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Da "Umanità Nova"
n. 18 del 18 maggio 2003
Servizi e segreti
Autorizzazione a delinquere
La scorsa settimana la cosiddetta "riforma" dei servizi segreti della
quale già ci siamo occupati al momento della presentazione del
progetto di legge (vedi UN n.17 del 12/5/02) ha terminato la prima parte
del suo iter parlamentare ottenendo l'approvazione del Senato.
Più che riformare complessivamente il settore, il DDL 1513 modifica
in alcuni punti la legge 801 del 1977, quella che regola il funzionamento
dell'intelligence italiana. Alcuni di questi cambiamenti riguardano un
"aggiornamento" della politica di spionaggio, dovuto principalmente alla
dottrina in vigore dall'11 settembre che vede nel "terrorismo internazionale"
la minaccia principale al Nuovo Ordine Mondiale; da ciò la particolare
attenzione posta nei confronti dei "nuovi pericoli" ormai ben noti: attentati
con agenti biologici e chimici, attacchi ai sistemi informatici e minacce
di tipo finanziario. Dal punto di vista organizzativo il decreto si propone
di avviare nuove procedure per la selezione e l'assunzione del personale,
anche attraverso il reclutamento di "esperti" esterni agli apparati militari
e amministrativi, soprattutto nel campo delle nuove tecnologie. Un punto
importante è quello che riguarda la struttura di comando e controllo
che viene confermata nella persona del Presidente del Consiglio al quale
spettano "direzione e coordinamento della politica informativa e di sicurezza".
Per quanto riguarda il segreto di stato, la tanto strombazzata farsa della
sua riduzione ad un massimo di 15 anni si rivela, come c'era da aspettarsi,
una pia illusione in quanto la sua gestione resta praticamente la stessa
dal punto di vista della applicazione, dando esplicitamente il potere
al Presidente del Consiglio di derogare a tale termine (Art.6).
Ma com'era già accaduto al momento della presentazione del progetto,
il punto che ha maggiormente sollevato interesse e polemiche è
stato quello relativo al nuovo status che assumeranno gli agenti segreti
una volta approvata definitivamente la legge. L'articolo 4 infatti prevede
che: "non è punibile il personale dei Servizi per le informazioni
e la sicurezza che tiene una condotta costituente reato durante la predisposizione
o l'esecuzione di operazioni deliberate ed autorizzate, per il raggiungimento
delle finalità istituzionali".
Ma se questa non punibilità è stata da tutti sottolineata
sia come elemento di "modernità" di genere hollywoodiano che come
potenziale pericolo democratico, solo pochi hanno invece fatto notare
che la stessa norma verrà estesa anche ai "collaboratori" degli
agenti segreti, infatti, citiamo ancora testualmente: "Se, in ragione
di particolari condizioni di fatto e di eccezionali necessità,
le attività di cui ai commi 1 e 2 sono svolte da persone non appartenenti
ai Servizi per le informazioni e la sicurezza e risulta che il ricorso
ad esse era indispensabile, tali persone sono equiparate, ai fini dell'applicazione
della speciale causa di giustificazione, agli appartenenti ai predetti
Servizi." (Art.4.4)
Una norma che, anche ad un occhio non anarchico, sembra fatta su misura
per coprire in modo definitivo qualsiasi genere di abuso coinvolga i servizi.
Naturalmente l'attività "illegale" dovrebbe essere autorizzata
preventivamente dagli organi di controllo politico, ma anche in questo
caso la soluzione è nella stessa legge che infatti prevede, in
"casi di assoluta necessità e urgenza" (Art.10.4.3), una autorizzazione
a delinquere data direttamente dal capo dei servizi, che solo in seguito
dovrà formulare la dovuta richiesta a chi di dovere. Inutile rilevare
che questa possibilità, in aggiunta a quella precedente, significa
assicurare ai servizi una capacità di manovra più estesa,
dal punto di vista delle copertura legale, di quella attualmente posseduta.
Chi pensasse che questa sia una "svolta" nella gestione della politica
dei servizi si sbaglierebbe, il provvedimento legislativo in questione
non è altro che una serie di piccoli aggiustamenti alla normativa
vigente al fine, nemmeno tanto velato, di garantire ulteriore impunità
agli apparati di controllo e provocazione dello Stato. Da un certo punto
di vista questo potrebbe essere interpretato anche come un segnale di
paura di un sistema che cerca di rafforzarsi a suon di decreti, mostrando
in tal modo la sua debolezza. Ma provvedimenti del genere sono pure una
ulteriore dimostrazione dell'irriformabilità dell'istituzione statale.
In una recente intervista televisiva, al giornalista che gli faceva
notare come spesso i servizi segreti italiani abbiano "agito in modo illecito",
il per nulla compianto ex ministro degli interni Francesco Cossiga, così
rispondeva: "Sempre! Il sevizio segreto esiste per agire in modo illecito,
in modo lega... cioè secondo la legittimità costituzionale
ma in maniera illecita, altrimenti non ci sarebbe bisogno dei servizi
segreti. Quando un Paese ritiene di aver bisogno dei Servizi Segreti sa
che poi i servizi agiscono illecitamente." (Rai2, "Dossier", puntata del
27 aprile 2003)
Più chiaro di così...
Pepsy
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