archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 11 del 23 marzo 2003

ONG troppo governative
La gustosa torta degli "aiuti" all'Iraq



Grandi discussioni animano in queste settimane il mondo della cooperazione internazionale. Si prepara un ennesimo scenario tipo 1999, Operazione Arcobaleno, con una gran massa di miliardi di vecchie lire ma anche di dollari, stimati appena sufficienti per soccorrere le popolazioni vittime della guerra in Iraq. Uno studio dell'Onu già prefigura scenari apocalittici, con milioni di persone in fuga, l'interruzione degli aiuti alimentari che già ora, con l'embargo e con la guerra non dichiarata di cui è vittima la popolazione irachena all'indomani della sconfitta nella I guerra del Golfo del 1991, sono essenziali per la sopravvivenza dei malcapitati che hanno avuto la terribile sorte di venire al mondo in quella parte del medio oriente, sotto il tallone dittatoriale di Saddam Hussein e sotto il giogo democratico di Usa e Regno Unito.

Le stime degli aiuti necessari per tutelare le popolazioni, con il corredo di strutture preposte alla logistica della distribuzione umanitaria, sono assai elevate e fanno gola a numerose associazioni non governative, di recente ribattezzate nel mondo anglosassone "troppo governative" (too much governative).

Orami è noto che delle due braccia della macchina militare, una è umanitaria al servizio della prima: gli Usa hanno preposto l'Agenzia federale agli aiuti internazionali (Usaid), celebre per la geopolitica interessata degli aiuti nel mondo, nonché per la stretta vicinanza con le delegazioni estere e commerciali della superpotenza, quale ente centrale di concerto civile-militare per la strategia umanitaria in Iraq.

L'Italia ha il triste ricordo dell'Operazione Arcobaleno, dentro la cui squallida rete caddero allora diverse Ong e associazioni anche di sinistra, le quali oggi manifestano qualche ritrosia a partecipare al banchetto sul cadavere fresco delle vittime irachene, scrupoli mai insorti ai tempi del Kosovo giacché allora la guerra della Nato era giusta poiché... "sinistra" (aggettivo indicante anche la posizione del governo D'Alema...).

Tuttavia, Ong che ormai fatturano quanto grandi imprese, specializzate nei soccorsi umanitari d'emergenza (distribuzione viveri, tende, ecc.), sia legate al mondo cattolico che alle logiche imprenditoriali tout court, hanno manifestato un qualche interesse a non far gestire direttamente allo stato o ad altri concorrenti esteri la fetta di torta che toccherebbe all'Italia, direttamente proporzionale al raggio di partecipazione del governo Berlusconi alla guerra di Bush e indirettamente proporzionale al livello di competenze umanitarie raggiunto dai nostri volontari all'estero.

Grande scalpore ha suscitato - ma non è una novità dato il personaggio - la dichiarazione del Presidente dell'Associazione Italiana delle Ong che ricomprende la quasi totalità delle associazioni di cooperazione e solidarietà internazionale di parte laica e cristiana, il quale si è detto disponibile a perfezionare il sistema Arcobaleno, per evitare la ripetizione di errori e disfunzioni, come se fossero state determinate da singole patologie e singole deviazioni. Le affermazioni di Marelli, che dirige una delle più grandi ong italiane (la Focsiv di area cattolica) hanno trovato eco immediata nella contro-dichiarazione di Gino Strada, fondatore e leader d Emergency, che già dai tempi della guerra in Afganistan contro i taleban, con cui Emergency, presente su quei territori da anni, aveva avuto rapporti conflittuali e difficili, il quale si rifiuta di prendere finanziamenti statali sinché al governo ci sarà Berlusconi, forte dei milioni di euro raccolti in sottoscrizioni volontarie amplificate dalla copertura mediatica e da celebri sponsor, quali tra l'altro Dario Fo (anche se non disdegna di raccattare alcune migliaia di euro dal governo siciliano del polista già democristiano Cuffaro...).

L'opzione etico-politica sulla dipendenza finanziaria delle ong da enti dispensatori di aiuti pubblici allo sviluppo - ma di quale sviluppo si tratta? e a che prezzo? - trova sempre più difficoltà di espressione in quanto i budget nazionali e comunitari risentono delle politiche globali, che privilegiano da alcuni anni in qua trasferire il business sulle logiche di emergenza che tappano con la mano sinistra i crateri aperti dai bombardamenti con la mano destra dello stesso padrino violento. Non a caso, ong medio-piccole si vanno interrogando da anni sul loro destino di integrità e di tensione morale pur esistente nella base associativa, cercando di salvaguardare gli interessi dei volontari che lavorano ormai a tempo pieno (senza arricchirsi e senza sprechi, se la morale non viene messa sotto i piedi), le speranze delle popolazioni partner nei progetti di solidarietà, e l'illusione di una riappropriazione del destino non-violento e cooperativo delle relazioni tra eguali diversi nei quattro angoli del pianeta, sforzandosi di dare senso e corpo concreto alla scelta di vita accanto agli altri meno fortunati in fatto di ricchezze mal distribuite sulla terra, di accesso ai benefici culturali e materiali dell'umanità, di pieno conseguimento delle potenzialità esistenziali di cui è titolare ineludibile ciascun abitante del pianeta.

Salvo Vaccaro

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it