Da "Umanità Nova"
n. 11 del 23 marzo 2003
Vietato scioperare
All'osceno si somma il ridicolo
La Commissione di Garanzia per l'esercizio del diritto di sciopero nei
servizi pubblici essenziali si è pronunciata contro la legittimità
di uno sciopero immediato allo scoppio della guerra.
Per chi non lo sapesse, quest'organismo è stato istituito con
la legge 146/90 con il compito di vigilare sull'applicazione di questa
stessa legge e, quindi, sulla possibilità di scioperare in gran
parte del settore pubblico e in parti crescenti di quello privato come
i trasporti ecc...
Naturalmente l'organismo in questione viene presentato come "tecnico"
e altrettanto naturalmente è un organismo politico, un vero e proprio
tribunale speciale messo in piedi per piegare la possibilità di
mobilitarsi di milioni di lavoratori.
È sulla base della 146/90 che 147 autoferrotramvieri di Trieste
sono stati processati e, per la verità, assolti per uno sciopero
selvaggio di un paio di anni addietro. È sulla base di questa legge
che il conflitto sindacale nel settore pubblico è stato sottoposto
a procedure defatiganti, a un vero e proprio processo di burocratizzazione
della vita quotidiana volto a vanificarlo o, almeno, a renderlo di limitatissima
efficacia.
Ma la legge, voluta dalla sinistra politica e sindacale, sembrava salvaguardare
le situazioni di "emergenza" ed è previsto che in situazioni straordinarie
di pericolo per l'incolumità e la libertà dei lavoratori
sia possibile scioperare senza il preavviso e le procedure previste.
È sulla base di questa limitazione della limitazione del diritto
di sciopero (mi si passi il gioco di parole) che lo sciopero contro la
guerra dei Balcani è stato considerato "legittimo".
Ma, come è altre volte accaduto, un governo di destra utilizza
le norme liberticide imposte o accettate dalla sinistra per stringere
ulteriormente la mordacchia e limitare le libertà politiche e sindacali.
Secondo la Commissione di Garanzia, la guerra contro l'Iraq non avrebbe
quei caratteri di eccezionalità da consentire di scioperare senza
i quindici giorni di preavviso previsti dalla 146/90 e l'opinione della
commissione stessa è, se è possibile celiare su di un argomento
del genere, al di sotto di ogni sospetto.
A questo punto, ritengo vi sia poco da dire. Questi signori hanno dimostrato
di servire con zelo i loro padroni, sta all'opposizione sociale, al sindacalismo
di base, a noi come persone prima che come militanti politici di agire
senza piegarci a porcherie del genere.
In fondo, l'idea stessa di trattare con dei "tecnici" la liceità
di uno sciopero contro la guerra è surreale, è comprensibile
che i sindacati alternativi abbiano seguito la procedura di legge per
garantire un diritto ma sarebbe impensabile che lo sciopero contro la
guerra sia bloccato da un parere di costoro.
Altro non ritengo vi sia da dire.
Cosimo Scarinzi
|