archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 18 del 18 maggio 2003

Le "vergini", le "esperte" e l'"innocente" Berlusconi (a proposito di libertà di stampa)



Sulla libertà dei giornalisti - così duramente messa alla prova in queste settimane non certo dalla proposta della commissione Giustizia della Camera di comminare tre anni di galera per diffamazione, quanto piuttosto dalla loro connaturata impossibilità di non adulare il proprio padrone ogni qual volta lo intervistano - vale forse la pena ricordarsi quanto scrisse Karl Kraus a proposito della capacità di "sentire" che questa eccelsa categoria ha sempre mostrato: "La prostituzione del corpo ha in comune col giornalismo la capacità di non dover sentire, ma, rispetto ad esso, ha in suo vantaggio la capacità di poter sentire."

Perché, infatti, scandalizzarsi per l'intervista fatta da Antonio Socci (conduttore della trasmissione "Excalibur") al premier Silvio Berlusconi e non per quanto a suo tempo Michele Santoro (conduttore della trasmissione "Sciuscià") con gli allora Primi Ministri? Per non parlare di Bruno Vespa, Emilio Fede, Federica Sciarelli, Carmen Lasorella, Lilli Gruber... E che dire di Eugenio Scalfari, Vittorio Feltri, Giuliano Ferrara... ma basta nomi, per carità e decenza... non vorremo certamente fare di tutta un'erba un fascio, perché come tutte le "professioniste" ognuna di loro ha specifiche capacità... per prestazione e per onorario.

Sì, ma la libertà dei giornalisti - direte voi -, la libertà dell'informazione non è forse la garanzia di un sistema politico-istituzionale non repressivo, autoritario e poliziesco? In altre parole di un sistema democratico e non di un "regime"? Sicuro! Come certa è la differenza tra il fare all'amore in un bordello oppure sulla tangenziale. Che i giornalisti siano liberi - meglio: "si mettano in libertà" - ha ben poco a che vedere con la libertà d'espressione, la possibilità di comunicazione, la capacità di decisione a disposizione di tutti.

La tanto invocata libertà d'opinione - pilastro delle democrazie - non è certo quella dei non-esperti, dei dilettanti, di tutti coloro che si son fatti un'opinione senza per questo averne fatto una professione. In democrazia per poter dire le cose che si pensano, bisogna prima di tutto divenire una "cosa pensata" dai media: vale a dire un loro prodotto (chessò, un "Vittorio Agnoletto" che grazie ai media ha trovato una professione, quella di essere il portavoce dell'opinione del movimento no-global). Ora, può dispiacere che i media, sull'impunità dei parlamentari e la proposta di comminare tre anni di prigione ai giornalisti rei di diffamazione, non abbiano ascoltato l'opinione del Movimento "sentendo" i loro portavoce di professione; ma tutto questo che centra con la libertà d'espressione?

Berlusconi ad "Excalibur" è stato libero di fare il proprio comizio senza che il giornalista Socci abbia osato intervenire - contesta l'opposizione indignata. Bene, si proponga di mettere in galera per tre anni Antonio Socci per adulazione nei confronti dei potenti. Quanti sarebbero i giornalisti - di sinistra e di destra - a rimanere fuori dalle patrie galere se, più che la diffamazione, fosse invece l'adulazione ad essere il reato prescritto dai giudici? Tanto varrebbe proporre un variety modello "Ciao Darwin" in cui si confronterebbero - sotto la sapiente ed esperta conduzione di Silvio Berlusconi, l'innocente - la categoria delle/dei giornaliste/i "vergini" con la categoria dei/delle giornalisti/e "esperti". Chissà chi vincerebbe...

Benjamin Atman

 

 


Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it