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Da "Umanità Nova" n. 9 del 9 marzo 2003

Camp Darby. Campo di assassini



Tra gli aspetti più positivi della mobilitazione antibellica preventiva del 2003 vi è l'aver fatto emergere la contraddizione rappresentata dalla presenza della base Usa (anche se ospita un comando Nato) di Camp Darby, una struttura che per oltre cinquant'anni è rimasta "coperta" non solo dal segreto militare e di stato, ma anche da una fitta rete di interessi economici e complicità politiche che riguardano anche il ruolo di potere che il Pci prima e i Ds poi hanno avuto nella "rossa" Toscana.

L'atto di nascita di Camp Darby risale al 1952 a seguito di un accordo segreto stipulato l'anno precedente fra governo americano e Pentagono da una parte e il ministero degli esteri italiano dall'altra. Quando venne divulgata la notizia che nella malfamata pineta di Tombolo, fino ad allora nota per essere un covo di malavitosi, disertori di tutti gli eserciti transitati per l'Italia, prostitute e traffici illeciti, le autorità italiane sottolinearono la "temporaneità" della concessione. In realtà l'accordo prevedeva una durata di 40 anni, poi divenuti 45 e, dopo il 1996, è stato segretamente protratto di non si sa fino a quando.

L'antefatto politico che permise l'arrivo (anche se in realtà c'erano dalla fine della guerra) dei militari americani in Italia risaliva al 4 aprile 1949 quando a Washington, presente anche l'Italia, fu firmato il cosiddetto "Patto Atlantico".

La base è dislocata tra Pisa e Livorno ed occupa un'area di quasi 2 mila ettari attrezzata a depositi e magazzini presso cui opera l'8deg. gruppo di supporto Usa che garantisce il sostegno logistico a tutte le forze americane operanti a sud del Po ed ha una responsabilità sul bacino del Mediterraneo ed il Nord-Africa.

La sua importanza strategica è da tempo un fatto noto: da Camp Darby provenivano quasi tutte le munizioni (circa 4 mila tonnellate di bombe e granate) usate durante Desert Storm nel '91, compresi i proiettili d'artiglieria potenziati con uranio impoverito, e il 60% delle bombe sganciate sulla Jugoslavia nel '99 (circa 16 mila tonnellate di ordigni).

In virtù della sua dislocazione al centro del Mediterraneo la base ha svolto una funzione fondamentale nelle operazioni belliche dell'imperialismo americano in Medio Oriente, specie negli anni '80 e '90. A Camp Darby si rifornirono le portaerei che colpirono la Libia; da Camp Darby partirono le munizioni che bombardarono Beirut; da Camp Darby partirono anche grandi quantitativi di armi destinate ai gruppi paramilitari centroamericani. Nel 1988 si scoprì che dal porto di Livorno erano partite diverse centinaia di tonnellate di armi dirette ai fascisti honduregni e nicaraguensi. Ma nel 1986 si scoprì pure che la base era stata al centro di un traffico segreto di armi verso l'Iran, con il coinvolgimento della CIA e la connivenza dei servizi segreti e del governo italiano. Naturalmente nel giro di pochi mesi lo scandalo fu insabbiato.

Secondo varie fonti si tratta del più grande arsenale americano all'estero. "Qualche numero? Ventimila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi e bombe d'aereo con 8.100 tonnellate di alto esplosivo ospitate in 125 bunker. E, ancora, gli equipaggiamenti completi per armare una brigata meccanizzata: 2.600 tra tank, blindati, jeep e camion. Nella lista ci sono tutti i migliori sistemi dell'esercito statunitense, inclusi 35 carri armati M1 Abrams e 70 veicoli da combattimento Bradley. Ma l'inventario prosegue con un elenco impressionante, sintetizzato da una cifra: ci sono materiali bellici del valore di due miliardi di dollari (l'equivalente in euro), missili e ordigni esclusi" (Corriere della Sera, 13.01.03).

Ma oltre alle armi convenzionali ci sono armi chimiche e al napalm e, anche se i comandi americani non lo hanno mai ammesso, la presenza di armi nucleari nei suoi bunker è più di un sospetto; tale ipotesi è stata peraltro confermata dall'indagine del giudice Mastelloni riguardante l'attentato che distrusse a Venezia l'aereo dei servizi segreti denominato "ARGO 16".

L'operatività della base è garantita dal sistema di comunicazioni costituito dal porto di Livorno, dall'aeroporto di Pisa, dall'autostrada, dalla linea ferroviaria che arriva fin dentro la base e dal canale dei Navicelli per trasporti a mezzo chiatte; inoltre a pochi chilometri da Camp Darby sorge il Centro radar di Coltano, importante terminale del sistema di telecomunicazioni del Pentagono in Europa e nel Medio Oriente.

Secondo le ultime informazioni, normalmente, vi sono di stanza 350 militari americani di professione, un contingente di 700 soldati della Guardia Nazionale e vi lavorano circa 580 civili, anche se alla cittadella militare vi è connesso un "indotto" assai più esteso e articolato: un vero war business, difeso militarmente dai carabinieri ma per decenni protetto politicamente da una "sinistra" che oggi si scopre pacifista.

Anti-guerra

 

Fonti utilizzate:

- Camp Darby, il più grande arsenale Usa all'estero, Il Corriere della Sera, 13 gennaio 2003.
- Camp Darby ci ha fatto correre un bel rischio, Il Corriere della Sera, 14 gennaio 2003.
- La base americana di Camp Darby a Livorno, Umanità Nova, 27 gennaio 2002.
- Camp Darby: la Toscana rischia di finire in prima linea ToscanaOggi, n. 3 del 19 gennaio 2003.
- Le basi militari italiane decisive per la guerra all'iraq, Il manifesto, 30 gennaio 2003.
(articoli parzialmente presenti sul sito www.stopthenato.org)

 

 

 

 

 

 

 


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