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Da "Umanità Nova"
n. 12 del 30 marzo 2003
L'ONU e l'aggressione USA all'Iraq/2
La maschera della legge
L'aggressione miliare scatenata dagli Stati uniti contro l'Iraq è
stata definita negativamente in molti modi: tra l'altro, è stato
detto che essa è "illegittima" secondo il diritto internazionale
e, per quel che riguarda l'Italia, anche secondo la nostra Costituzione.
Non c'è quindi solo una critica pacifista a questa guerra, ma
anche la sottolineatura che essa si pone fuori dalle "regole internazionali".
La guerra di Bush è quindi puro fatto fuori dal diritto; non solo:
essa è vera e propria violazione del diritto. Lo dicono gli stati
che vi si sono opposti (Francia, Germania, Russia, ecc.); l'ha detto il
papa; l'hanno detto da noi ex presidenti della repubblica come Scalfaro
e Cossiga; lo dicono i tanti giuristi pacifisti.
Eppure Bush e il governo americano hanno "tirato diritto". È un
altro segno dei tempi. Fino ad oggi si era mantenuta una parvenza di legalità
al sistema dei rapporti tra le nazioni e non solo. In qualche modo il
diritto, seppur tirato a destra e a manca, aveva un suo riconoscimento
da parte di tutti, tanto che era necessario approvare norme "eccezionali"
(leggi di emergenza) per legittimare palesi violazioni dei diritti comunemente
riconosciuti.
Che il più forte facesse quel che gli pareva non stupisce, pensiamo
di recente alla guerra in Cecenia scatenata dai russi o pensiamo alle
invasioni americane di Panama o Grenada. Anche Israele "se ne frega" delle
risoluzioni dell'Onu, ma il problema palestinese non è mai stato
fatto proprio contemporaneamente dall'intera comunità internazionale,
dal papa, da movimenti pacifisti che in pratica ogni giorno manifestano
ad ogni latitudine. È accaduto invece che l'Onu, stati nazionali
di peso, la chiesa cattolica, l'opinione pubblica mondiale, si unissero
in una ferma opposizione a questa guerra e che gli americani scegliessero
di non tenere conto di questa opposizione. La scelta è stata squisitamente
politica ed ha messo in luce che oggi alla forza e alla volontà
di potenza degli Usa non interessa più un ossequio nemmeno formale
degli ordinamenti giuridici.
In buona sostanza, il principio che questa guerra afferma è un
principio di verità: gli Stati Uniti hanno degli interessi, li
hanno sempre perseguiti con ogni mezzo legale e illegale, ma oggi non
hanno più bisogno di provocare golpe militari contro le democrazie
del Sud America o di sostenere governi illiberali in Africa e Asia, né
di alimentare strategie della tensione in paesi europei che si spostano
troppo "a sinistra", come è successo in Italia tra la fine degli
anni '60 e gli anni '80. Oggi non è più necessario neppure
avere una risoluzione Onu o addirittura l'avallo della Nato, per colpire
dove e come si vuole. I veri sconfitti, dal punto di vista politico, di
questa guerra, sono gli ordinamenti liberali internazionali che si sono
ritrovati "nudi" davanti a chi ha deciso di usare la forza di cui dispone
sapendo di aver contro gran parte del resto del mondo.
Caduta la maschera del diritto, i rapporti tra nazioni, così come
all'interno delle singole nazioni, emergono per quello che sono sempre
stati, puri rapporti di forza. Come nei rapporti capitale/lavoro, lo scontro
è sempre tra chi vuole assoggettare gli altri ai propri interessi
e gli uomini e le donne in carne e ossa che lottano per essere liberi.
Nella società e nel mondo il rapporto è tra dominanti e
dominati e gli ordinamenti giuridici sono il velo di questo rapporto di
dominio. Oggi che per mano della massima potenza "democratica" il velo
è caduto, non restano che i rapporti di forza economici, i rapporti
di classe, i rapporti di dominio, nella loro semplicità e brutalità.
A chi questi rapporti ha sempre messo in luce, smontato e criticato,
tocca oggi come sempre ribadire che solo l'autorganizzazione degli sfruttati
e dei dominati è efficace strumento di liberazione e di contrasto
della volontà di dominio.
Simone Bisacca
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