Da "Umanità Nova" 
        n. 12 del 30 marzo 2003  
        L'Italia in guerra 
        Alpini sul fronte afgano
        
         
        Lo Stato italiano, come abbiamo già abbiamo avuto modo di scrivere 
        poche settimane fa, è entrato in guerra dal momento in cui ha deciso 
        l'invio di mille militari in Afganistan; per questo la dichiarazione di 
        Berlusconi davanti al Parlamento secondo la quale l'Italia non è 
        uno Stato belligerante appare a tutti gli effetti menzognera.
        Infatti, nell'ambito di un conflitto di lunga durata su più fronti 
        quale è quello definito come "guerra preventiva globale", ha un'importanza 
        del tutto relativa che nell'aggressione all'Iraq la collaborazione militare 
        italiana con Usa e Gran Bretagna si limiti ufficialmente soltanto alla 
        concessione dell'utilizzo delle basi sul territorio nazionale e dello 
        spazio aereo - così come peraltro hanno garantito anche le "neutraliste" 
        Francia e Germania.
        È d'altronde noto che i comandi Usa, nella pianificazione dell'attacco 
        all'Iraq, avessero da tempo previsto al massimo soltanto la partnership 
        britannica, escludendo anche quella spagnola nonostante il servilismo 
        filoamericano dimostrato da Aznar, in quanto un esercito d'invasione composto 
        da eterogenei contingenti di diversa nazionalità avrebbe comportato 
        rilevanti problemi di collegamento, interazione e comando, elevando il 
        rischio di morti per "fuoco amico".
        Tale scelta, sostanzialmente dettata da motivi militari, ha indubbiamente 
        avuto positive ricadute politiche per il governo italiano, già 
        sotto la forte pressione antinterventista delle piazze, permettendo ad 
        esso di presentarsi non direttamente coinvolto nella guerra all'Iraq; 
        tanto più che la missione militare italiana in Afganistan ha attenuto 
        anche il consenso parlamentare del centro-sinistra, compresa la maggioranza 
        dei Ds che oggi agitano bandiere arcobaleno e si scoprono pacifisti.
        Il ruolo belligerante dello Stato italiano appare quindi quello di alleggerire 
        l'impegno militare Usa permettendo lo spostamento di una parte delle truppe 
        statunitensi di stanza in Afganistan, sostituite appunto dai reparti alpini 
        italiani sui quali oggi grava la principale operatività di terra 
        di "Enduring Freedom", mentre si profila anche il disimpegno del contingente 
        tedesco; e l'importanza di tale ruolo assegnato è stata confermata 
        da Bush che ha ringraziato e inserito a tutti gli effetti l'Italia tra 
        le 35 nazioni alleate facenti parte della coalizione "antiterrorismo".
        E l'Afganistan rimane in ogni senso una zona di guerra dove, anche se 
        i riflettori sono stati spostati altrove, la terra continua a bruciare 
        sotto i piedi dell'occupazione militare straniera.
        Uncle Fester
       
         
        
       
         
        
       
         
       
         
        
         
        
       
         
        
       
         
       
         
         
        
        
       
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