archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 8 del 2 marzo 2003

La "morale" del cardinale
La violenza della chiesa contro una bimba



Managua, febbraio 2003: una bimba di nove anni è incinta. Il padre è un giovane ventenne che l'ha stuprata.
I genitori della bambina richiedono l'aborto terapeutico ma il cardinale Miguel Obando y Bravo si oppone.

Questi i fatti.

I protagonisti. Una bimba, rimasta incinta mentre i genitori lavoravano come braccianti in Costarica alla raccolta del caffè. Cosa starà pensando? Come vivrà il suo corpo ora? Come si sarà sentita mentre un uomo con più del doppio dei suoi anni la violentava?

Un padre di cui nessun articolo di cronaca si occupa. Chissà cosa starà facendo ora? Si starà vantando con gli amici o sentirà almeno un po' di rimorso.

Un cardinale, un famoso cardinale… Un uomo accusato (da Newsweek) di aver ricevuto migliaia di dollari dalla CIA per finanziare negli anni '80 la "contras", il famigerato esercito antisandinista: un vero "esperto" di rispetto ed amore per la vita.

Dei tre protagonisti solo uno può essere considerato una persona, gli altri sono menzogna e odio.

Nel mondo solo in 55 paesi l'aborto è consentito. In altri 54, tra i quali il Nicaragua, è consentito solo in caso di gravissimo rischio per la vita della madre, condizione che deve essere accertata da una commissione ministeriale di tre medici.

Il cardinale rivolgendosi a questi medici, già dichiaratamente antiabortisti, ha affermato che "non c'è pericolo per la vita della madre" Ma questa bimba era in pericolo di vita sia prima di rimanere incinta sia ora: era in pericolo di vita quanto veniva stuprata e lo sarà ancora, con o senza un figlio.

L'aborto terapeutico, che infine, nonostante le pressioni del cardinale è stato eseguito, di sicuro non ha curato né salvato questa bambina, così profondamente segnata nella sua storia. La bambina non ha deciso da sola, come mi piacerebbe che ogni essere umano potesse fare, ma almeno ha potuto decidere insieme a chi la ama più del cardinale e del suo stupratore.

Ho sempre ritenuto insopportabile l'ingerenza della chiesa nella vita delle persone, il suo tentativo di far diventare morale di stato la morale cattolica, l'ostinato e continuo tentativo di limitare la libertà delle donne nel decidere per il proprio corpo. Ma in questo caso, in nome di una sua moralità, voleva distruggere anche quello strato sottile di dignità e di speranza che a questa bimba -donna ancora rimane. Una moralità delle lacrime e della sofferenza.

R.P.

 

 

 

 

 

 


Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it