![]() Da "Umanità Nova" n. 6 del 16 febbraio 2003 Fermiamoli! Sciopero generaleLa guerra è già cominciata. In Iraq non è mai finita. 13 bambini su 100 non arrivano ai 5 anni: sono 6.000 quelli che si ammalano di leucemia ogni mese. In 10 anni si è drasticamente ridotto l'accesso all'acqua potabile, alle cure, ai medicinali, al cibo per una popolazione massacrata dalle bombe e stremata dall'embargo. Tonnellate su tonnellate di proiettili all'uranio sparati durante la prima guerra del Golfo producono malformazioni, inquinamento irreversibile dell'aria e del suolo mentre ogni giorno obiettivi civili vengono colpiti dalle bombe angloamericane nella cosiddetta no-fly zone. Gli USA, sotto l'ombrello dell'ONU, nel '91 hanno usato armi di distruzione di massa, colpito indiscriminatamente la popolazione civile, affamato ed assetato un intero paese in una guerra feroce. Oggi Bush II si accinge a finire il lavoro iniziato da suo padre, si prepara alla soluzione finale, all'ultimo atto della "tempesta nel deserto". Qui da noi la guerra è iniziata ormai da tempo. Ne sanno qualcosa i malati, gli studenti, i pendolari, i lavoratori cui sono stati tagliati servizi per finanziare l'esercito, la missione di "peacekeeping" in Afganistan oggi, i bombardamenti della Serbia l'altro ieri. Ne sappiamo qualcosa tutti, ogni giorno subiamo l'erosione progressiva dei già esigui spazi di libertà. Risorse preziose vengono bruciate sull'altare del militarismo per costruire portaerei, per acquistare armi, per assoldare assassini in divisa. Oggi lo fa il governo di destra, ieri lo faceva quello di sinistra. Lo sappiamo: non ci sono poteri buoni. Opporsi alla guerra significa quindi opporsi al massacro degli iracheni e, insieme, lottare per una vita migliore nel nostro paese. Guerra esterna e guerra interna hanno lo stesso fronte. "Alla fine della guerra tra i vinti faceva la fame la povera gente, tra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente" (B. Brecht). Alla guerra preventiva nelle piazze del mondo si sta opponendo la mobilitazione pacifista ed antimilitarista preventiva. Milioni di uomini e donne che non vogliono un futuro di morte, distruzione, cancellazione di libertà. Riempire le piazze è importante ma non basta. Fermare la guerra, inceppare la macchina mostruosa del militarismo richiede un impegno quotidiano, un'insubordinazione collettiva che metta sabbia negli ingranaggi bellici. Il primo passo concreto è lo sciopero generale contro la guerra. Il sindacalismo di base lo ha indetto immediatamente dopo l'inizio del conflitto. Spetta a ciascuno di noi impegnarsi sin da ora perché lo sciopero riesca, perché chi vuole la guerra sappia che noi non ci arruoliamo, che siamo tutti disertori. Eufelia
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