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Da "Umanità Nova"
n. 16 del 4 maggio 2003
La contabilità dell'orrore
Cecenia: crimini di guerra
Il rapporto è agghiacciante: nel solo 2002 in Cecenia le autorità
del governo filorusso hanno contato 1314 morti avvenute al di fuori di
scontri armati, bombardamenti, esplosioni di mine telecomandate, ecc.
Una media di 109 ceceni morti ammazzati ogni mese durante rastrellamenti
o azioni "antiterroriste" condotte dai militari russi. Si tratta del doppio
di quanto era stato stimato dalla "Memoriale", la maggiore associazione
russa di difesa dei diritti umani. Il documento, che rappresenta un primo
tentativo di bilancio ufficiale dei crimini commessi dai militari russi
contro i civili in Cecenia, porta un altro dato raccapricciante: nel periodo
considerato sono state ufficialmente ritrovate fosse comuni in 49 località.
In modo estremamente formale il rapporto del governo filorusso elenca
le località con il numero dei cadaveri ritrovati: Grozny, 260 corpi,
Khankhala, sede della maggiore base russa nel paese, 43 cadaveri, Al Khan
Kala, 35, Proletarskoe, 17, Aldi, sobborgo di Grozny, 22, Ouros-Martan,
13, Staraia Sounia, 18 e così via. In tutto 2879 cadaveri. Un'altra
parte del rapporto descrive decine di casi di assassinio, scoperta di
corpi con segni di morte violenta, scoperta di frammenti di corpi (i militari
russi hanno preso l'abitudine di far saltare in aria i corpi dei civili
uccisi, in modo da far scomparire ogni traccia), rapimenti, torture, pestaggi.
Anche qui, in modo molto burocratico, si cita il crimine, poi il nome
della vittima identificata, poi il luogo e, nell'ultima colonna, il numero
dei blindati russi presenti nei pressi delle abitazioni cecene al momento
dei fatti. Quest'ultimo particolare è inserito per dimostrare la
responsabilità dei militari russi nel crimine. Il documento riporta
infine alcune cifre riguardanti i primi tre mesi del 2003: 70 assassini,
126 rapimenti, 19 persone scomparse, due stupri e 25 casi di scoperta
di frammenti di cadavere.
Human Rights Watch ha a sua volta pubblicato un rapporto in cui, basandosi
anche sulle informazioni diffuse dal governo ceceno, denuncia le gravissime
violazioni dei diritti umani attuate dai russi. HRW, pur non mancando
di segnalare che anche la guerriglia indipendentista si è resa
responsabile di gravissime violazioni dei diritti umani, rileva che, nonostante
le autorità abbiano addossato la colpa di molte violenze sui civili
ai ribelli, in molti casi le atrocità sono state compiute direttamente
dalle truppe russe.
La pubblicazione del rapporto di HRW ha indotto 22 paesi europei a presentare
un abbozzo di risoluzione di condanna della Russia alle Nazioni Unite.
Sottoposta a voto dell'Assemblea, la domanda è stata respinta per
21 voti contro 15, con 17 Nazioni astenutesi.
Il governo russo, per bocca di Abdul-Khakim Sultygov, incaricato per
i diritti umani, respinge le accuse e dichiara falso il rapporto dell'amministrazione
cecena. Anche il Dipartimento di Stato statunitense si è schierato
contro la risoluzione richiesta da HRW.
Anna Neistat, dirigente della sezione di HRW a Mosca, afferma che "la
situazione dei diritti umani nella repubblica cecena è deteriorata
in modo catastrofico, in quanto la Russia ha capito che l'assenza di denunce
da parte della Comunità Internazionale significa che questa ha
chiuso gli occhi sulla questione". La mattanza in Cecenia resta un affare
interno.
Riassumendo: in Cecenia l'esercito russo commette crimini di guerra;
la Cecenia è disseminata di fosse comuni; negli ultimi mesi la
situazione non è affatto migliorata.
Fonti: "Le Monde", 11 aprile. In Italia l'articolo è stato ripreso
da "La Stampa" del 14 aprile
Human Rights Watch, http//:www.hrw.org
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