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Da "Umanità Nova" n. 14 del 13 aprile 2003

Il Tao della guerra II
Gli invincibili e l'assedio di Baghdad



Della guerra che si sta tutt'ora combattendo in Iraq, oltre all'inganno come arma strategica, fa bella mostra il presunto pressappochismo dell'esercito angloamericano nel condurre la propria offensiva militare, al punto che è quasi del tutto impossibile non leggere, sentire, vedere, reportage sul conflitto in atto senza l'ausilio dell'esperto generale che illustra e motiva la strategia posta in campo, così da apportarvi le opportune modifiche e correzioni necessarie alla vittoria.

Soprattutto ora - quando l'assedio stringe in una morsa Baghdad - il racconto giornalistico più che documentare ciò che sta accadendo, sembra invece l'esercizio di una consegna (svolto in "bella copia") che i rispettivi comandi militari hanno in precedenza assegnato ai "soldatini mediatici" al fine di far apparire quanto la guerra sia soprattutto uno spot pubblicitario per reclamizzare le armi e la tecnologia impiegata prima, durante e dopo. Ne consegue che gli esiti e gli effetti che la guerra provoca sono calcolati in ragione dell'efficienza ed efficacia mostrata - più o meno sapientemente - nell'utilizzo delle armi tecnologiche e al grado raggiunto dalla tecnologia delle armi.

Com'è già avvenuto nel corso del conflitto balcanico, gli "effetti collaterali" non segnano l'inevitabile atrocità della guerra, quanto piuttosto l'incapacità nel condurla nonostante la precisa intelligenza delle armi tecnologiche. Tant'è che le immagini trasmesse via satellite - nonostante l'attenzione posta a sostegno di quanto la moderna strategia militare non è altro che una necessaria, anche se invasiva, "operazione chirurgica" - non possono non documentare il reale macello (nel senso letterale) del conflitto in atto, sebbene scene d'ordinaria vita quotidiana contribuiscano a stemperare l'orribile verità.

Per questo alle bombe che scoppiano nei mercati, sono da contrappeso gli incidenti causati dal "fuoco amico" determinati dal troppo zelo e dall'eccessiva tensione mostrata dai marine americani, a dimostrazione di quanto l'errore sia umano, non tecnologico. In tal senso lo sbandierato pressappochismo della strategia militare fin qui seguita dalle truppe angloamericane, non è affatto volto a criticare i comandi dell'esercito, quanto a farsi scudo di questi per giustificare una condotta della guerra che nulla a che spartire con i suoi presupposti tecnologici. Come dire: ben venga la figura del soldato-cowboy se a questa fa da contrappeso la figura del civile-kamikaze, perché entrambi rappresentano l'aberrazione della guerra, non certo il fatto che la guerra sia in se stessa aberrante.

D'altronde anche il temuto assedio di Bagdad - che ad arte è stato paventato dai media come una possibile ecatombe civile - sembra risolversi con un'esemplare dimostrazione di quanto la tecnologia delle armi possa evitare ciò che in tempo di guerra pare del tutto ovvio: un immenso bagno di sangue. E questo, non tanto perché la guardia pretoriana di Hussein non abbia fatto il suo dovere, e neppure perché la popolazione della capitale irachena sia accorsa incontro ai "suoi liberatori", quanto piuttosto per il fatto che la supremazia nell'utilizzo delle armi della tecnologia - più ancora della tecnologia delle armi, vedasi appunto quelle tanto temute e ricercate armi bantteriologiche finora introvabili - suffraga l'antica massima del Generale Sun-Tzu, secondo la quale "essere invincibile è una qualità che possedete dentro di voi; essere sconfitti è una condizione insita nel nemico.".

Sennonché chi eccelle nelle armi della tecnologia può essere in grado di rendersi invincibile, ma non necessariamente può far sì che il nemico sia in condizione di essere sconfitto. Cosicché una volta presa Baghdad per le truppe angloamericane si porrà l'altrettanto serio problema di come poter uscire da uno stato d'assedio, in cui da assedianti finiranno per ritrovarsi assediati, non solo all'interno di una delle più grandi città del Levante Arabo, ma al centro di una regione islamica dove i nemici - qualsiasi sia la politica della Pax Americana - avranno ottenuto ben più di una ragione per esser tra loro amici. E allora gli invincibili potranno capire a proprie spese quanto il Poeta ebbe a scrivere nell'Eneide: "Nulla salus bello." (Non c'è alcuna salvezza nella guerra).

Benjamin Atman

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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