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Da "Umanità Nova"
n. 16 del 4 maggio 2003
L'italietta dei garagnani
Il 25 aprile dei revisionisti
Convinto che la resistenza alla barbarie nazifascista non fu la lotta
di un popolo per la libertà ma una malvagia bricconata del bieco
comunismo internazionale, l'ineffabile onorevole forzitaliota Garagnani
(lo ricorderete, il poveretto ripetutamente massacrato in gioventù,
a piadine e lambrusco, dal comunismo emiliano romagnolo) si rifà
vivo in quel di Bologna la (ex) rossa per commemorare, da par suo, l'anniversario
della Liberazione.
Animato pur'esso dal conciliante spirito di pacificazione sbandierato
da neofascisti, postfascisti, ex fascisti, fascisti democratici e fascisti
fascisti, tutti concordi nel voler rimettere al loro posto i partigiani
(magari spedendoli in un democratico neolager postnazista), l'impareggiabile
defensor fidei, propone dunque al sindaco Guazzaloca di celebrare
il 25 aprile ricordando il "martirio delle vittime della barbarie rossa".
Che, tradotto, vuol dire la fine ingloriosa di repubblichini, brigate
nere e kameraden.
Anche se al momento neppure la giunta bolognese vuole dare seguito a
tale enormità - e questo la dice lunga sul doloroso sputtanamento
di Vendicator fra i suoi stessi sodali - bisogna riconoscere, comunque,
che ci troviamo di fronte a persona capace di costanza non comune. Che
poi tale costanza denoti pure intelligenza, resta tutto da dimostrare.
Dopo l'invito agli studenti a segnalare i professori antiberlusconiani,
dopo il tentativo di sottoporre a censura i testi di storia, dopo l'esilarante
richiesta di spostare la festa del 25 aprile al 18 dello stesso mese (per
i più giovani: la vittoria della Democrazia Cristiana nel 1948)
il nostro ci ha riprovato, sicuro che prima o poi, coi tempi che corrono,
anche le sue castronerie non saranno più i bizzarri vaneggiamenti
di una mente esaltata, ma leggi della Repubblica.
Da più parti e sempre più spesso, man mano che gli opportunisti
di sempre fiutano il nuovo venticello che potrebbe fugare le loro consolidate
pavidità, partono tentativi talmente squallidi di riscrivere la
storia, che al loro confronto anche il peggior revisionismo viene ad acquistare
una sua nobiltà. Di figuri alla garagnani è piena l'Italia.
Ovunque si annidano i grotteschi nostalgici della dittatura fascista,
rosi dal fatto che la sua fine fu anche opera dell'odiato sovversivo.
Lo sappiamo, la Resistenza ha avuto le sue luci e le sue ombre, e non
poteva essere diversamente. Quella di riuscire ancora a far cagliare il
sangue ai mille garagnani sparsi per la penisola, non ci sembra, comunque,
una luce da poco.
MoM
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