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Da "Umanità Nova"
n. 20 del 1 giugno 2003
Sceriffi a Milano
Dalla giustizia nei tribunali a quella nelle strade
La Giustizia - si sa - non è mai stata "uguale per tutti". Né
potrebbe altresì esserlo. In verità - pensandoci con più
attenzione - il principio di uguaglianza applicato all'amministrazione
della giustizia è semplicemente un atto di fede (un "credo quia
absurdum"), poiché l'accusato e l'accusatore, non potranno mai
collocarsi sullo stesso piano; tant'è che a misurare la non-uguaglianza
della Giustizia è il concetto di Ingiustizia, ovvero il fatto che
alcuni - siano questi accusati, oppure accusatori - siano, orwellianamente
parlando, più uguali degli altri.
Milano, da più di un decennio, è sede di un aspro confronto
fra il potere politico e il potere giudiziario. Dei suoi effetti sul piano
istituzionale ben conosciamo gli esiti, in quanto che sostanziano la reale
differenza fra una "sinistra" e una "destra" costituzionale, politicamente
e pragmaticamente svaporatasi all'indomani della caduta del Muro di Berlino,
o - se vogliamo - da quando le "ideologie" non rappresentano più
la visione di una progettualità politica. Ne rimane, quindi, l'esito
di un confronto/scontro fra "sinistra" e "destra" appiattito sulla questione
giustizia attraverso un oscillazione altalenante a favore o meno del potere
della Magistratura.
Se ora spostiamo il nostro punto di osservazione di come in Italia viene
amministrata la Giustizia da un piano politico su di un piano concreto,
sostanziale e drammaticamente quotidiano, gli esiti - a proposito del
grado di Ingiustizia - non cambiano, ma si rafforzano sempre più,
poiché ne traducono, velocizzandolo, il significato di "giustizia
ad personam". In breve: se nelle aule dei tribunali la giustizia viene
amministrata su misura, come su misura un sarto confeziona un abito, non
si comprende perché non si dovrebbe amministrare su misura la giustizia
per le strade
La sparatoria avvenuta la scorsa settimana a seguito dell'ennesimo tentativo
di rapina in un tabaccheria di Milano, ne è una prova. Se sia stata
legittima difesa o meno il movente che ha indotto il proprietario della
rivendita di tabacchi a sparare contro uno dei due rapinatori colpendolo
a morte, saranno le perizie tecnico-balistiche e - più ancora -
le schermaglie procedurali a stabilirlo. Di sicuro non è stata
la paura, bensì la voglia di farsi giustizia da sé la molla
che ha spinto il tabaccaio ad in seguire per strada - arma in pugno -
il bandito; prova ne è la solidarietà ricevuta dai colleghi
e da forze politiche - in primis la Lega Lombarda - non per aver ucciso,
ma per aver amministrato la giustizia "ad personam".
Il punto è questo: tanto la "destra" comprende e avvalora la
giustizia "ad personam" nelle strade, quanto la "sinistra" la comprende
e l'avvalora nelle aule dei tribunali. Si potrà altresì
discettare sul grado di barbarie dell'una e dell'altra ipotesi; ciò
che però non può essere taciuto è che entrambe non
potranno mai essere amministrate "in nome del popolo". Ma, si sa, per
il ceto politico - di cui la casta dei magistrati è degnamente
rappresentata in Parlamento - la soddisfazione dei bassi istinti del popolo
è di vitale importanza, è c'è da temere che una "giustizia
ad personam" nelle aule dei tribunali, così come nelle strade delle
città soddisfi l'atavico bisogno di panem et circenses con
il quale - da sempre - è nutrito la plebe.
La Giustizia, in fin dei conti, è una cosa allegra. Basta tener
in mano, al momento giusto, una pistola o un martelletto. E far partire
- dritto, dritto - il "colpo".
Benjamin Atman
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