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Da "Umanità Nova" n. 9 del 9 marzo 2003

Sabbia nel motore del militarismo



Il Corriere della Sera del 14 gennaio del 2003 ha informato il suo vasto pubblico di lettori e lettrici che da Camp Darby "provenivano quasi tutte le munizioni usate durante la prima Tempesta nel Deserto del 1991 e il 60% delle bombe scagliate sulla Serbia nel 1999". La capacità complessiva dei magazzini di Camp Darby, datata 1999, è stata certificata per contenere 32.000 tonnellate di ordigni.

Il percorso di trasporto è un canale navigabile che dal mare, e ritorno, consente di trasportare senza alcun tipo di controllo, se non quello regolato dalle truppe alleate, le armi che provengono da diverse basi italiane, da incrociatori navali militari di stanza nel mediterraneo e da altre basi NATO europee.

All'interno della struttura militare di Camp Darby lavorano circa un migliaio di persone ed opera l'ottavo gruppo di supporto USA, che garantisce il sostegno logistico a tutte le forze americane operanti a sud del Po e che ha una responsabilità militare sul bacino del Mediterraneo e sul Nord Africa. In totale si parla, anche se in maniera approssimativa, di 13.000 militari e di 15.000 civili addetti alle diverse basi NATO presenti in Italia.

Non lontano da Camp Darby, a Coltano, si trova un'altra sede militare con funzioni prettamente comunicative: intercettazione e smistamento di informazioni strategiche e logistiche.

Naturalmente il suolo italico come il resto del suolo europeo è costellato da ingenti quantità di servitù militari, che, oltre a sottrarre indebitamente parti di territorio che potrebbero essere utilizzate a scopi non belligeni, rappresentano sia la punta avanzata dell'imperialismo NATO nel mondo, sia dei reali pericoli di inquinamento ambientale: voglio qui ricordare, ad esempio, che i porti di La Spezia e di Taranto sono porti nucleari che riversano nelle falde acquifere e nel terreno circostante loro scorie, senza che alcuna documentazione sia reperibile da parte della cittadinanza, se non attraverso una puntuale, quanto rischiosa e complessa, controinformazione. La nostra volontà, quindi, di essere presenti, ed in massa, alla manifestazione di Camp Darby l'otto di marzo assume diversi significati: la totale opposizione a qualsiasi guerra; la liberazione di ogni territorio da qualsiasi presenza militare e non solo NATO, ma anche nazionale; lo scioglimento di tutte le alleanze e le strutture militari (non ci interessa che l'Italia esca dalla Nato, ma che non esista più la NATO)...

Insomma, quello che alla fine ci interessa è di poterci liberare una volta per tutte da ogni forma di coercizione, di sottomissione, di imposizione che soltanto stati, capitalismo e sfruttamento ci possono dare: in poche parole vogliamo liberarci dalla loro società militare e militarizzata.

Se un altro mondo è possibile, forse, il comunismo anarchico è necessario.

Pietro Stara

 

 

 

 

 

 

 


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