Da "Umanità Nova"
n. 10 del 16 marzo 2003
8 marzo a Camp Darby
Assedio alla base americana
Fin dalla mattina dell'otto marzo la città di Pisa si presentava
più militarizzata del solito: dalla stazione al centro storico
centinaia di carabinieri ed agenti di PS stazionavano in attesa di non
si sa bene cosa.
Poi, a partire dalle 10 sono iniziati i viaggi delle navette dalla stazione,
i pullman scortati da auto della polizia, passavano col rosso ed in barba
a qualsiasi norma del codice della strada per scaricare i manifestanti
nel luogo del concentramento. Ad attendere chi arrivava un palco, numerose
bancarelle e, non ultimo, il banchetto per la diffusione della stampa
organizzato dai compagni livornesi che segnalava anche il punto di raccolta
degli anarchici.
La collocazione della base di Camp Darby, fuori e distante dal centro
abitato, ha comportato anche la completa chiusura al traffico di un bel
pezzo di campagna toscana e di un certo numero di strade, compresi una
decina di chilometri della statale Aurelia che è restata bloccata
fin oltre le 21.
Questo lo scenario di una manifestazione che, dopo le settimane di azioni
sui binari, ma non solo, si presentava come un appuntamento importante
per tutto il movimento che si oppone all'invasione dell'Iraq.
E sabato a Camp Darby il movimento c'era davvero tutto: presenti i sindacati,
dalla Cgil a tutti quelli di base, Rifondazione Comunista, i disobbedienti,
gli antiimperialisti, i verdi, e naturalmente lo spezzone degli anarchici
che hanno raccolto l'invito della Commissione Antimilitarista della FAI
e che era composto da alcune centinaia di compagni e compagne con diversi
striscioni e numerose bandiere, numerosi altri compagni hanno comunque
colorato con le bandiere rosso-nere anche altre zone della manifestazione.
Il corteo, aperto da un gruppo di donne con lo striscione "Fuori la
guerra dalla storia" è partito alle 14 quando ancora continuavano
ad arrivare manifestanti ed era preceduto da un discreto schieramento
di agenti di polizia mentre il grosso delle forze del disordine era comunque
già appostato all'interno e nei dintorni della base.
Si è trattato sicuramente della più grande (più
di 50mila persone) manifestazione contro la base che si sia mai svolta
nei cinquanta anni della sua esistenza e, sicuramente, la più determinata
raccoltasi intorno alla parola d'ordine: no alla guerra, chiudere Camp
Darby.
Determinazione che si è espressa in mille modi diversi: un gruppo
di "contadini" ha effettuato delle "prove di semina" nel prato accanto
alla base, altri hanno sfilato su veri e propri carri carnevaleschi, con
tanto di lancio di coriandoli, qualcuno ha fatto volare un aquilone durante
il corteo, altri ancora hanno legato migliaia di nastri bianchi alla rete
di recinzione della base.
Una volta che il grosso del corteo si è trovato in prossimità
di uno dei lati dell'installazione militare è iniziato, spontaneo,
un vero e proprio assedio e nella base è volato di tutto: aeroplanini
di carta, bottiglie di plastica, qualche petardo e chissà che altro.
Dall'altra parte, a debita distanza, stazionavano polizia e carabinieri
a piedi, a cavallo e con cani.
Mentre i soliti due elicotteri ronzavano in alto.
Al culmine di questo "assedio" un pezzo di rete è stato tagliato
ed un gruppo di manifestanti è entrato nella base, azione puramente
simbolica ma anche di gran forza politica, l'invasione pacifica è
durata qualche minuto e - senza alcun danno a persone - dopo poco gli
"invasori" sono stati respinti. Qualche altro tentativo di forzare la
rete di recinzione non è andato a buon fine mentre la tensione
saliva ed una autocolonna della polizia arrivava in tutta fretta, dal
fondo del corteo a dare man forte agli "assediati".
Passato il momento di tensione, il corteo, almeno la sua parte più
consistente, ha ripreso il cammino ma una buona parte dei manifestanti
ha formato un lungo serpentone che ha costeggiato il perimetro della base
per diversi chilometri, costringendo più volte le forze del disordine,
che stazionavano all'interno, a corse precipitose verso la recinzione
al fine di evitare nuove "invasioni".
Dopo più di tre ore il corteo, almeno quello "ufficiale", si
è sciolto nei pressi del canale dei Navicelli, lo sbocco a mare
di Camp Darby. A questo punto migliaia di persone sono tornate chi verso
i pullman, chi verso le auto, chi, addirittura, ha dovuto continuare il
corteo sull'Aurelia fin quasi alle porte di Pisa, dove stazionavano le
ultime navette per la stazione.
A detta di tutti è stata una bella manifestazione ed anche nei
momenti più tesi erano in migliaia a spingere sulla recinzione
ed a lanciare slogan contro le forze dell'ordine, il militarismo Usa e
la guerra. Una manifestazione, in vista delle prossime scadenze contro
la guerra, sicuramente da ricordare tra quelle riuscite.
Pepsy
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