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Da "Umanità Nova"
n. 11 del 23 marzo 2003
inform@zione
Incontro anarchico meridionale
Dopo il primo incontro degli anarchici del meridione tenutosi a Spezzano
Albanese il 9 febbraio giorno 30 marzo si terrà il secondo incontro
nella comune Urupia.
È ormai da alcuni decenni che gli anarchici meridionali non si
ritrovavano in un incontro appositamente convocato, e l'incontro di Spezzano
per la partecipazione registrata ha senza dubbio dimostrato come fosse
fortemente sentita questa esigenza. Presenti più di quaranta tra
compagne/i, soprattutto calabresi e pugliesi (dalla comune Urupia e dal
tarantino), ma non di meno i siciliani (da Messina, Palermo, Trapani)
ed alcuni provenienti dalla Campania, l'incontro si è dimostrato
molto partecipato e ricco di argomentazioni che si sono inizialmente basate
su una presentazione delle attività di intervento nel sociale delle
varie realtà presenti per poi confrontarsi sull'eventualità
di un intervento anarchico coordinato nella realtà sociale del
meridione.
Dalla presentazione delle varie realtà partecipanti all'incontro
è emerso, quale punto saliente, come l'intervento delle compagne/i,
pur nella diversità dei luoghi di provenienza, in effetti si ritrova
accomunato in una pratica essenzialmente sociale (l'intervento comunalista
a Spezzano - è stata comunicata in proposito la volontà
da parte della FMB di Spezzano di tenere in loco nei giorni 21, 22, 23
e 24 agosto un incontro internazionale su "idee, sperimentazioni e pratiche
di autogoverno"-, quello ambientalista nell'alto tirreno cosentino, nel
Savuto e nel castrovillarese, le aperture al sociale della biblioteca
P. Gori di Messina, l'esperienza di Urupia, l'avviarsi di un intervento
cooperativo sociale nel tarantino) e nell'esigenza di ulteriormente aprirsi
alle problematiche sociali che si agitano nel territorio meridionale (vedi
l'impegno sull'immigrazione e contro il razzismo della FAS, quello su
un'agitazione sociale a largo raggio dell'ateneo libertario di Cosenza
che preannuncia una serie di iniziative culturali e politiche da tenersi
nel corso della primavera).
Infine, si è discusso sull'impegno antimilitarista e contro la
guerra, e cadendo l'incontro ad una settimana prima della manifestazione
del 15 febbraio a Roma si è data l'adesione allo spezzone anarchico,
nonché l'adesione alla manifestazione regionale contro la guerra
del 15 marzo davanti alla base navale di Augusta, proposta dalla Federazione
Anarchica Siciliana a tutte le realtà di movimento siciliane e
delle regioni limitrofe.
Il 30 marzo ci si ritroverà per il secondo incontro alla comune
Urupia con inizio alle ore 10 per discutere sul seguente odg: a) idee,
produzione e consumo autogestionari; b) iniziative coordinate di intervento
nel sociale.
D. L.
Treiste: assolti gli autisti inquisiti
Si è concluso in modo positivo il processo che a Trieste vedeva
denunciati 57 autoferrotranvieri per "interruzione di servizio pubblico".
Brevemente ricorderò i fatti che hanno portato al processo. Il
2 e il 3 gennaio del 2001 il trasporto pubblico in città fu completamente
bloccato da uno sciopero spontaneo di tutti gli autisti dei bus. I lavoratori
scesero in sciopero senza preavviso per protestare contro il piano di
ristrutturazione aziendale che prevedeva (da un giorno all'altro) carichi
di lavoro più pesante, diminuzione dei giorni di ferie, esuberi...
Dopo questa massiccia ed eclatante protesta l'azienda (fresca fresca di
privatizzazione) ritirò il piano. Come è ovvio però
dopo alcuni mesi arrivarono puntuali le denunce, distribuite equamente
fra gli attivisti sindacali di tutte le sigle presenti nel comparto. Il
processo, iniziato il dicembre scorso (vedi Un n.43/2002), nel corso di
due udienze svoltesi in questi ultimi giorni si è concluso con
l'assoluzione per tutti gli imputati perché "il fatto non sussiste".
Di fatto la difesa ha dimostrato che la volontà degli autisti non
era quella di recare un danno alla cittadinanza ma di protestare contro
scelte aziendali inique e assurde. Inoltre, grazie ai filmati e alle testimonianze,
si è visto che non vi furono intimidazioni o minacce da parte degli
scioperanti verso altri colleghi ma vi fu una spontanea e massiccia partecipazione
di tutti. Anche per queste due udienze, come per la precedente, vi sono
state numerose iniziative dei sindacati in solidarietà ai lavoratori.
Cortei, presidi, scioperi, conferenze stampa hanno visto impegnati tutti
i sindacati del settore sebbene anche questa volta la triplice abbia preferito
collaborare con l'ugl invece che con i sindacati di base. Al contrario
molto importante è stata l'azione svolta dalle Rdb (sindacato maggioritario
in azienda) assieme agli altri sindacati di base (Usi-Ait, Cobas, Snater)
e altri soggetti politici e sociali con massicci presidi fuori dal tribunale
con delegazioni venute da altre città e oltre 4000 firme per una
petizione di solidarietà.
Ritengo che tutta questa solidarietà attorno ai lavoratori sia
stata molto importante nell'influenzare i giudici permettendo inoltre
al processo di diventare un fatto pubblico.
L'assoluzione è un fatto molto importante perché costituisce
un positivo precedente per processi di questo tipo, che vedono i lavoratori
in lotta inquisiti per aver difeso i propri diritti e la propria dignità
contro l'arroganza padronale. La solidarietà è un arma!
un compagno
La trappola della Bossi-Fini
È scoppiato proprio in questi giorni il caso di lavoratori immigrati
che fiduciosi aspettavano il riconoscimento al diritto di permanenza,
come conseguenza della richiesta di sanatoria, mentre si sono visti improvvisamente
trattare come pericolosissimi delinquenti.
Alcuni sono stati prelevati dalle abitazioni o dai posti di lavoro; altri
che si erano presentati fiduciosi di firmare il contratto di soggiorno,
sono stati arrestati, senza addurre alcuna spiegazione, rinchiusi nel
Centro Temporaneo di Detenzione (C.T.P.) di via Corelli, come prima tappa,
per essere subito trasportati ai Paesi d'origine.
Questo è successo all'improvviso a "cameriere marocchino che lavorava
da tre anni; badante ucraina che assisteva una signora di 94 anni; muratore
albanese di 18 anni; colf ucraina che da 4 anni lavorava presso una famiglia,
ecc"... Questo sta succedendo a Milano a circa 350 immigrati che erano
in fiduciosa attesa di regolamentazione. Sono state 87.000 le domande
presentante nella provincia milanese e fin'ora solo a 4.000 è stato
rilasciato il permesso di soggiorno.
Le motivazioni che hanno determinato l'espulsione non vengono comunicate
né agli interessati, né alle imprese o datori di lavoro
interessati al buon fine della pratica di riconoscimento, neppure ai loro
stessi avvocati.
Quello che viene comunicato è semplicemente che la loro pratica
è marchiata da un "bollino rosso" che potrebbe segnalare che il
lavoratore immigrato sia stato espulso in passato con accompagnamento
alla frontiera o abbia una vecchia denuncia, senza aspettare l'eventuale
condanna, oppure anche la generica segnalazione di un altro Paese dell'area
Schengen. Tutto ciò è sufficiente a marchiare con il "bollino
rosso" e decretare l'espulsione, senza rendere noti i motivi stessi che
l'hanno causata. Questo, perlomeno, è quanto stabilisce la circolare
ministeriale D'Ascenza. Ma altrettanto grave è che con queste espulsioni
scatta un decreto che impedisce loro di rimettere piede in Italia o negli
altri Paesi dell'Unione Europea per dieci anni.
Il questore di Milano per scusarsi afferma: "C'è una legge (Bossi-Fini)
ed è tassativa. Dobbiamo eseguirla, non sta a noi interpretarla".
Molti lavoratori immigrati che hanno fatto richiesta di regolamentazione
oggi si sentono esposti ad espulsione senza appello. Non pochi sono coloro
che si sono pentiti dell'autodenuncia che la sanatoria comporta che rischia
di diventare, per quello che stiamo assistendo in questi giorni, una tremenda
trappola dalle conseguenze molto pesanti.
Per fortuna, dopo il primo momento di sgradevole sorpresa, si sono attivate
iniziative e mobilitazioni di protesta e si sono verificate le prime sentenze
di segno contrario, annullando provvedimenti di espulsione e rendendo
la libertà a lavoratori immigrati già rinchiusi nei CTP.
Esse hanno definito tali provvedimenti illegittimi in quanto mancavano
gli estremi di pericolosità sociale degli interessati, soprattutto,
le motivazioni del rifiuto del permesso di soggiorno, impedendo la possibilità
di difesa, e ciò viene ritenuto in contrasto con l'art.33 della
legge stessa.
Solo la denuncia pubblica e la mobilitazione di lotta e solidale contro
la Bossi-Fini e contro un suo uso ancora più restrittivo può
essere di ostacolo al disegno razzista del governo in carica.
Enrico
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