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Da "Umanità Nova"
n. 16 del 4 maggio 2003
L'antiamericanismo della destra
Fascisti, postfascisti e l'amico/nemico americano
È stupido, è ridicolo, è antifascista andare in sollucchero
per le danze ombelicali di una mulatta o accorrere come babbei a ogni
americanata che ci venga d'oltre oceano!
(C. Ravasio, "Il Popolo d'Italia", 1928)
L'umanità si divide in tre generi: uomini, donne e americani.
(M. Veneziani, "Usa & costumi", 1985)
La guerra ha diviso anche la destra, almeno negli schieramenti formali,
dato che comunque tutte le sue componenti non hanno mai smesso di considerare
la guerra come il principale momento di affermazione politica ed identitaria
dei popoli e dell'individuo; infatti, da questo punto di vista, tutta
la cultura di destra è attraversata dal mito del guerriero, delle
armi, del combattimento ed anche della "bella morte".
Dopo questa doverosa premessa, va osservato che anche di fronte all'ultima
aggressione Usa all'Iraq, la destra si sia divisa tra "filoamericana"
e "antiamericana", così come era già accaduto ai tempi della
guerra del Golfo nel '91, della guerra contro la Jugoslavia del '99, l'attacco
e l'occupazione militare dell'Afganistan.
Tali divisioni sono motivate da divergenze ideologiche e motivazioni
tattiche certo non nuove, ma comunque interessanti da prendere in esame,
per comprendere alcune loro contrastanti posizioni nei confronti del movimento
contro la guerra, nonché alcuni tentativi d'infiltrazione come
in occasione della grande manifestazione a Roma del 15 febbraio scorso.
Il fascismo italiano, uscito sconfitto dal Secondo conflitto mondiale,
già nel dopoguerra vive un'evidente contraddizione nel rapportarsi
ai "liberatori" angloamericani: da un lato, sull'onda della propaganda
bellica contro le potenze "demo-giudo-plutocratiche" accusate di bombardare
e depredare indiscriminatamente le città italiane con le loro "barbare
soldataglie negre" dedite allo stupro e al saccheggio, nutre una fortissima
avversione nei confronti degli Stati Uniti, contro cui si auspica che
l'Europa riesca a unirsi e contrapporsi sul piano politico, economico
ed anche militare. Allo stesso tempo però, proprio nello stesso
periodo, i fascisti contraggono un debito con i servizi segreti alleati
che, in coerenza col loro anticomunismo, garantiscono l'impunità
ed anche la salvezza fisica per innumerevoli gerarchi (si veda, ad esempio,
il caso di Junio Valerio Borghese, comandante della X MAS), nonché
consistenti aiuti e relative coperture per la riorganizzazione fascista
che, nei decenni successivi, giungeranno ad inserire militanti fascisti
nelle strutture clandestine della Nato, come Gladio, ed utilizzarli nella
strategia della tensione, tra stragi di Stato e progetti golpistici.
In seguito, nel corso degli anni Sessanta e Settanta, i gruppi dell'estrema
destra ripresero la bandiera dell'antiamericanismo, scrivendo sui muri
il noto slogan "NÈ LENIN NÈ COCA COLA", seppure con motivazioni
diverse che andavano dall'avversione culturale nei confronti della cultura
americana in nome della tradizione, all'opposizione politica in chiave
nazionale verso il Patto Atlantico che poneva l'Italia e l'Europa in una
posizione di subalternità verso gli Usa, al punto da simpatizzare
per tutte le lotte e i movimenti di liberazione nazionale nel mondo che
in qualche modo si contrapponessero all'egemonia americana.
Tale egemonia veniva e continua ad essere peraltro messa in correlazione
al potere delle lobby ebraiche, e quindi l'antiamericanismo diveniva anche
espressione di antisemitismo, più o meno dissimulato, che accompagnava
la solidarietà verso il nazionalismo arabo, la causa palestinese,
l'estremismo islamico.
Ancora adesso, nelle diverse posizioni della destra si possono rintracciare
tutti questi riferimenti.
I postfascisti di Alleanza Nazionale, pur dovendo, per motivi di governo,
appoggiare l'interventismo filoamericano di Forza Italia, nella propria
base - soprattutto giovanile - incontrano non poche perplessità
e difficoltà tanto da aver costantemente auspicato un ruolo "autonomo"
dell'Europa e dimostrato dalle titubanze sulla concessione dell'utilizzo
da parte statunitense delle basi militari presenti sul territorio italiano.
Da parte sua la destra "colta" che fa riferimento a testate come "Area"
e "Ideazione" stenta a trovare una sintesi credibile e non va oltre lo
schema dello "scontro di civiltà" che vede contrapposto l'Occidente
alla presunta minaccia islamica.
In un'analoga difficile posizione si trovano i dirigenti della Lega
Nord che, dopo aver simpatizzato nel '99 col regime serbo in chiave fortemente
antiamericana e antimondialista, si sono trovati coinvolti per responsabilità
governative nella guerra di Bush cercando di farla "digerire" ai propri
elettori come una guerra contro il terrorismo islamico ricordando che
nel '99 la propria scelta filoserba in realtà era contro gli islamici
kosovari.
Tale motivazione appare però in tutta la sua debolezza, in quanto
dopo l'11 settembre proprio su "La Padania" si sono letti articoli che
avvaloravano la tesi del complotto israelo-americano dietro l'attacco
alle Torri Gemelle.
Tra le diverse sigle della destra radicale si possono invece distinguere,
approssimativamente, tre posizioni.
Vi è l'antiamericanismo di gruppi nazionalpopolari come il M.S.
"Fiamma Tricolore" ed il Fronte Nazionale di A. Tilgher che in perfetta
sintonia con Le Pen, ricollegandosi alle vecchie parole d'ordine contro
i "liberatori", sono contro l'egemonismo Usa e la sudditanza italiana
alle direttive di Washington, mentre vedono con estremo interesse il ruolo
antagonista della Russia che si ritrova a fianco della Germania, facendo
intravedere di nuovo la prospettiva di un blocco continentale Euro-Asiatico.
Altre "comunità politiche", quali quelle collegate alle omonime
testate "Rinascita" e "Avanguardia" che prendono decisamente le parti
dell'Iraq e delle "masse arabo-islamiche" (riecheggiando peraltro lo stesso
linguaggio di alcuni settori antimperialisti
[1]), non nascondendo nostalgia per le affinità tra nazionalismo
arabo e nazismo e per i volontari mussulmani arruolati nelle SS; analogo,
anche se con un linguaggio radical-sinistrese, lo schierarsi della galassia
nazional-comunitarista che vi collega anche la resistenza alla globalizzazione,
verniciando di rosso le teorie di Alain de Benoist.
Infine vi è la posizione
di Forza Nuova, il partitino ormai maggioritario, che appare come quella
più funambolica, sintetizzata nello slogan "NÈ CON GLI USA
NÈ CON L'ISLAM" che sembra lacerata tra la vocazione nazional-militarista
e l'antiamericanismo che già fu di Terza Posizione. Per far quadrare
il cerchio F.N. cerca quindi attraverso tale apparente equidistanza di
non compromettersi troppo né nei confronti degli altri gruppi della
destra radicale e l'area di simpatia esistente negli ambienti sia di Alleanza
Nazionale che di Forza Italia. Così come i leghisti, anche Forza
Nuova ha quindi cercato di appropriarsi della campagna montata contro
il "terrorismo islamico" attraverso la spettacolare aggressione televisiva
avvenuta di recente a Verona e presentandosi come custodi della tradizione
cattolica e persino come guardiani delle chiese venete dopo alcuni misteriosi
attentati, ma appare evidente che si tratta di una posizione strumentale
in quanto anche Forza Nuova ritiene che dietro l'11 settembre vi sia la
mano dei servizi segreti israeliani.
Di certo, negli ulteriori prevedibili
sviluppi della "guerra infinita", tali tatticismi potrebbero saltare e,
paradossalmente, qualcuno potrebbe persino pensare di giocare la carta
dell'antiamericanismo di destra per inquinare l'opposizione anticapitalista
e antimilitarista.
Archivio antifa
Note
1 A tal proposito è emblematico un simpatico
episodio recentemente avvenuto in Italia durante una manifestazione contro
la guerra, quando un pezzo di corteo si è diretto verso l'ambasciata
Usa al grido di "Americani a casa, yankees go gome" imbattendosi in un
gruppo di cittadini statunitensi che manifestavano contro il loro governo.
Dopo un momento d'imbarazzo, i compagni americani hanno ironicamente risposto
con un "Italiani a casa, alpini go home".
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