archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 9 del 9 marzo 2003

Luci della ribalta
Lotta antiguerra tra realtà e teatrino



Pisa, sabato 22 febbraio: un migliaio di persone si ritrovano di fronte alla stazione ferroviaria. La campagna dei disubbedienti contro i treni della morte è appena iniziata e si è sparsa la voce che sta per arrivare uno dei treni carichi di armi destinate alla base americana di Camp Darby. Di fronte all'ingresso principale della stazione si nota solo un piccolo presidio di poliziotti e carabinieri. Entrare non sarebbe difficile ma, inspiegabilmente, quando arriva la telefonata che informa i manifestanti che il treno sta per arrivare, gli organizzatori dispiegano i loro strisconi e fanno partire il corteo... verso il centro città. Il possibile pacifico blocco della stazione si trasforma in una manifestazione nelle strade pisane...

Livorno, domenica 23 febbraio: il console della Compagnia Impresa Lavoratori Portuali dichiara senza mezzi termini: "Non collaboreremo all'invio di armi destinate a portare la morte fra le popolazioni dell'Iraq, non presteremo la nostra opera". La solenne dichiarazione trova grande eco sulla stampa nazionale. L'eventuale sciopero viene confermato dal numero uno della CGIL che in una affollata assemblea pubblica svoltasi a Livorno giovedì 27 febbraio fornisce il suo autorevole appoggio alla lotta dei portuali. Peccato che da più di due anni gli americani quando utilizzano le banchine del porto di Livorno si rivolgono ad un'altra impresa...

Livorno, sabato 1 marzo: un centinaio di antagonisti manifestano sul ponte levatoio del canale dei navicelli. Alcuni manifestanti cercano anche di tendere una catena fra le due rive del canale che in alcuni casi viene utilizzato dagli americani per trasportare munizioni da Camp Darby al porto di Livorno. Gli automobilisti incuriositi assistono quindi ad una sorta di "battaglia navale" fra il canotto degli antagonisti che per cinque volte riesce a tendere la catena e il gommone dei poliziotti che per cinque volte la recidono. Gli antagonisti dichiarano che appena i barconi degli americani cercheranno di attraversare il canale la loro azione non sarà più solo simbolica. Peccato che da diversi giorni le armi arrivate con i treni sono già state immagazzinate all'interno del porto di Livorno in attesa delle navi che le porteranno in Turchia...

Ho fatto tre esempi di come dietro alcune delle manifestazioni, blocchi e bellicose dichiarazioni ci sia solo e soltanto propaganda ad uso e consumo dei media. Non voglio però fare del disfattismo: sono convinto che le mobilitazioni di questi giorni, per quanto siano state spesso solo di facciata, sono servite a tenere desta l'attenzione della gente. Sono convinto anche che la guerra si possa ancora evitare e che la sabbia che milioni di persone hanno riversato nella macchina da guerra stia mettendo in grande difficoltà i bellicosi governanti americani. Mi sembra però necessario che gli anarchici e in generale gli antimilitaristi riescano a comprendere che una cosa è la realtà e un'altra è la sua rappresentazione mediatica edificata sulla base del teatrino della politica che spesso vede impegnati non solo gli smaliziati attori della sinistra istituzionale ma anche fette importanti del movimento che una volta si sarebbe definito rivoluzionario.

Al Varo

 

 

 

 

 

 

 


Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it