regolazione"
del capitale e quando i nazisti si resero conto che i propri schiavi tendevano
a sopravvivere troppo a lungo, divenendo a tutti gli effetti un peso morto,
iniziò il sistematico piano di annientamento nelle camere a gas
di coloro che non erano più in grado di produrre e quindi di tutti
quelli che pur ancora abili risultavano in sovrappiù rispetto alle
esigenze produttive.
Non è un caso che un sopravvissuto ha descritto la realtà
del lager come quella di una grande fabbrica. Di morte.
emmerre
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