Da "Umanità Nova"
n. 17 del 11 maggio 2003
Si apre questa settimana
un dibattito dedicato ai Referendum e, in particolare, a quello sull'estensione
dell'art. 18 della legge meglio nota come Statuto dei Lavoratori.
Il dibattito parte dietro richiesta della Commissione FAI "La questione
sociale" e presenterà punti di vista ed opinioni molto diversificati
e non di rado nettamente divergenti.
Diversi gli interventi sinora in cantiere ed altri sono annunciati: pertanto
chi volesse partecipare al dibattito è caldamente invitato a preannunciare
il proprio contributo che, per dare spazio a tutti, non dovrà superare
le 5.000 battute.
Come è ovvio in questi casi i vari interventi rispecchiano le opinioni
degli autori senza coinvolgere i redattori di UN.
La redazione di UN
Dibattito referendum 2:
Lotta di classe e azione diretta
Ancora una volta siamo chiamati a rispondere sulle vicende referendarie
riguardanti l'estensione dei diritti dei lavoratori.
Sarebbe facile, almeno per noi, esprimere un giudizio rapido su questo
evento politicista costruito appositamente per ridislocare i segmenti
della sinistra riformista, piuttosto che difendere gli interessi generali
dei lavoratori, come la storia recente ha dimostrato.
Ma la tentazione partecipativa anche nell'area libertaria sembra rilevante,
nonostante le caratteristiche astensioniste dell'anarchismo sociale, che
ha sempre contestato, fin dalle sue origini, ogni deriva elettorale.
Tanti compagni però convengono con noi a proposito di alcune
considerazioni preliminari sul referendum a partire da:
La strumentalità dell'operazione messa in campo da Rifondazione
Comunista
La caratterizzazione errata dell'iniziativa
La riapertura di un contenzioso stoppato dalle lotte sociali
Lo spostamento dello scontro dai posti di lavoro alle sedi istituzionali
Il pericoloso pronunciamento interclassista durante l'evento
La semplicità legislativa per rimuovere il problema (vd. Disegno
di legge delega 848BIS)
L'esautoramento completo del sindacalismo di base
Eppure questi compagni ritengono, a differenza di noi, importante partecipare
in vario modo all'iniziativa per contrastare anche su questo terreno,
intimamente istituzionale, l'operazione del capitale e del governo
Questa posizione ci sembra completamente errata nella misura in cui assume
una prassi delegata e gli conferisce una impossibile valenza di classe.
E ancora, si finisce per dare valore strategico ad una operazione politicista
auspicando un ritorno politico funzionale alla ripresa del conflitto sociale.
Secondo noi nessuna scadenza indiretta sui temi del lavoro, dei diritti,
e delle condizioni dei lavoratori, può essere affrontata e risolta
con mezzi utilizzati dal potere, quali: elezioni, referendum, petizioni
popolari e via dicendo.
Possiamo affermare, senza alcun timore di essere smentiti, che quando
il movimento operaio è stato spinto su queste strade, improprie
per i suoi interessi parziali e generali, ha sempre registrato delle cocenti
sconfitte.
Soltanto la lotta diretta, dal basso e di classe ha saputo trasformare
i rapporti di forza, gli equilibri sociali e gli stessi assetti politici
del paese.
La recente mobilitazione per la tutela dell'Art.18 ha avuto un esito positivo
in quanto si è mossa sul piano della conflittualità reale,
nonostante i sussulti neo- concertativi della CGIL.
Queste le ragioni del nostro astensionismo militante che trova una puntuale
conferma dagli avvenimenti correnti e fissa un discrimine preciso, valido
soprattutto per il futuro più prossimo, tra l'azione diretta e
l'azione delegata.
Pertanto la nostra campagna astensionista sviluppa le propone le seguenti
riflessioni:
Chiarire il carattere politicista dell'operazione di Rifondazione Comunista
Denunciare le strumentali intrusioni dei ceti politici e burocratici all'interno
del movimento operaio
Evidenziare il ruolo esclusivamente concertativo dei sindacati confederali
Costruire un percorso di lotta vero al di fuori di qualsiasi logica delegata
Favorire la diffusione in tutte le situazioni delle pratiche autogestionarie,
assembleari e solidaristiche
Sostenere le componenti libertarie presenti nel sindacalismo di base
Ribadire con fermezza il grande valore della lotta di classe che non
può essere confusa con una piccola radicalata elettorale.
F.A.I Federazione Anarchica Reggiana
|