![]() Da "Umanità Nova" n. 12 del 30 marzo 2003 La banalità dell'orrore Un grande e, a volte, generoso popolo che, in un meschino delirio schizofrenico, elegge presidente questo stolido e fanatico fondamentalista biblico, prepotente quanto occorre per ridargli sicurezza. "Ora che il conflitto è arrivato, l'unico modo per limitarne la durata è applicare una forza decisiva. E vi assicuro, non sarà una campagna di mezze misure". Ma com'è buono, lei! Ancora l'intossicazione mediatica, far vedere tutto per non mostrare niente, la scienza dell'inganno perché le bugie del potere diventino i cornflakes per le colazioni degli agenti di borsa. Il prezzo del petrolio che crolla perché finisce, ed era l'ora perdio, l'incertezza su chi andrà a disporne. I listini di borsa che seguono frenetici, fiduciosi, l'andamento delle operazioni. Al rialzo, evviva!, tanto quanto il rating dei morti ammazzati. La pacifica esistenza delle creature del cielo e della terra, degli aironi e delle garzette in ieratica attesa, delle serpi striscianti, delle misteriose salamandre, nelle millenarie paludi fra il Tigri e l'Eufrate, appena disturbati dall'irrompere di mostri esaltati e urlanti, discesi su questa pace da un'astronave aliena. La meravigliosa bellezza del deserto, il suo silenzio attonito, il suo immenso cielo stellato, carovane non più di cammelli e nomadi, non più percorrere di tribù nel loro eterno movimento, ma fragorosi ed osceni mezzi meccanici di morte. Una classe dirigente a stelle e strisce, coi vestiti sporchi di petrolio eppure convinta di incarnare una missione divina: forse quella del giudizio universale. Un gelido ministro della difesa, che tra le tante sfighe ha anche quella di essere la controfigura di Previti. Attenti che morde. I briefing, insopportabili, insulsi momenti di eccitazione collettiva, dove maturi deficienti usciti dalle figurine Panini sproloquiano su come, quando, quanto, si è ucciso, si uccide, si continuerà ad uccidere. E ancora 'sta distinzione fra falchi e colombe, questo gioco delle parti che vorrebbe convincerci un'altra volta che ci sia differenza fra chi colpisce senza chiedere e chi colpisce chiedendo il permesso. Il fumo dei palazzi distrutti, il fumo delle pallottole sparate dai mitragliatori, il fumo delle granate che affondano nella sabbia, il fumo dei pozzi di petrolio distrutti, il fumo delle trincee incendiate... Lo sapevamo che il fumo fa male. Il bombardamento in diretta! Ci mancava, cominciavamo ad andarne in crisi d'astinenza. Strike, colpito, altri 10 punti e vinci un'altra partita. Gli ospedali e i cimiteri che ricominciano a riempirsi, nello stesso modo, con le stesse facce, con le stesse sofferenze, delle vittime civili di Baghdad, di Kabul, di Sarajevo, di Hanoi, di Panama, di Santiago, di Dresda, di Danzica, di Stalingrado, di Pristina, di Guernica, di Marzabotto, di Nagasaki... Ma ci sono città, al mondo, che non hanno mai visto una guerra? "È il momento di riaffermare il ruolo essenziale della forza militare americana. Le nostre forze saranno abbastanza potenti da dissuadere potenziali avversari dal perseguire uno sviluppo militare nella speranza di sorpassare, o uguagliare, la potenza degli Stati uniti". È la guerra preventiva, ladies and gentlemen! Niente di più e niente di meno. Giustizia Infinita, Enduring Freedom, Iraqi Liberation, Sconvolgi e Terrorizza... Ma non hanno creativi un po' meno coglioni? "Grazie al coraggio dei nostri soldati, la vittoria ci arriderà". Se qualcuno credesse che l'Iraq potrà fermare gli eserciti inglese e americano, se qualcuno credesse che i vertici iracheni si faranno scrupolo di far trucidare il loro popolo. La paura, il terrore che il conflitto si estenda. Che i curdi combattano contro i turchi, che gli iraniani non rimangano alla finestra, che la Russia decida di dare una mano, che Israele "esageri" nel difendersi, che in Arabia succeda qualcosa, che... che... che... il vaso di Pandora ci regali, ancora, tutti i suoi tesori. La retorica patriottarda, la demagogia democraticista, la superiorità morale del libero occidente, la rabbia dell'Islam, robba da un tanto al chilo che i nuovi borsari neri dell'informazione spacciano come merce preziosa. Il figlioletto del marine ucciso in combattimento che fa il saluto militare al cadavere del padre. I bambinetti iracheni inneggianti alla lotta contro l'invasore angloamericano. E dita alzate a formare la V, victory, migliaia di Churchill da strapazzo inconsapevoli strumenti degli sciacalli della propaganda di guerra. Il fuoco amico. Una beffarda, strepitosa invenzione della neolingua del potere per ricordarci che in guerra si muore. E non sempre ti ha sparato chi stava di fronte. Le immagini dei prigionieri, civili e militari. A piedi scalzi e le mani legate dietro la schiena, sdraiati per terra, feriti, interrogati dal boia di turno, con la paura nello sguardo. Umilianti per loro, ancor più umilianti per chi li mostra alla "pubblica opinione". L'ostensione della paura e della perdita della dignità come monito ai vinti. La degradazione dell'individuo come premessa della degradazione di un popolo. Dei popoli. La violenza della morte che ci vuol costringere alla violenza della scelta. Stare con gli uni, stare con gli altri. Schierarsi per questo o quell'esercito, questo o quel potere. Parteggiare per chi sarà più bravo, valoroso, eroico. L'offuscamento dei cervelli, delle libere intelligenze, altrimenti spregiudicate e razionali. La tua violenza non ha giustificazioni, la mia invece nasce da un bisogno etico. La tua è barbarie, la mia, quella che ti impongo, è civiltà. Controllo e repressione non solo sui campi di battaglia, ma anche nelle nostre città, nelle libere e democratiche città occidentali. Se fai il mio gioco puoi parlare, se intendi uscire dal coro non c'è spazio. Per il momento tolleriamo ancora la bandiera della pace, ma la criminalizzazione del dissenso non aspetta che nuovi pretesti. Non prospetta che nuove motivazioni. E se sei islamico, attento, non è aria... Il coro degli "americani sempre e comunque", scandalizzati della bestemmia antiamericana che si diffonde a New York come a Barcellona, indignati dal peccato estremo di non voler accondiscendere all'amiko d'oltreoceano. O alla sua prepotente politica di rapina? Le due torri hanno ottenuto il loro scopo. "Sono arrivate le immagini dei morti e dei feriti. Vi mostriamo le meno cruente per rispetto delle vittime".
Una bandiera rossa e nera issata su un antico palazzo di Torino, il tricolore ammainato. Fortunatamente la guerra è anche questo. Massimo Ortalli
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