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Da "Umanità Nova" n. 13 del 6 aprile 2003

Fermare il massacro
Sciopero generale: manifestazioni in tutt'Italia



Il 2 aprile, in occasione dello sciopero generale contro la guerra indetto dal sindacalismo di base, vi sono stati cortei, sit-in, assemblee, blocchi stradali e ferroviari in tutt'Italia. Vi proponiamo una prima panoramica delle iniziative svoltesi in alcune località.

Bologna
Oltre 2000 lavoratori sono scesi in corteo per le vie di Bologna nella giornata dello sciopero generale contro la guerra indetto dal sindacalismo di base. Al corteo che ha toccato la Prefettura e la sede della Confindustria, si sono poi uniti un migliaio di studenti.
Al di sotto delle aspettative la partecipazione alla manifestazione mentre discreta sembra l'adesione allo sciopero. Il tempo incerto ha, forse, indotto molti a non scendere in piazza. In regione abbiamo notizia di un'altra manifestazione a Reggio Emilia.
Si segnalavano per la loro assenza i "pacifisti" di maniera, disobbedienti compresi che, evidentemente, hanno nel sindacalismo di stato il loro referente.
Molto combattiva comunque, la manifestazione si é caratterizzata per gli incisivi contenuti contro la guerra, il governo italiano e quelli dell'alleanza, contro il militarismo, l'economia di guerra che va a scapito dei salari e dei servizi.
Il corteo si é concluso con un gigantesco blocco stradale sui viali di circonvallazione all'altezza di Porta Castiglione.
Buona la presenza anarchica con diffusione della stampa, alcuni interventi dal microfono e slogan contro gli eserciti, gli stati e le guerre.
redb

Carrara
Oltre 500 persone hanno sfilato in corteo per la strade cittadine malgrado alcuni scrosci di pioggia battente, offrendo l'opportunità anche a settori che non hanno aderito allo sciopero (come la gran parte dei camionisti del marmo, di cui molti padroncini sotto il permanente ricatto del cottimo, e che arrivano fino a 800 transiti al giorno), con un rallentamento di qualche ora del traffico da e per le cave, di fermare la vita cittadina ostruendo le vie di accesso.
Buona l'adesione alle cave e in alcune fabbriche metalmeccaniche, mentre ai cantieri soltanto la FIOM ha aderito con un'ora di sciopero. Adesioni anche nella sanità, nelle scuole ove sono presenti i sindacati di base, in alcuni settori pubblici e anche qualche negozio ha tenuto le serrande abbassate ed esposta la bandiera della pace.
Il corteo si è fermato sotto l'ospedale cittadino ove si è manifestata l'opposizione alla chiusura del "monoblocco" ed accorpamento degli ospedali del territorio in un'unica struttura comprensoriale, che comporterebbe la perdita complessiva di oltre 400 posti letto e notevole riduzione di manodopera.
Da segnalare che, al passaggio del corteo davanti ad una scuola elementare, alcune maestre hanno fatto uscire i bambini schierati con i loro simboli di pace, e percorso qualche centinaio di metri con la manifestazione.
Alfo

Ancona
Buono il risultato nelle Marche dello sciopero generale contro la guerra indetto dal Sindacalismo di Base per il 2 Aprile.
Nonostante i boicottaggi da più parti avvenuti vi sono state adesioni allo sciopero in uffici, scuole e fabbriche della regione.
La manifestazione più consistente si è avuta ad Ancona dove si sono concentrati per lo più lavoratori di Ancona, di Jesi e della provincia di Macerata.
Assenti gli studenti che avevano organizzato un corteo contro la guerra qualche giorno prima. Assente il Social Forum cittadino che non si è degnato nemmeno di lasciare aperta la "tenda della pace" presente nella piazza dove si concludeva la manifestazione.
Il corteo del Sindacalismo di Base, formato da circa 300 lavoratori, si è mosso dal porto di Ancona percorrendo poi le principali vie del centro cittadino.
Ha aperto la manifestazione un grande striscione unitario, nero e con la scritta "Lavoratori contro la guerra". Dietro lo striscione gli spezzoni dei Sindacati di Base delle RdB/CUB, dell'USI-AIT, dei Cobas e del Sincobas. Presenti anche i lavoratori dello SNATER Telecom e dell'Ali di Senigallia anch'essi promotori dello sciopero nella regione.
Buona la presenza anarchica ed anarcosindacalista raggruppata dietro lo striscione "Azione Diretta contro la guerra" con i lavoratori dell'USI delle provincie di Ancona e Macerata (diverse le bandiere dell'USI-AIT) e con i compagni del "Malatesta" di Ancona e della FAI di Jesi oltre ad individualità di Perugia e del maceratese. Proprio dall'area libertaria sono partiti ripetuti slogan contro la guerra, per lo sciopero e la diserzione. Un momento particolare si è creato quando i compagni anarchici e dell'USI hanno intonato "Nostra patria è il mondo intero" coinvolgendo tutto il corteo.
La manifestazione è poi arrivata in Piazza Roma per un comizio finale che ha raccolto un discreto pubblico. Due gli interventi dal palco: Torricella per le RdB e Careri per l'USI-AIT che hanno sottolineato i crimini in atto da parte dell'aggressione USA al popolo iracheno e le indicazioni di lotta del Sindacalismo di Base contro la guerra e il militarismo.
Da segnalare che in regione si è svolta anche un'altra manifestazione per lo sciopero indetta dai Sindacati di Base ad Ascoli a cui hanno partecipato anche le realtà sociali ed antagoniste della provincia ascolana.
L'USI-AIT e il Gruppo Anarchico "Malatesta" stanno organizzando per i prossimi giorni nuove iniziative in piazza contro il conflitto in atto e la militarizzazione del territorio.
USI-AIT e Gruppo "Malatesta" Ancona

Reggio Emilia
Oltre mille persone hanno partecipato questa mattina al corteo promosso dalla Federazione dei Sindacati di base di Reggio Emilia, in occasione dello sciopero generale contro la guerra. Lo sciopero era sostenuto da Reggio Emilia Social Forum, Mag 6, Laboratorio Aquarius, PRC, Federazione Anarchica Reggiana.
Al corteo è seguito un comizio cui, tra gli altri, hanno preso la parola Federico Ferretti per i sindacati di base e Fabio Dolci per la FAI.
In un comunicato diffuso dalla Federazione dei Sindacati di Base si "esprime soddisfazione per la partecipazione, che ha visto la presenza di lavoratori metalmeccanici, chimici, della sanità, delle piccole fabbriche, delle cooperative, della scuola e della funzione pubblica, oltre a numerosi studenti.
Nel corteo che si è snodato da Porta S. Pietro a Piazza Prampolini erano numerose le e ben visibili le bandiere rosse e nere, quelle dell'USI-AIT nello spezzone sindacale che apriva la manifestazione e, poco più indietro, quelle della FAI che ha dato vita ad un proprio spezzone aperto da uno striscione contro tutte le guerre e gli eserciti. Il corteo è stato invece contrassegnato da numerosi slogan antimilitaristi, inframmezzati dal sound system. Alcuni compagni sono stati intervistati dalla televisione e dalla stampa locali.
Il comunicato sindacale concludeva: "La parola d'ordine della giornata è stata il no incondizionato alla guerra ed al militarismo: coerenti con i nostri presupposti, abbiamo scioperato senza aspettare gli ordini di nessuna burocrazia politica o sindacale, per chiamare alla mobilitazione dal basso i lavoratori, i giovani, le associazioni, i movimenti, a moltiplicare le iniziative autorganizzate per fermare il massacro in atto.
Pasquale

Trieste
Si è svolto in mattinata il corteo unitario per lo sciopero generale contro la guerra. La manifestazione ha visto la partecipazione dei sindacati di base presenti in città (Usi-ait, Cobas scuola, Rdb, Snater) degli studenti medi (numerosi) e universitari. Il corteo composto da 600-700 persone si mosso per le vie cittadine con musica e interventi al microfono, fermandosi per alcuni minuti sotto l'agenzia consolare americana, concludendosi sotto la prefettura. Assenti quasi tutti i gruppi della sinistra Rifondazione in primis, mentre erano presenti singoli lavoratori della Cgil, in particolare della funzione pubblica che aveva aderito alla manifestazione. Il Gruppo Anarchico Germinal era presente con uno striscione e con un massiccio volantinaggio per la manifestazione del 5 aprile ad Aviano. Facendo un bilancio della giornata, bisogna dire che, anche se la manifestazione è riuscita lo sciopero ha avuto un adesione limitata, sia per il continuo rinvio della data, sia perché molti dei soggetti che a parole erano per lo sciopero generale, visto che "mamma" Cgil non si è mossa si sono guardati bene dal partecipare alla mobilitazione.
In ogni caso il dato positivo di questa giornata è stata la conferma di una unità (seppure non sempre facile) fra i sindacati di base e fra questi e altri settori sociali, studenti in particolare.
Penso che è proprio da qui che bisogna proseguire il cammino per rafforzare e ampliare l'autorganizzazione sociale.
Un compagno

Torino
La mattina dello sciopero alcune migliaia di lavoratori e studenti hanno partecipato alla manifestazione in occasione dello sciopero contro la guerra indetto dai sindacati di base. Una manifestazione di consistenza minore rispetto a quelle di Roma e di Milano ma decisamente superiore rispetto alle aspettative di molti compagni consapevoli delle difficoltà a mobilitarsi sui luoghi di lavoro.
Nonostante l'assordante silenzio dei media, nonostante le comprensibili preoccupazioni da parte di molti lavoratori dopo le cariche di polizia di sabato scorso contro i migranti, il corteo è stato vivace e partecipato.
Il corteo ha visto una discreta presenza studentesca ma la maggior parte dei partecipanti erano lavoratori. Dal punto di vista sindacale lo spezzone più consistente era quello della CUB ma c'erano gruppi di aderenti alla Confederazione Cobas, al Sin Cobas, allo Slai Cobas, all'USI.
Positiva la partecipazione di lavoratori di diverse aziende e delle RSU al completo dell'Università e del Politecnico.
Nei molti interventi si è ricordato come la guerra esterna si trasforma in guerra interna, in sottrazione di reddito e di diritti per i lavoratori, in chiusura nazionalista e xenofoba.
Va, fra l'altro, rilevato il fatto che, in molte amministrazioni pubbliche, la circolare ministeriale che informava dello sciopero non è stata portata a conoscenza dei lavoratori. Un altro segno del clima liberticida che oggi si va affermando.
La FAI era presente con un proprio striscione e con un gruppo di compagni. Discreta la diffusione della nostra stampa.
Alla fine della manifestazione, è stato bloccato il ponte che porta da Piazza Vittorio alla Gran Madre come momento di simbolica unità con le popolazioni colpite dalla guerra.
Cosimo Scarinzi

Milano
Nella giornata di sciopero di otto ore contro la guerra proclamata dal sindacalismo di base sono scesi in piazza, a Milano, circa 20 mila manifestanti a giudizio degli stessi organizzatori. Si è partiti da L.go Cairoli, dove era stato dato il concentramento, si è passati davanti al consolato americano, terminando alla Stazione Centrale, che è stata invasa dai manifestanti fino ad arrivare, dopo una resistenza iniziale da parte della polizia schierata, all'occupazione dei binari per un'ora circa. In molti vagoni dei treni in sosta apparivano all'improvviso alcune scritte, le più ricorrenti "Dax sei vivo".
Nei giorni precedenti "Radio Popolare" aveva segnalato che la corrente di minoranza della Cgil e il coor. delle RSU avevano invitato ad aderire allo sciopero.
La manifestazione si presentava vivace e colorata dagli striscioni e dalle bandiere della Cub, Slai-Cobas, Sin-Cobas, USI oltre a sigle minori, la consistente partecipazione dei Centri Sociali Antagonisti e degli studenti.
Gli anarchici si sono presentati nel corteo dietro lo striscione: "Contro la guerra - Contro la pace dei padroni - per la rivoluzione sociale". Stesso titolo riportava il volantino distribuito, nel quale fra l'altro si diceva: "Ma la guerra alla quale dobbiamo egualmente opporci è anche quella che subiamo nei posti di lavoro attraverso forme di sfruttamento sempre peggiori, senza alcun rispetto della dignità, dove sempre più spesso si muore per un salario. La guerra è anche quella che violenta la natura per fini speculativi, provocando inquinamento di cibo, di acqua, di aria fino trasformare le città in camere a gas, sovente per alimentare bisogni fittizi. La guerra è negare il diritto alla vita di milioni di disoccupati che non hanno reddito. La guerra è sfrattare famiglie bisognose negando loro il diritto alla casa. La guerra è imprigionare nei centri di detenzione e poi espellere con la forza immigrati in cerca di lavoro, parificati a delinquenti solo perché una legge dello Stato li costringe alla clandestinità. La guerra è la militarizzazione del territorio con telecamere, pattugliamenti di polizia, guardie private davanti a banche, centri commerciali e in ogni dove, con l'introduzione del poliziotto di quartiere; una città di "ordine" dove siamo tutti "sorvegliati speciali".
Fra gli slogan gridati anche a mezzo megafono: "L'esercito si abbatte e non si cambia", "Sparare sulla gente è una follia e voi la chiamate democrazia", "Né Dio, né Stato, né Padrone, solo e sempre autogestione". Altri interventi a mezzo megafono sono continuati lungo il corteo: "Le promesse di Bush, che purtroppo mantiene sono quelle di una guerra preventiva ed infinita, come mandato avuto dai mercanti del petrolio e delle armi. Ma la baldanzosa potenza tecnologica oggi è offuscata dalla resistenza popolare, a dimostrazione che non piace a nessuno essere liberati con le bombe che ti esplodono in testa. Per fermare la guerra infinita occorre un obbiettivo alto: né servi, né padroni, né Stato, per l'autogestione sociale come regola generale in tutto il mondo".
Verso la fine della manifestazione mi viene in mano uno dei tanti volantini che per l'occasione vengono distribuiti, che fra l'altro dice: "Sostieni l'occupazione in v.le Monza 251 (Spazio Preoccupato)". È un'occupazione recentissima, a fianco della sede della Federazione Anarchica Milanese.
Sicuramente un segnale che la lotta continua e si estende.
Enrico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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