Da "Umanità Nova"
n. 14 del 13 aprile 2003
Guerra e censura
I media con l'elmetto
Il guitto di regime Luca Barbareschi non ha dubbi. Non è vero che
gli italiani sono contrari alla guerra. Tutti i sondaggi che affermano
il contrario (compresi quelli di Datamedia di proprietà del Duce
Berlusconi) sono "falsi o pilotati", mentre i giornali e le televisioni
sono in mano "ai nemici dell'America" che hanno "distorto gli avvenimenti
e le storie invertendo le vittime con i carnefici".
È incredibile il livello di perversione mentale a cui riesce ad
arrivare la spazzatura fascista. In realtà, i giornali e i media
italiani in generale hanno iniziato a manifestare perplessità e
dubbi sull'invasione dell'Iraq dopo le prese di posizione di Vaticano,
Francia e Germania e soprattutto dopo che la grande mobilitazione mondiale
del 15 febbraio e la miriade di bandiere arcobaleno sulle finestre di
mezza penisola avevano dimostrato inequivocabilmente quanto fossero isolate
le posizioni dei sostenitori della Junta Bush. L'elmetto, peraltro, se
lo è rimesso subito dopo lo scoppio delle ostilità, al punto
di arrivare - come ha fatto l'infamissima "Repubblika" - a descrivere
folle di iracheni che avrebbero accolto festanti "i liberatori", che non
sono esistite neanche nei comunicati stampa del Pentagono. A questo proposito,
si potrebbe dire che se la prima guerra del Golfo era stata una festa
dell'informazione virtuale e della guerra-videogame, la seconda puntata
sembra piuttosto dominata dal ritorno della vecchia censura. Tanto per
attenersi allo spirito della guerra preventiva, si è partiti con
la censura preventiva. Che non si è peritata dal fare anche vittime
illustri.
A novembre si è arrivati addirittura ad annullare la visita del
Principe Carlo d'Inghilterra negli Stati Uniti per il timore che il regale
nullafacente - notoriamente contrario al conflitto - si facesse sfuggire
qualche battuta in proposito. A febbraio, invece, è stato annullato
un festival di poesia organizzato da Laura Bush alla Casa Bianca: la First
Lady avevano invitato solo poeti "laureati", ma si sa che dei poeti non
è mai da fidarsi. Intanto sui maggiori network radiofonici degli
USA continuano ad essere in vigore le liste di prescrizione introdotte
dopo l'11 settembre che bandiscono tutti i pezzi "pacifisti" (comprese
canzoni famosissime come "Imagine" di John Lennon).
In Gran Bretagna, invece, l'Itc, l'autorità che vigila sulle telecomunicazioni
in Inghilterra, impedisce a radio e tv di trasmettere brani che ricordino
il conflitto. Dall'inizio dell'attacco sono stati vietati anche hit come
"Sex Bomb" e il repertorio dei B52's, rei di avere un nome che richiama
direttamente gli aerei da guerra impegnati in queste ore in Iraq.
È soprattutto sul fronte dell'informazione che si scatena l'opera
dei censori. Per il saggista svizzero Jean Ziegler è "folle e irresponsabile"
il modo in cui i media di tutto il mondo oscurano la stretta connessione
che c'è tra gli interessi economici privati degli esponenti del
governo USA e le loro scelte di guerra. Cita, tra gli altri, il caso del
gruppo Carlyle che ha fatto investimenti in tutte le principali aziende
di armi fornitrici dei mezzi impegnati in Iraq. Nel suo consiglio d'amministrazione
siede nientemeno che George Bush Senior, mentre tra i principali investitori
c'è la famiglia Bin Laden (peraltro, da sempre in affari con la
famiglia Bush).
Secondo lo scrittore Robert Anton Wilson non sono solo le oscure connessioni
economiche ad essere inquietanti nella famiglia Bush. Segnala la triste
vicenda del povero George Junior, che sin dalle scuole elementari aveva
manifestato sintomi di dislessia e una lieve insufficienza mentale, crescendo
era diventato - per sua ammissione - alcolizzato e cocainomane (ora dice
che ha smesso, ma dicono tutti così) e anche adesso che è
presidente si ritrova con due figlie minorenni in clinica psichiatrica
per alcolismo cronico e la moglie che va in televisione a dire che il
Prozac le ha cambiato la vita. L'autore di Illuminati ricorda che "l'unico
personaggio della storia recente arrivato al potere con una situazione
del genere alle spalle si chiamava Adolf Hitler". Anche lui, come Bush
Jr, quando scendeva dall'aereo, era sempre preceduto dal suo cane e faceva
le feste solo a lui.
robertino
|