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Da "Umanità Nova" n. 19 del 25 maggio 2003

Inform@zione



L'Aquila torna il Pirata
Dopo quasi quattro mesi di assenza è tornato a circolare nel capoluogo abruzzese "Il Pirata", foglio anarchico di controcultura e controinformazione locale.
Sabato 10 maggio 2003, per iniziativa del Centro Studi Libartari AQ, si è tenuto il pubblico incontro sul tema "La presenza anarchica nell'aquilano". Il gruppo del CSL AQ vuole ringraziare su queste pagine il compagno Silvio Cicolani, "oratore" della giornata.
Centro Studi Libertari AQ

Venezia: un bidone mangiasoldi
Scena davvero di regime quella offerta dal governo mercoledì 14 maggio a Venezia presso l'istituto Morosini della Marina Militare in occasione dell'inizio dei lavori di costruzione del Mose. La giornata storica, come è stata definita dal ministro Lunardi, ha visto il suo culmine nel momento in cui il "presidente-operaio" ha inserito una pergamena in un enorme masso squadrato, e ha preso in mano la cazzuola che gli porgeva un autentico operaio del Consorzio Venezia Nuova e, attingendo la malta già pronta dentro un secchio che gli porgeva il governatore del Veneto Galan, ha sigillato il foro.
Il messaggio scritto nella pergamena ha lasciato sbigottiti molti: "Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi inaugura i lavori del sistema Mose. A futura memoria della città e del mondo".
È seguita, come da copione del Ventennio, la benedizione del Patriarca al blocco granitico, poi calato in mare alla bocca di porto.
Sarebbe la prima pietra del sistema Mose, la "grande opera" ossessione del centro-destra, destinata alla "salvezza" di Venezia consistente in tre schieramenti lunghi qualche decina di centinaia di metri di giganteschi bidoni galleggianti che in caso di maree eccezionali dovrebbero consentire di separare per qualche mezza giornata all'anno la laguna dall'Adriatico (quello che Mussolini, non si sa perché, definì il più fascista), tenendo all'asciutto le calli di Venezia.
Da più parti il progetto è stato ritenuto, senza giri di parole, solo un bidone mangiasoldi (si parlava di 5 mila miliardi di vecchie lire, senza contare i costi di gestione e manutenzione) e ha visto l'opposizione dei Comuni interessati di Venezia e Chioggia, anche se il sindaco veneziano Costa, col suo vestito delle grandi occasioni, ha partecipato pienamente all'epocale cerimonia.
Un progetto, secondo alcuni, destinato a non entrare mai in funzione.
Contro le annunciate contestazioni via mare e via terra sono stati mobilitati circa 200 tra Carabinieri, Polizia, Digos, Capitaneria di Porto, Guardia di finanza, Polizia municipale, motovedette, gommoni, elicotteri e cani poliziotto.
Un vaporetto noleggiato da Verdi, PRC, Comunisti italiani, Ds, etc. ha potuto fare solo avanti e indietro nelle acque antistanti, mentre un barchino dei Disobbedienti è stato tenuto lontano con gli idranti e, poiché il suo motore è andato in panne, ha dovuto essere ingloriosamente trainato da una barca dei Ds.
Corrispondenza da Venezia

Milano: sciopero alla Vodafone Omnitel
Mentre, nell'autunno del 2002 era in corso una trattativa sindacale alla Omnitel per il rinnovo della piattaforma aziendale, da parte della Direzione viene all'improvviso comunicato il passaggio dell'Azienda dal contratto metalmeccanici a quello delle telecomunicazioni.
Il Contratto di Settore delle Telecomunicazioni è il risultato di una precisa strategia concordata tra le Confederazioni Sindacali (CGIL-CISL-UIL) e la Confindustria. L'obbiettivo era quello di unificare, con la riduzione del costo del lavoro, le varie aziende nate in questi anni, con scopi concorrenziali, nell'ambito delle telecomunicazioni sia "fisse" che "mobili".
Ciascuna azienda si era collocata nel contratto di categoria più conveniente (chi nei metalmeccanici, come l'Omnitel, chi nel commercio, ecc.).
Per rendere conveniente, poiché la scelta viene lasciata alla volontarietà aziendale, l'adesione ad un contratto unico, è stato costituito il Settore delle Telecomunicazioni, partendo dal contratto della Telecom, modificandolo notevolmente in modo peggiorativo, tanto ché i lavoratori dell'azienda stessa lo avevano respinto. Tra questi punti spiccano la riduzione dei minimi salariali in media del 20%, viene differenziato il trattamento tra lavoratori in forza e nuovi assunti per quanto riguarda ferie e salario, la disponibilità per l'azienda di assunzioni precarie fino ad un massimo del 30% diviso equamente tra contratti a termine e a prestazione temporanea, con la possibilità con l'accordo delle parti di aumentare del 5%, si dà facoltà all'azienda di modificare il regime d'orario sia giornaliero che settimanale.
Quindi, la comunicazione data ai lavoratori di Vodafone Omnitel è stata una brutta sorpresa, perché da una parte vengono messe in discussione le precedenti conquiste acquisite nell'ambito della contrattazione Olivetti-Omnitel e dall'altro vedono cadersi in testa le tegole previste dal contratto delle Telecomunicazioni.
I lavoratori Omnitel, che già subiscono le condizioni del largo impiego che l'azienda fa dei contratti precari, di fronte al fatto di aumentare invece di diminuire tale prospettiva, assieme ad una maggior flessibilità, hanno iniziato un percorso di lotta.
Per questo venerdì 9 maggio è stata proclamata una giornata di sciopero. Fin dalle prime ore del mattino si è schierato davanti ai cancelli della azienda milanese un picchetto composto da una trentina di lavoratori, in maggioranza giovani, più alcuni precari\lavoratori venuti per dare una mano. I pochi lavoratori che hanno voluto entrare lo hanno fatto a testa bassa, perché dovevano passare sotto "l'arco del crumiro" che coreograficamente è stato disposto all'entrata, con una altezza di poco più di un metro.
Alle 11 si è formato un corteo composto da circa una settantina di lavoratori che si è diretto verso la sede centrale dell'azienda. La via trafficata del Lorenteggio è rimasta bloccata per circa una mezz'ora. Giunti sotto la sede amministrativa i lavoratori molto rumorosamente hanno fatto sentire la loro presenza con fischi e slogan, chiedendo a gran voce un incontro con l'amministratore delegato Colao, che vanta la disponibilità al dialogo.
Dopo un'ora di rumorosa protesta sono scesi due dirigenti che volevano concedere un incontro ristretto con alcuni delegati sindacali. Alla fine si sono rassegnati ad un incontro con tutti i lavoratori presenti che direttamente hanno manifestato tutta la loro contrarietà a questa manovra di maggior precarizzazione. I dirigenti si sono lamentati che con le forme di lotta e di comunicazione attuate si sta colpendo "l'immagine aziendale". Ciò sta a confermare che è stato centrato l'obbiettivo. Sui risultati dello sciopero si parla di una assenza del 65-70%.
Un buon risultato l'ha dato anche l'invito del "Comitato di lotta" che chiedeva solidarietà agli altri lavoratori a tempestare di telefonate il 190 durante la giornata di sciopero, ottenendo lo scopo di mandare in tilt il "servizio".
Enrico

Piombino
Sabato 17 maggio si è tenuta l'iniziativa organizzata dalla Federazione Anarchica Elbano-Maremmana per commemorare il compagno Franco Serantini.
Nel corso dell'iniziativa è stato proiettato il film "S'era tutti sovversivi" di Giacomo Verde e al termine del film si è svolto un dibattito introdotto dal compagno Tiziano Antonelli. L'iniziativa ha ricordato la figura di militante anarchico di Franco e il suo barbaro assassinio ad opera delle istituzioni statali; ha inquadrato l'opposizione di massa al fascismo che si sviluppò durante la campagna elettorale del 1972 come parte integrante dell'opposizione popolare alla manovra reazionaria che intendeva stroncare i movimenti di lotta nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri.
La morte di Franco Serantini non è stata inutile, perché proprio la pratica dell'antifascismo militante, dell'autodifesa di massa e della controinformazione ha permesso un nuovo slancio offensivo del processo di trasformazione sociale in quegli anni.
La stesa Democrazia Cristiana che in Cile preparava il colpo di Stato contro il governo Allende veniva sconfitta nelle piazze in Italia e, nella primavera del 1973 subiva la spallata decisiva: tre giorni di occupazione alla Fiat portavano alla caduta del governo Andreotti, sostenuto dai voti dei fascisti. Vale la pena di ricordare che in quegli anni massimo esponente dell'Internazionale democristiana era Mariano Rumor, della stessa corrente di Andreotti, molto vicino al cileno Frei che si appoggiava all'esercito per stroncare nel sangue l'esperienza del governo delle sinistre.
All'inziativa hanno partecipato alcune decine di persone, che hanno attivamente partecipato al dibattito.
l'incaricato

Trapani presidio al CPT
Sabato 17 maggio un centinaio di persone hanno portato la loro solidarietà agli immigrati reclusi nel Centro di Permanenza Temporanea "Serraino Vulpitta" di Trapani.
Dopo un breve corteo, i manifestanti si sono fermati per più di un'ora davanti al Centro gridando messaggi di sostegno e supporto ai reclusi in arabo, francese e in italiano.
Nel frattempo, una delegazione di cinque persone è entrata all'interno della struttura constatando le cattive condizioni in cui versano gli immigrati: lenzuola sporche mai cambiate, erogazione dell'acqua a singhiozzo, continue violenze e intimidazioni da parte degli agenti di Polizia, abusi di tipo giuridico (lì dentro ci sono anche richiedenti asilo), scarsa assistenza sanitaria.
Alla manifestazione, indetta dal Coordinamento per la Pace di Trapani, hanno partecipato compagne e compagni provenienti dalla provincia, da Palermo e Catania.
Il controllo e la vigilanza su quanto avviene all'interno dei CPT in tutta Italia, è il primo imprescindibile passo per un'incisiva azione di sostegno agli immigrati in vista di una definitiva chiusura di queste vergognose strutture carcerarie.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

Torino avvisi di garanzia agli antirazzisti
9 antirazzisti torinesi, tra cui due compagni della Federazione Anarchica Torinese, sono stati raggiunti da un avviso di garanzia per interruzione di pubblico ufficio. I fatti contestati risalgono al novembre del 2000 quando un gruppo di compagni del tavolo antirazzista lanciò volantini ed espose uno striscione con scritto "aprire le frontiere, chiudere i centri di detenzione" nella sala consiliare del Municipio di Torino durante l'intervento del fascista padano Borghezio. (Cfr. UN 38 del 2000). La riunione del Consiglio comunale venne brevemente interrotta perché i compagni vennero aggrediti dai vigili urbani e buttati fuori dalla Digos. A due anni di distanza arriva l'avviso di garanzia firmato da Maurizio Laudi, un pubblico ministero divenuto "famoso" per l'inchiesta sui cosiddetti Lupi Grigi che portò all'incriminazione di tre squatter e al suicidio in carcere di Sole e Baleno.
L'interruzione di pubblico ufficio è un reato che a Torino è già stato usato per reprimere il dissenso: alcuni anni orsono alcuni squatter furono condannati per aver interrotto una seduta del consiglio provinciale a 7 mesi di carcere (poi ridotti a 5).
Eufelia

 

 

 


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