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Da "Umanità Nova"
n. 9 del 9 marzo 2003
La "dittatura" della maggioranza
Contratti: verso il voto obbligatorio?
È stata presentata in parlamento da parte di Rifondazione Comunista
una proposta di legge per rendere il voto dei lavoratori obbligatorio
su ogni contratto collettivo e accordo tra le parti sociali, la cui efficacia
sarebbe subordinata all'approvazione della maggioranza dei voti validamente
espressi dei lavoratori interessati. L'idea era già presente nel
programma elettorale di RC ed è stata rispolverata su sollecitazione
della Fiom che, più numerosa di altri sindacati di stato, si trova
a fare i conti con gli accordi firmati da Fim e Uilm, così come
capita all'intera CGIL rispetto a CISL e UIL.
Per capire la portata di questa proposta, bisogna riflettere sul fatto
che i contratti collettivi, nazionali e aziendali, vincolano solo gli
appartenenti delle organizzazioni datoriali e dei lavoratori stipulanti.
Nulla vieta che un datore di lavoro non iscritto applichi di fatto un
CCNL ai suoi dipendenti o che al CCNL si faccia riferimento per vertenze
sulla retribuzione intentate dai lavoratori dipendenti da datore non iscritto
a organizzazione stipulante il CCNL. Ciò vale anche per gli accordi
aziendali che, se possono in qualche modo favorire tutti coloro che spontaneamente
li osservino, non possono impedire a singoli lavoratori o a organizzazioni
dissenzienti dalla maggioranza di non osservarli, anzi di battersi anche
in sede giudiziaria contro di essi.
Se passasse la proposta fatta ora da RC, verrebbe meno ogni possibilità
di dissentire rispetto agli accordi stipulati dalla maggioranza, qualunque
essa sia, sui posti di lavoro, perché il voto legittimerebbe la
validità e l'efficacia nei confronti di tutti del contratto o accordo
sindacale posto all'approvazione. Ciò che può essere buono
per la CGIL non è buono per tutto il mondo del lavoro, potremmo
dire. Nel momento in cui la CGIL tornasse a pesare ai tavoli contrattuali
come qualche tempo fa o riuscisse a sputtanare attraverso il voto gli
accordi di CISL e UIL, ci si ritroverebbe poi nei singoli posti di lavoro
con il cappio del voto a maggioranza vincolante su tutti gli accordi,
senza alcuna possibilità di criticare e di opporsi legittimamente
alla maggioranza. Che spesso e volentieri è proprio targata CGIL.
S. B.
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