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Da "Umanità Nova" n. 7 del 23 febbraio 2003

Milano: ennesima assoluzione
Operai uccisi dall'amianto


Un'altra assoluzione. Come per Porto Marghera. In questo caso è stato il tribunale di Milano che ha assolto "perché il fatto non sussiste" due dirigenti della Breda di Pistoia, accusati di omicidio colposo per la morte di sei operai impiegati nella fabbrica pistoiese dove per almeno 40 anni si è lavorato e stoccato l'amianto necessario a coibentare le carrozze ferroviarie.

Alla fine della lettura della sentenza l'aula è stata occupata per circa un'ora da decina di operai e pensionati Breda che gridando "vergogna, bastardi, assassini" hanno aperto uno striscione sul quale era scritto "OPERAI DELLA BREDA UCCISI DUE VOLTE: DALL'AMIANTO E DAI GIUDICI". La sentenza, infatti, era stata preannunciata in pratica dal P.M. che aveva chiesto l'assoluzione dei due dirigenti. Solo l'arrivo di carabinieri di rinforzo a riportato la calma.

Da parte nostra vogliamo commentare la sentenza di Milano con alcune informazioni che inquadrano il dramma vissuto dagli operai Breda. La prima riguarda l'accordo concluso fra Breda e sindacati confederali, accordo con il quale la Breda, gruppo Ansaldo, verserà un indennizzo pari mediamente a 150mila euro ai familiari di 17 dipendenti morti per tumore e esclusi per prescrizione dal processo che si dovrebbe aprire fra breve al tribunale di Pistoia. Con questo accordo, siglato il 20 novembre 2002, la Breda ammetteva le proprie responsabilità, ora negate dalla sentenza di Milano. La seconda riguarda l'indennità speciale che nel 1962 la Breda accordò ad alcuni saldatori che avevano lavorato all'interno di vagoni dove precedentemente era stato spruzzato l'amianto. Negli anni '60 non si parlava ancora di mesotelioma, il terribile cancro tipico delle fibre di amianto che avendo un periodo di latenza di 20/50 anni si è manifestato soprattutto dagli anni '80, e l'indennità fu accordata per il rischio di asbestosi, una forma polmonare invalidante che non necessariamente evolve in cancro. I dirigenti della fabbrica, insomma, erano pienamente consapevoli dei rischi corsi dai lavoratori ma non se ne sono preoccupati per i successivi 40 anni. Non potendo negare l'evidente responsabilità dei dirigenti, i giudici di Milano si sono rifugiati in una spiegazione "scientifica" per la quale non ci sarebbe un nesso "sicuro" fra l'amianto che veniva lavorato alla Breda e le morti per cancro. Facile scappatoia, visto che su questi argomenti una sicurezza "assoluta" la scienza non è mai in grado di darla.

Al termine del processo il Comitato per la difesa della salute sui luoghi di lavoro ha diffuso un comunicato ricordando che dopo "11 anni di lotte, 19 denunce e 79 lavoratori uccisi dal killer amianto il primo processo ha portato all'assoluzione dei responsabili. Come avvenne a Porto Marghera. Evidentemente in Italia uccidere i lavoratori in nome del profitto non è reato."

M.P.

 

 

 

 

 

 


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