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Da "Umanità Nova" n. 5 del 9 febbraio 2003

Torino
Un CPT per bambini

La guerra contro l'immigrazione che ampi settori della destra e di tanta parte della sinistra ha trovato un nuovo fronte: quello contro i bambini. L'obiettivo è quello di aggirare la stessa legge liberticida Bossi-Fini che per quello che riguarda i minori impone il divieto dell'espulsione e l'inserimento in percorsi di formazione.

A Milano il Comune ha licenziato in tronco dodici mediatrici culturali per bambini rom e sinti che lavoravano nelle scuole, ritenendo superfluo qualsiasi investimento diretto a bambini e giovani già obbligati alla vita stipati nei campi nomadi cittadini.

A Torino la situazione è sempre più grave. Sgombero forzato con le ruspe del campo nomadi di Lungo Stura Lazio; continue retate antimmigrato attuate dalla questura nei quartieri Porta Palazzo e San Salvario con sfratti forzati e trasferimenti nel CPT di c.so Brunelleschi di fatto funzionali al progetto di riqualificazione ed allargamento del centro-bene della città, che comporta l'espulsione della popolazione straniera nella periferia.

E, ciliegina sulla torta la costituzione da parte del Comune di un nuovo modello di comunità di accoglienza per minori stranieri arrestati dalla polizia. Attualmente, in base alle leggi vigenti, i minori sotto i 14 anni godono di una tutela umanitaria per cui il giudice invia i piccoli arrestati in comunità-alloggio che tentano percorsi di inserimento sociale e lavorativo, con un permesso di soggiorno per motivi di studio e lavoro. Il rimpatrio del minore può avvenire solo a seguito di precisa e documentata richiesta dei genitori dal paese d'origine. Tra pochi mesi invece il nuovo modello di comunità per minori sarà caratterizzato da telecamere, inferriate, rigore carcerario e condizioni di perenne isolamento sociale e legale, come accade agli stranieri maggiorenni detenuti nei lager di Stato senza aver commesso alcun reato, se non quello di esistere. Ci troviamo quindi di fronte alla costituzione di veri e propri CPT per minori. Le recenti dichiarazioni del prefetto Achille Catalani mettono in chiaro l'aspetto più grave dell'intera operazione. Catalani ha reso noto che è stato realizzato un accordo con le autorità rumene per cui non sarà più necessaria alcuna esplicita richiesta documentata da parte dei genitori per eseguire il rimpatrio del minore verso il paese d'origine. Basterà la disponibilità del consolato a seguito di una imprecisata richiesta in tal senso dalla Romania per espellere i piccoli stranieri, in barba ad ogni tutela umanitaria. Sostanzialmente quindi tale accordo permette di raggirare anche la Bossi-Fini, prevedendo il rimpatrio forzato del minore ed escludendo qualsiasi tentativo di inserimento sociale.

Il comune di Torino ed il prefetto Catalani sono riusciti in un solo colpo a rispondere alle richieste repressive della destra, e a rivestire le espulsioni forzate di bambini poveri di quella patina "umanitaria" di cui amano ammantarsi sinistre istituzionali e associazionismo cattolico. Va in questo senso il richiamo alla "famiglia" e la pretesa che la comunità-prigione sia una forma di protezione. Ma il più delle volte i piccoli dell'est Europa o maghrebini sono venduti proprio dai famigliari a commercianti di esseri umani per conto delle organizzazioni criminali ed è lecito supporre che ben difficilmente queste famiglie faranno richiesta di rimpatrio del bambino. Ed è sin troppo facile prevedere con quanta facilità le autorità del paese d'origine siano disponibili a favorire il rimpatrio, dietro lauta ricompensa a corruttibili burocrati statali.

Esperienze simili si stanno diffondendo su tutto il territorio italiano, ed è allarmante il potenziale discriminatorio che esse esprimono. Per il centro-sinistra al governo nella nostra città nessun futuro va riservato ai bambini che vivono ai margini della nostra città. Ai piccoli rumeni non rimarrà altra scelta che ritornare nei sotterranei metropolitani in branchi di disperazione, mentre i giovani maghrebini pagheranno per sempre l'esclusione sociale dovuta al fallimento del ritorno a casa.

Il commercio internazionale di carne umana, lo sfruttamento sessuale, l'utilizzo quale manodopera in condizioni di schiavitù e come soldati-bambino sono solo le facce più evidenti della persecuzione che i sistemi sociali ed istituzionali occidentali compiono verso i minori dei paesi poveri, con la complicità degli stessi paesi d'origine. A ciò oggi si aggiunge la vergogna di una prigione per bambini poveri in attesa di espulsione.

victor

 

 

 


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