![]() Da "Umanità Nova" n. 8 del 2 marzo 2003 Guerra: un treno da fermare Dopo le imponenti manifestazioni del 15 febbraio era evidente che nulla poteva essere come prima e le iniziative che da venerdì 21 si sono susseguite per trentasei ore in molte località del centro-nord hanno dimostrato che il movimento contro la guerra è deciso a giocare tutte le carte disponibili per ostacolare il conflitto che si sta preparando. Gli aspetti positivi di questa attitudine sono evidenti: la lotta coinvolge tutte le varie anime del movimento che, nonostante l'esasperato protagonismo dei soliti noti, si sono mobilitate per cercare di bloccare o quantomeno di intralciare la partecipazione italiana alla guerra. Partecipazione che prevede il supporto completo ed incondizionato della macchina bellica statunitense che sul territorio della penisola ha sempre avuto, complici tutti i governi, mano libera per quanto riguarda l'aspetto logistico delle sue imprese militari. Ed è proprio su uno degli aspetti più evidenti di questo supporto, il trasporto di materiale bellico fra le varie basi Usa, che il movimento ha deciso di intervenire lanciando la parola d'ordine del blocco dei treni della morte. Grazie ad una rete di collegamento formata da Internet, soprattutto dal sito di Indymedia, alcune radio militanti, gli onnipresenti telefonini e la fattiva collaborazione di non pochi lavoratori delle FS, in poche ore è partito un monitoraggio della rete ferroviaria in grado di segnalare, in tempo quasi reale, i continui spostamenti dei treni che la mobilitazione ha costretto a percorsi tortuosi per evitare i blocchi. In tutto questo la zona fra Pisa e Livorno è diventata centrale, a causa della destinazione finale dei treni, la base di Camp Darby. A Pisa i tentativi di blocco dei convogli sono stati due, il primo poco prima dell'alba ed il secondo nella tarda serata di sabato 21, tra questi due momenti ci sono state due manifestazioni: la mattina nei pressi dell'aeroporto militare ed il pomeriggio un corteo che ha attraversato il centro cittadino. Ed è stata proprio quest'ultima l'iniziativa che ha visto la maggiore partecipazione: diverse centinaia di compagni e compagne, di tutte le aree del movimento, si sono concentrate davanti alla stazione centrale. Ai militanti locali si sono aggiunti anche quelli provenienti da province vicine e lontane, i ciclisti di Critical Mass e diversi cittadini. Durante il concentramento si è sparsa la voce che da lì a poco sarebbe passato un treno, non previsto, proveniente da Firenze ed è stato a questo punto che i compagni hanno provato ad entrare nella stazione ma sono stati respinti dal cordone di polizia e carabinieri. Poi, inspiegabilmente, è stato deciso di far partire il corteo proprio mentre, invisibile ai partecipanti, il treno "fantasma" arrivava in stazione e ripartiva senza problemi. Il tentativo di blocco serale è stato segnato da un episodio
significativo: il ferroviere alla guida di un convoglio passeggeri, giunto
alla piccola stazione di Migliarino ha bloccato il treno e si è
rifiutato di farlo ripartire per ragioni di sicurezza. È stato
solo dopo la pressione delle forze del dis-ordine pubblico che il convoglio
ha ripreso la marcia. Nonostante che il movimento sia riuscito a mettere in campo solo una infinitamente piccola parte della sua forza e che questo abbia sicuramente condizionato la riuscita delle varie azioni, è significativo che il passaggio all'azione diretta contro la guerra sia stato condiviso e partecipato come mai prima era successo in occasioni del genere. Un segnale che, assieme alla solidarietà mostrata da alcuni settori del mondo del lavoro, è sicuramente positivo per il proseguimento della mobilitazione contro i guerrafondai ed i loro complici. Pepsy
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