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Da "Umanità Nova"
n. 17 del 11 maggio 2003
Della Sars, ovvero siamo ancora
ai "Promessi Sposi"
Malattie di "classe"
Come al solito bisogna aspettare che siano le epidemie, e possibilmente
di origine virale, a farci porre domande sulle condizioni della salute
nel mondo.
Le epidemie che dovevano essere state sconfitte dalla moderna industrializzazione,
ma che invece dalla fine del secolo scorso hanno ricominciato ad affliggere
anche e persino, di nuovo, il mondo dei ricchi...
I virus, che come dice l'etimo stesso della parola ("vis" in latino
voleva dire "forza", "capacità misteriosa" e "virus" voleva dire
"veleno, melma, succo nocivo e avvelenato di serpente"), costituiscono
una specie di mistero, di entità molto difficile da studiare e
da curare...
Ma, come ho detto prima, il dato eclatante è che queste malattie
sono anche malattie "di classe". Se è vero che non basta un certo
livello della qualità della vita, e dunque dell'igiene, giacché
quando l'uomo deve passare la giornata a cercare di procurarsi il cibo
non ha tempo di lavarsi, è comunque vero che certe malattie non
hanno mai cessato di devastare esistenze nei paesi più poveri,
laddove nel mondo occidentale si ritenevano talmente estinte da non essere
più insegnate nelle facoltà di medicina, col risultato di
produrre laureati non in grado di riconoscerle. E non sto parlando di
strani virus, come Ebola o febbre Q, ma, per esempio, di morbillo, di
malaria, o di colera, o anche di tifo, ma potrei aggiungerne altri.
E di oggi la notizia (udite udite) che in Africa un'epidemia di SARS
sarebbe devastante, per le conseguenze su popolazioni povere e defedate,
e per giunta con sistemi sanitari talmente carenti, che nemmeno una campagna
vaccinale servirebbe, in quanto di difficile attuazione (lasciando correre
qui il discorso sui vaccini, peraltro già fatto molte volte). Grazie
signori, abbiamo scoperto che più che le malattie uccide la povertà.
Credo che sarebbe importante che tutti studiassimo la storia della medicina,
poiché in essa sono racchiusi tanti aspetti che vengono altrimenti
fortemente occultati anche a chi crede di conservare occhio attento.
Questa storia ci racconta che, da quando è stata raccolta una
documentazione, circa ogni 70 anni (più o meno) salta fuori un'epidemia
virale micidiale, per la quale l'Umanità non ha sviluppato anticorpi,
che falcidia il mondo. L'ultima fu la famosa "Spagnola", che negli anni
a partire dal 1919, provocò nel mondo circa 20 milioni di morti,
con un tasso di mortalità (pare) del 2%. Per la cronaca la SARS
avrebbe un tasso di mortalità che oscilla dal 5 al 10%.
E qui potrei anche fermarmi, ma non ne sono capace. Dirò ancora
qualcosa.
Sars significa "severe acute respiratory syndrome", cioè "sindrome
acuta respiratoria grave", ed è in sostanza una polmonite virale,
la quale sembra sia provocata da un "banale" coronavirus, che tutti i
medici conoscono come virus causa del comune raffreddore, e dunque piuttosto
innocuo. Le ragioni per cui improvvisamente si sarebbe sviluppato un ceppo
(o dei ceppi) così patogeni starebbe in una mutazione, che rende
il virus non riconoscibile e dunque aggredibile da parte del sistema immunitario,
che rimane ancora uno dei baluardi fondamentali della nostra salute.
Ma negli anni si sono sempre viste infezioni polmonari a causa virale
che potevano assumere tratti di importante gravità, per le manifestazioni
cliniche, per la mancanza di farmaci efficaci e per le caratteristiche
dei virus nel provocare patologia, tali da indurre a ricoveri anche di
un mese persone apparentemente giovani e sane. Il tutto peraltro senza
che i numeri raggiungessero livelli tali da assurgere alle cronache. Questo
fatto, di per sé indica che non è solo importante la potenza
dell'agente patogeno, ma che la malattia è una relazione dinamica
tra l'agente patogeno stesso e l'ospite.
In questo senso sappiamo che nei paesi poveri malattie virali di ogni
genere, compreso il morbillo, hanno sempre ucciso migliaia di persone,
senza che questo destasse particolare scandalo o fosse comunque considerato
più di tanto degno di cronaca. Queste sono cose ben note a chi
si occupa di paesi poveri a qualsiasi titolo.
Nel mondo e in particolare in Italia le Autorità Sanitarie hanno
brillato per inefficienza e mancanza di tempestività. Ci si accorge
in questi giorni che bisogna controllare le persone che arrivano dai paesi
considerati pericolosi, che bisogna creare scali obbligatori per i velivoli
provenienti da questi paesi. Si propone di misurare la temperatura a tutti
i passeggeri che provengano da quelle zone (dubbio tecnico: dato che le
malattie virali hanno decorso variabile, legato in modo estremamente stretto
alle condizioni individuali delle persone, non potrebbe darsi che un soggetto
ammalato non avesse, almeno in quel momento la febbre ? Dunque, a cosa
mai servono i termometri a laser, che misurano la temperatura a un metro
di distanza ? La cosa puzza di ennesima americanata lontano un miglio).
Insomma, siamo alle solite, è come se le malattie volessero indicarci
qualcosa che noi ostinatamente ci rifiutiamo di considerare, in nome del
nostro sperticato amore per la scienza cosiddetta, perdendo ancora una
volta l'occasione di prendere le distanze per avere una visione di insieme.
E quest'ultima non può prescindere dal porre al centro dell'attenzione
la salute degli esseri umani, e non l'economia, la ricchezza di pochi
sulle spalle di molti.
Infatti, e concludo con questo dubbio, non si può dimenticare
che la Cina è un paese con una crescita annuale del prodotto interno
lordo intorno al 6%, e con un costo della mano d'opera talmente concorrenziale,
che non esiste settore dell'imprenditoria che non abbia stretti rapporti,
a qualsiasi titolo, con quel paese. Figuriamoci se, in piena epoca di
globalizzazione, non dà fastidio che proprio quel paese debba essere
isolato, che non sia possibile avere contatti. E se poi qualcuno si sognasse
di dire che i prodotti provenienti dalla Cina potrebbero portare contagio
? Cazzus, ragazzi, i "Promessi Sposi" non sono mai finiti...
Paolino
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